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Cronaca

Green Pass falsi in poche mosse. Ecco come funziona il meccanismo, semplice quanto rodato

Una maxi operazione ha portato alla luce il giro. In queste ore perquisizioni a tappeto. Dalla Sicilia fino a Bologna

Ci si iscriveva ad alcuni canali sull’app Telegram, si inviavano i propri documenti e si pagavano circa 300 euro in criptovalute.Tanto sarebbe bastato per ottenere un green pass fasullo. E’ quanto emerso a seguito di  una maxi operazione , che vede in corso in queste ore decine di perquisizioni in tutta Italia disposte dalla Procura di Termini Imerese. Perquisizioni a tappeto, che partono dalla Sicilia ed arrivano anche fino a Bologna.

Sono al momento 25 le persone indagate per il possesso della falsa certificazione - come ricostruisce PalermoToday- alcune delle quali sorprese sul posto di lavoro grazie al "certificato verde" acquistato sul web.  Fra gli indagati ci sono anche alcuni minori e i rispettivi genitori che gli avrebbero procurato il documento.

Le indagini sono ancora in corso e ulteriori dettagli potrebbero emergere dall’analisi della memoria interna di una trentina di dispositivi tra smartphone, tablet e pc. Al vaglio pure alcuni conti correnti italiani utilizzati per i pagamenti necessari per ottenere la certificazione verde.

Green pass falsi, ecco come si ottenevano

I venditori, come ricostruiscono gli inquirenti, avrebbero assicurato agli acquirenti il rilascio di un green pass rafforzato personalizzato, chiedendo copia della tessera sanitaria e prevedendo anche "sconti famiglia" per coloro che acquistavano più certificati.

Il meccanismo era semplice quanto rodato: bastava iscriversi ad alcuni canali sull’app Telegram, inviare i propri documenti e pagare 300 euro in criptovalute per ottenere un green pass fasullo. E’ in corso una maxi operazione con una ventina di perquisizioni in tutta Italia disposte dalla Procura di Termini Imerese. Venticinque le persone indagate per il possesso della falsa certificazione, alcune delle quali sorprese sul posto di lavoro grazie al "certificato verde" acquistato sul web. Tra questi due gestori di un panificio, un ristoratore, un dipendente comunale e anche un appartenente alle forze dell’ordine. Fra gli indagati però ci sono anche alcuni minori e i rispettivi genitori che gli avrebbero procurato il documento. 

(IMMAGINE DI REPERTORIO)

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