Sentenza adozione gay, Pro-Vita insorge: "Pericoloso precedente"

"Con la sentenza di adozione e il doppio cognome attribuito ad una bambina, 'figlia' di due donne, si crea un precedente pericoloso che spalanca le porte all’adozione per coppie gay". E' il commento di Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia, la Onlus che, come si legge sul profilo "difende il diritto alla vita dal concepimento alla morte naturale, promuove la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, e sostiene la libertà e priorità educativa dei genitori".

Per l'associazione, la decisione del tribunale per i minori di Bologna che ha dato il via libera all'adozione di una bimba da parte di una coppia di donne, unite civilmente, prima che la figlia nascesse con procreazione eterologa da donatore, "legittima l’adozione omosessuale nella forma della stepchild  adoption", ossia l'adozione del figlio da parte del partner (unito civilmente o sposato) del genitore naturale.

"Il superiore interesse dei bambini, tanto declamato dallo stesso tribunale per i Minorenni di Bologna - continua Coghe - è quello di avere una mamma e un papà, non essere oggetto del desiderio di due adulti - quindi, la onlus ribadisce il suo no all'adozione - da parte della compagna della madre biologica, nata per di più con procreazione eterologa da un donatore. Una bambina che ora avrà i cognomi di due donne, ma il cui padre è e sarà sempre inesistente, come se i bambini non nascessero - e non avessero bisogno - di un padre e una madre. Questa assurdità è un campanello d’allarme che chiama in causa il prossimo Parlamento e il prossimo Governo, ai quali chiediamo - di qualsiasi natura politica saranno - di fare tutto il necessario per la vera tutela dei bambini e contrastare in ogni modo pratiche ideologiche che li vorrebbero come oggetti e non come soggetti di diritto", conclude il portavoce Coghe.