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Acqua, proroga ai privati. Presidio in Regione: "Ritirare il provvedimento, Bene comune" | VIDEO

L'assemblea legislativa ha prorogato l'affidamento del servizio idrico di quasi tutta la regione fino al 2027

Un emendamento alla legge 'Misure urgenti a sostegno del sistema economico'. È quello approvato qualche settimana fa dall'assemblea legislativa che ha portato alla proroga degli affidamenti del servizio idrico di quasi tutta la regione fino al 2027 e che non piace affatto ai referendari di Acqua bene comune e agli ambientalisti.

Per loro, di fatto, la proroga ai privati rappresenta un regalo per le due grandi multiservizi Iren ed Hera a discapito di una discussione sulla ripubblicizzazione, praticamente annullata insieme all'esito del referendum sull'acqua del 2011.

Queste le ragioni del presidio che si è tenuto oggi davanti alla sede del parlamento regionale al quale hanno aderito anche diverse sigle e movimenti tra cui Cobas, Potere al Popolo, Sinistra Unita, Tpo. Presenti anche i due consiglieri comunali di Coalizione Civica Simona Larghetti e Detjon Begaj. La richiesta è dunque quella di ritirare il provvedimento e di rimettere al centro la ripubblicizzazione del servizio idrico. 

"Nei giorni scorsi – spiega la Rete Emergenza Climatica e Ambientale – l’Assemblea regionale dell’Emilia-Romagna ha approvato la proroga degli affidamenti del servizio idrico nei territori regionali, con l’eccezione di Reggio Emilia e Rimini, dove sono in corso procedure di gara, fino alla fine del 2027. Questa scelta è stata motivata con due ragioni: la prima è che occorre dare continuità alle gestioni in essere per effettuare gli investimenti che derivano dal PNRR. La seconda è che, se non si fosse proceduto così, si sarebbe dovuto mettere a gara gli affidamenti che vanno in scadenza nei prossimi anni, con il risultato che, anziché un prolungamento di sei anni, ci si sarebbe ritrovati con gli stessi gestori per altri 30 anni". 

"Entrambi questi ragionamenti non stanno in piedi: per realizzare gli investimenti che arrivano dal PNRR – proseguono – non esiste la necessità di avere lo stesso gestore, perché eventuali soggetti subentranti devono portare avanti gli investimenti programmati. Per quanto riguarda, poi, il ricorso alla gara, dovrebbe essere chiaro a tutti che non esiste l’obbligo di andare su questa strada, né tanto meno quella di farla al momento della scadenza delle concessioni. Al posto della gara, se si vuole, si può ripubblicizzare il servizio, mentre i tempi della gara sono diventati incredibilmente lunghi: basta pensare che quelle che vanno verso la conclusione a Reggio Emilia e Rimini arrivano dopo 10 anni che lì è scaduta la concessione. In realtà, la scelta compiuta costituisce semplicemente un grande regalo alle due grandi multiutilities che hanno la gran parte degli affidamenti del servizio idrico in Regione, Iren e Hera".

"In particolare, per quest’ultima, le concessioni andavano alla scadenza in tempi brevi: a Bologna alla fine di quest’anno, nei territori di Ravenna e Forlì-Cesena alla fine del 2023 e in  quelli di Ferrara e Modena alla fine del 2024. Così facendo, invece, si preclude la possibilità della ripubblicizzazione del servizio idrico che sarebbe stata possibile a quelle date e si continua così a disconoscere l’esito dei referendum sull’acqua del 2011. Per parte nostra, il presidio del 3 novembre è solo una tappa della nostra mobilitazione, che andrà avanti, anche verificando la legittimità giuridica della scelta, avvenuta, oltre che senza nessun confronto con i soggetti sociali che  si occupano di questi temi, saltando il ruolo di Atersir, l’Agenzia regionale per il  servizio idrico e i rifiuti, cui spetta solitamente la decisioni sugli affidamenti".

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