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Cronaca

Patrick Zaki esausto: "Vorrei essere coi miei amici a Bologna, e invece sono qui"

Lo studente Unibo visibilmente provato durante il colloquio con i genitori. La mamma: "Queste parole ci hanno lasciato in lacrime, dato che siamo incapaci di aiutare nostro figlio in questa situazione straziante"

"Sabato scorso abbiamo visto il nostro Patrick e ci è apparso esausto. Non sembra più se stesso e vederlo in quelle condizioni ci ha spezzato il cuore". Queste le parole della mamma e del papà di Patrick Zaki, lo studente egiziano in carcere da dieci mesi per un post pubblicato sui social network in cui avrebbe invocato la rivolta e la destabilizzazione dello Stato. Il messaggio è stato trasmesso al gruppo su Facebook 'Patrick loibero', come ha confermato all'agenzia Dire la famiglia Zaki.

Il testo continua citando le parole usate dall'attivista durante il colloquio con la mamma di sabato, presso il carcere di Tora, al Cairo: "Sono fisicamente e mentalmente esausto, non ne posso più di stare qui e mi deprimo ad ogni tappa importante dell'anno accademico. Vorrei essere coi miei amici a Bologna, e invece sono qui". I genitori, spiegando di non aver mai visto il figlio in questo stato d'animo "in nessun'altra visita", e hanno aggiunto: "Queste parole ci hanno lasciato in lacrime, dato che siamo incapaci di aiutare nostro figlio in questa situazione straziante. Inoltre, ci ha sconvolto sapere che è diventato talmente depresso da dirci che raramente esce dalla sua cella durante il giorno".

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Secondo i familiari, Patrick Zaki gli ha confidato: "Non riesco a capire perchè mi tengano qui dentro e non voglio affrontare questa realta': posso andare a camminare su e giu' solo per pochi metri, per poi essere rinchiuso di nuovo in una cella ancora piu' piccola". "Nostro figlio e' innocente" hanno aggiunto i genitori di Patrick.

La mamma e il papà dello studente, che prima dell'arresto frequentava un master all'Università di Bologna hanno aggiunto: "Patrick è un brillante ricercatore, dovrebbe essere valorizzato, non rinchiuso in una cella. Dieci mesi fa, Patrick stava lavorando al suo master e pensava di terminarlo per poi proseguire con il dottorato di ricerca. Ora come ora, il suo futuro è completamente incerto. Non sappiamo quando sarà in grado di continuare gli studi, di lavorare e persino di tornare alla sua vita sociale, un tempo ricca". Quindi l'appello: "Chiediamo a ogni persona responsabile e a chi prende le decisioni di rilasciare immediatamente Patrick. Restituiteci nostro figlio, ridateci le nostre vite". ( Dire) 
 

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