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Cronaca

"Non donna, ma donne". 8 marzo di rivendicazioni: le voci oltre la violenza di genere

Intersezionalità, autorappresentazione, contrasto alle disparità di genere: testimonianze di donne che vogliono superare il binarismo di genere

C’è un tavolo sul palco del DamsLab. Da un lato al tavolo sono sedute sette donne, dall’altra ci sono decine di spettatori. Le donne sedute attorno al tavolo sono Porpora Marcasciano, Nicole De Leo, Rita Monticelli, Roberta Parigiani, Francesca Penzo, Donatella Allegro e Martina Gori. Ognuna di loro ha una storia diversa, un ruolo diverso, un lavoro diverso, un’identità diversa. Le cose che le accomunano sono tante, anche se alcune di loro si conoscono per la prima volta proprio attorno a quel tavolo. A modo loro, e con le loro traiettorie di vita, tutte sono femminise e tutte si impegnano nella lotta alle discriminazioni. Tutte loro sono attiviste e tutte loro si danno da fare per contrastare la violenza e le disparità tra diverse identità di genere.

L’occasione per il ritrovo è quella dell’incontro organizzato dall’Università di Bologna al DamsLab “Una favolosa bellezza. Vita e arte nell’esperienza transgender”, un appuntamento per discutere delle rappresentazioni trans nell’arte e di come queste abbiano influito nella lotta per la parità di genere e in quelle per il contrasto alle discriminazioni.

Oltre il binarismo di genere

Alla tavola rotonda, le relatrici sono chiamate a portare la propria esperienza nel mondo dell’arte e negli studi di genere come attiviste per i diritti sociali e civili. L’incontro fa da preludio ad una serie di ulteriori iniziative che l’Alma Mater ha in programma, al cui centro c’è ovviamente la festa dell’8 marzo: “Giornata internazionale delle donne, non della donna. L’8 marzo non è solo una giornata di celebrazione: la sua genealogia è strettamente legata alla genesi e allo sviluppo del movimento femminista. Questa è una tavola rotonda che testimonia la complessità del tema: la violenza è un dei meccanismi attraverso cui opera il potere, marginalizzando le persone a partire dalla propria identità.

La violenza di genere impone di identificarsi in un solo genere, ma le voci di oggi ci raccontano come sia possibile anche una forma di resistenza. Ogni pratica artistica può trovare forme per opporre la propria voce alla violenza” dice Cristina De Maria, delegata per l'equità, l'inclusione e la diversità dell’Alma Mater. La specifica “donne, e non donna” è d’obbligo: allo stesso tavolo ci sono infatti persone per cui l’identità di genere è argomento di discussione quotidiana. “Io sicuramente non mi sento uomo, ma forse non mi sento neanche donna. Rigetto questo binarismo figlio di un costrutto culturale e rivendico la mia identità trans. Questo filo teso tra la “F” di femmina e la “M” di maschio ha tante sfumature al suo interno: ogni persona ha il diritto di esprimersi come meglio si sente, con il suo talento e la sua specialità”. Le parole sono di Porpora Marcasciano, consigliera del Comune di Bologna e storica attivista di fama mondiale per i diritti delle persone trans. È lei la prima a raccogliere l’appello di Rita Monticelli, consigliera comunale con delega ai diritti e docente dell’Unibo sugli studi di genere: “Le discriminazioni esistono fortemente tuttora – dice Monticelli – e bisogna denunciare queste discriminazioni. Di contro, arte e bellezza possono svolgere un ruolo fondamentale per i diritti civili e sociali. La bellezza è un impegno estetico ed etico: la cultura è importantissima nella lotta alle discriminazioni e anzi per valorizzare le differenze come fonte di ricchezza”.

“Ci sarebbe molto da dire sulla bellezza – dice nel suo intervento Porpora Marcasciano –. È un tema che ho fatto mio tra i banchi del consiglio comunale agli incontri come questo. Gli orrori della guerra e della devastazione del pianeta non possono che essere declinati come brutture. Per questo la bellezza risulta fondamentale. Ci hanno volute brutte e tristi, ma mostrare la nostra bellezza di essere sé stesse e sé stessi è un qualcosa di rivoluzionario e che trasforma la realtà”.

Al tavolo, come detto, è seduta anche Nicole De Leo, attivista trans e attrice di fama internazionale. Sarà lei una delle protagoniste del nuovo film di Roberta Torre “Mi fanno male i capelli”: con De Leo, nella pellicola ci saranno anche Alba Rohrwacher e Filippo Timi. Proprio De Leo interpreterà la madre di Timi: “Io interpreterò un archetipo. Perché io tra tante donne? Roberta Torre, la regista, mi ha semplicemente risposto: “perché sei brava”. La domanda me la sono fatta, ma il punto è che io in passato ero un attore. La mia natura è sempre stata questa”. Nicole De Leo sottolinea la sua natura performativa, da attrice, da sempre accompagnata alla barriera della sua identità di donna trans: “Facevo i provini per ruoli in cui cercavano donne trans e mi dicevano ‘ah, ma sai pure recitare?’. Questo è il clima che mi ha accompagnata durante tutta la mia carriera”.

Tra le donne sedute attorno a quel tavolo c’è anche Roberta Parigiani, avvocata e portavoce politica del MIT (Movimento Identità Trans). Anche lei è una donna trans e anche lei ha messo le sue esperienze e le sue conoscenze al servizio della lotta alla violenza, alla disparità e alle differenze di genere: “Essere avvocata di fornisce uno strumento per incanalare le esigenze che avevo io, le esigenze delle persone trans, e incanalarle in un percorso giuridico necessario affinché il sistema ascolti. Ho messo a frutto gli studi che sono riuscita a compiere per metterlo a disposizione di quelle persone che ne hanno bisogno e che magari non hanno potuto fornirsi di determinati strumenti. Questo significa essere parte di una comunità”.

A raccontare le proprie esperienze e la propria visione dell’attivismo ci sono Martina Gori, giovane studentessa del master Gemma diretto dalla professoressa Monticelli, c’è Francesca Penzo, presidente dell’associazione Micce con la quale cura progetti contro l’abilismo e le disparità di genere, e c’è la regista e attrice Donatella Allegro, che nei prossimi giorni porterà in scena una rappresentazione teatrale sulle molestie subite dalle donne nel mondo dello spettacolo. Tutte esperienze, identità diverse e idee diverse, ma che fanno capo ad un unico assunto: eliminare le differenze, le ingiustizie e le violenze di genere. 

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