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Cronaca

Manifesti pro vita nei cartelloni pubblicitari comunali: è scontro Clancy-Fdi

La vicesindaca vuole farli rimuovere, il capogruppo di opposizione Cavedagna invoca la libertà di espressione

Si apre la polemica attorno ad alcuni manifesti, affissi a pagamento negli spazi comunali dei cartelloni stradali. Dopo l'avvio della campagna qualche giorno fa da parte della nota organizzazione Provita e famiglia è la vicensindaca in persona Emily Clancy a intestarsi la battaglia per farli rimuovere. 

Secondo l'amministrazione comunale sotto le Due torri sono "lesivi della dignità, delle libertà politiche e della libera espressione di genere", oltre a proporre "stereotipi inaccettabili" e a diffondere "idee discriminatorie".

A sostenerlo è la stessa Clancy, ricordando che si tratta di manifesti "rivolti contro una fantomatica teoria 'gender'. Come altri apparsi negli scorsi mesi in tema di aborto, non sono rappresentativi del sentire dell'amministrazione e appaiono su bacheche comunali poiché seguono un iter autorizzativo che non prevede un controllo preventivo", ci tiene a precisa Clancy.

Secondo il Comune di Bologna, però, sono appunto "lesivi della dignità, delle libertà politiche e della libera espressione di genere, propongono stereotipi inaccettabili e diffondono idee discriminatorie". Per questo, spiega la vicesindaca, Palazzo D'Accursio ha chiesto "un parere legale per procedere all'eventuale rimozione, in caso di interpretazione positiva". 

Clancy fa riferimento in particolare alla legge 156 del 2021, di conversione del cosiddetto decreto Infrastrutture. L'articolo uno, comma quattro bis recita: "È vietata sulle strade e sui veicoli qualsiasi forma di pubblicità il cui contenuto proponga messaggi sessisti o violenti o stereotipi di genere offensivi o messaggi lesivi del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso o dell'appartenenza etnica oppure discriminatori con riferimento all'orientamento sessuale, all'identità di genere o alle abilità fisiche e psichiche".

Alla luce di questo testo di legge, sostiene Clancy, "pur se manchevole di decreti attuativi, riteniamo che il divieto indicato dalla normativa vigente sia una norma proibitiva, che introduce un divieto legale riferito a una attività che viene ritenuta illecita, più precisamente un illecito amministrativo sanzionato ai sensi del successivo comma 11 con una somma da 430 a 1.731 euro".

Allo stesso tempo, prosegue la vicesindaca di Bologna, "ci stiamo ponendo il tema di come inserire correttivi agli attuali regolamenti comunali in materia di pubbliche affissioni, affinché non si debbano ripetere episodi di questo tipo. I nostri regolamenti prevedono già l'adesione al Codice di autodisciplina pubblicitaria messo a punto dall'Istituto dell'autodisciplina pubblicitaria-Iap, al quale abbiamo già provveduto a segnalare le affissioni", spiega Clancy.

Fdi in difesa dei provita: "Si lede la libertà di espressione"

Per contro i consiglieri comunali di Fratelli d'Italia bollano l'iniziativa di Clancy come un "grave attacco alla libertà di espressione". Per Stefano Cavedagna e Manuela Zuntini si tratta dunque di un "gravissimo tentativo di far rimuovere dei manifesti i cui spazi sono stati regolarmente concessi e che sono stati regolarmente pagati dall'Associazione Pro Vita. Questa scelta è puramente ideologica, nonché scorretta- attaccano i due consiglieri Fdi- quei manifesti, infatti, sono già stati autorizzati dal concessionario. Ci fa inoltre specie che l'amministrazione comunale, nella persona di Clancy, cerchi di strumentalizzare ideologicamente la sua attività amministrativa, che invece deve essere garantita e procedere a prescindere dalle opinioni di chiunque. Questo uso strumentale dell'amministrazione pubblica per i fini ideologici di una sola parte, non solo non ci appartiene, ma riteniamo che sia gravissimo".

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