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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

8 marzo, donne in Polizia: 'Qualcuno le avrebbe volute segretarie'

Il Sap-Sindacato Autonomo di Polizia rende omaggio alle "Donne in giacca blu"

Donne in Polizia, ovvero "Donne in giacca blu. Ha quasi quarant'anni, ormai, la presenza delle donne nella Polizia di Stato. "Una vera e propria rivoluzione culturale per un Corpo ex-militare. E il bilancio di questa presenza non può che essere positivo" scrive il Sap-Sindacato Autonomo di Polizia in una nota dell'8 marzo, giornata della donna, a firma del segretario provinciale Tonino Guglielmi.

Questa mattina, il Sap ha ricordato Emanuela Loi, morta nel 1992 nell'attentato al giudice Paolo Borsellino in via D'Amelio a Palermo, la prima agente donna a restare uccisa in servizio, insieme ai colleghi Walter Eddie Cosina, Agostino Catalano, Claudio Traina e Vincenzo Li Muli, sono stati estratti premi da destinare alle donne poliziotto, è stata aperta la pagina Facebook "Donne in Giacca Blu", dove tutte le donne potranno postare contenuti, oltre a scrivere una lettera al Questore sulla situazione bolognese, mentre in ambito nazionale, sul sito del sindacato è stata inaugurata una sezione dedicata alle donne. 

Donne che "hanno mostrato quotidianamente di che pasta sono fatte, facendo sfoggio di impegno, dedizione, passione, abilità e sacrificio. Alcune hanno perfino portato all'estremo questo sacrificio, al punto di pagare col proprio sangue, se non con la propria vita, questa loro appartenenza. In questi lunghi anni hanno dovuto e voluto lottare (non bisogna aver paura di dirlo) anche dentro la Polizia, perché il loro essere donna fosse riconosciuto come una risorsa, tutelato e valorizzato". Anche in questo settore dunque "hanno dovuto e voluto lottare per essere trattate e considerate al pari dei colleghi uomini, perché ciò che conta non è il genere ma la capacità frutto di quell'impegno, quella dedizione e quel sacrificio che appartiene, e di questo ne siamo orgogliosi, a tutti i poliziotti".

Sono tante le donne hanno fatto carriera, nella Polizia di Stato, e sono ai vertici "perché" sottolinea il Sap "hanno dimostrato di meritarlo. Tante donne, per seguire la vocazione al nostro lavoro, hanno sacrificato il loro essere mogli, compagne, madri, figlie ... lasciando le famiglie e gli affetti anche a centinaia di chilometri di distanza e addirittura crescendo i figli a distanza perché non c'è mai stata la possibilità (o la volontà?) di permettere loro di ricongiungersi ai propri cari. Hanno fatto, e lo stanno ancora facendo, mostrando a tutti il loro senso del dovere e nobilitando ulteriormente l'intera Polizia di Stato".

Ma, sempre secondo il sindacato "negli ultimi anni, purtroppo, a Bologna, in una città aperta dove tutti, cittadini e istituzioni, riconoscono il valore delle persone al di là delle differenze personali (genere, cultura, ... qualsiasi esse siano) e dove tutti riconoscono il valore delle donne in divisa, nella Polizia di Stato qualcosa sembrava essersi inceppato".

"Qualcuno le avrebbe volute segretarie, non poliziotte"

Il Sap ritiene che "Quella rivoluzione culturale sembrava essere sospesa, incompleta. Alle donne sembrava essere preclusa la possibilità di accedere agli uffici investigativi con compiti operativi (qualcuno le avrebbe volute come segretarie, ma non come poliziotte). In alcuni casi, sembrava essere stata attuata una vera e propria epurazione di personale femminile che era forse stato 'convinto' a chiedere il trasferimento in altri uffici. Anche in un ufficio operativo come le Volanti, peraltro negli ultimi anni diretto da una donna, alle donne non veniva quasi mai permesso di uscire in volante, sia come autista che come capopattuglia, con enorme disparità di trattamento rispetto ai colleghi uomini. Se volevano stare all'Ufficio Volanti, si dovevano accontentare di stare in ufficio, alle denunce. Solo saltuariamente, per 'gentile concessione' - si legge nella nota - veniva loro permesso di stare in sala operativa e rispondere al 113. Finalmente con questo nuovo Questore sembra che qualcosa stia cambiando - riconosce il Sap - è molto più sensibile e non ha timore di ascoltare le voci preoccupate di chi ha a cuore il benessere di tutte le donne e gli uomini in divisa. Una risposta sembra forse arrivare per le donne poliziotto che, fino ad oggi, rassegnate hanno tollerato queste discriminazioni per quieto vivere".

Pagina Facebook "Donne in Giacca Blu"

Il sindacato però si dice ottimista: "Pensiamo che, anche se non facile, sarà possibile, finalmente, completare la rivoluzione culturale che la presenza delle donne in Polizia ha generato! Per questo è nata la pagina Facebook, aperta oggi 8 marzo, Donne in Giacca Blu, che vuole essere un luogo dove da cui ripartire nella ricostruzione del ruolo della donna in Polizia, per restituire dignità e valore al loro lavoro e per mostrare, e ricordare, quanto le donne hanno fatto e stanno facendo. Un luogo in cui le stesse donne poliziotto, protagoniste, possono riconoscersi, ritrovarsi e sostenersi l'un l'altra certe di non essere sole, perché la maggioranza dei colleghi uomini, delle istituzioni e dell'intera società civile sono e saranno sempre al loro fianco" conclude il Sap. 

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