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Cronaca

'Ndrangheta, "maxi-processo" Aemilia: cercasi aula per 300 persone

Urge trovare uno spazio idoneo che risponda anche ai requisiti di sicurezza per circa 300 persone, tra imputati e avvocati. Il Comitato per l'Ordine e la Sicurezza convocherà un incontro ad hoc, ma potrebbe essere coinvolto anche il Ministero della Giustizia

Non è fuori luogo definire "maxi-processo" quello che vedrà alla sbarra gli imputati dell'inchiesta Aemilia, sulle infiltrazioni mafiose in Emilia-Romagna.

Il precedente più illustre, per il quale fu coniato il termine giornalistico, venne celebrato nell'aula bunker, costruita appositamente nel carcere dell'Ucciardone a Palermo, e portò a giudizio nel 1986 oltre 400 persone e circa 200 avvocati. Sempre di mafia si tratta e per Aemilia, fanno sapere dalla Procura di Bologna, potrebbero essere circa 300, tra imputati e avvocati, occorre dunque trovare uno spazio idoneo. Intanto la DDA di Bologna esprime soddisfazione per la condivisione, da parte del Gip e del Tribunale, dell'impianto accusatorio complessivo in merito alle infiltrazioni, alle modalità, alle persone coinvolte e ai fatti delittuosi accertati.

Marco Mescolini, sostituto procuratore della Direzione distretturale antimafia di Bologna, che conduce le indagini insieme al procuratore capo Roberto Alfonso, lo aveva fatto presente qualche giorno fa, chiedendo aiuto anche ai vertici della Regione.  Certo la prima udienza non è imminente, ma è necessario pensare per tempo non solo alle dimensioni del "locale", ma anche alla durata del processo, ai requisiti di sicurezza, allo spazio per i funzionari, per i detenuti e per gli indagati liberi.

Sull'argomento si terrà una riunione ad hoc del Comitato per l'Ordine e la Sicurezza e, se il Comune non dovesse trovare risposte, la questione potrebbe arrivare sul tavolo del Ministro della Giustizia Andrea Orlando.

La presidente dell'Assemblea legislativa, Simonetta Saliera, ha garantito l'impegno. "Stiamo valutando dal punto di vista istituzionale come reperire uno spazio che abbia queste caratteristiche o comunque garantirle, non sarà per lo spazio che non si prosegue. Faremo di tutto".

ROBERTA TATTINI. Anche per la consulente bolognese è stato confermato il quadro accusatorio. Depositate le motivazioni, è stata confermata la condotta estorsiva nell'attività di recupero crediti con l'aggravante di cui all’art. 7 L. 203/1991 ("Condotte di agevolazione mafiosa e commissione di reati attraverso il metodo mafioso" - ndr). Solo due punti sono stati stralciati dalle accuse: la detenzione di una pistola, mai rinvenuta, di cui si parlava in un'unica intercettazione, e l'emissione di fatture inesistenti, ma viene dunque confermato il contributo materiale e morale in quanto ha ricevuto nel suo studio in via Santo Stefano il boss Nicolino Grande Aracri, dal quale ha accettato incarichi professionali nel 2012. La donna, era stata arrestata per concorso esterno in associazione mafiosa, e, stando a quanto emerso anche dalle intercettazioni, si sarebbe messa "a completa disposizione" di uno degli affiliati al clan "fornendo consulenza e opera professionale per gli affari" gestiti dal gruppo criminale.

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