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Cronaca

Guerra in Siria: blitz attivisti in aeroporto, volo in ritardo

Una cinquantina di militanti ha srotolato uno striscione davanti al check in della compagnia di bandiera turca. La denuncia: "Social hanno oscurato pagine, condividete"

Una cinquantina di attivisti della rete RiseUpForRojava ha bloccato gli sportelli check-in della Turkish Airlines questa mattina in aeroporto. A darne notizia sono diversi profili e pagine di Labas, Tpo e associazione Ya Basta, i primi due dei quali non più raggiungibili online da metà mattina. L'imbarco per il volo in questione, il TK 1322 diretto a Istanbul, è attualmente in ritardo. Sul posto è presente la Polizia. 

Alle 11 circa i manifestanti si sono spostati nell'area esterna dello scalo bolognese, occupando le aree di accesso ai taxi e agli autobus. 

Proprio nelle passate ore sono arrivate segnalazioni del social network per la sospensione delle pagine a causa -denunciano gli attivisti- della loro attività in sostegno della popolazione curda e di condanna dell'aggressione turca nel kurdistan siriano. Nei giorni scorsi altre censure avevano colpito pagine Facebook e immagini relative alle manifestazioni contro la guerra e pagine che riportavano aggiornamenti dal nordest siriano.

"Siamo qua per condannare ogni accordo tra l'unione Europea e Turchia e stiamo bloccando il volo di Turkish Airlines" si legge in coda a un comuncato firmato da tutti i centri sociali bolognesi e dalla rete Non una di meno Bologna. "Quello che la Turchia vuole ottenere -è la denuncia- non è soltanto l'annessione del Rojava ai propri confini, ma la distruzione di un simbolo e di una pratica di resistenza, la riduzione al silenzio delle donne e degli uomini che vivono e lottano in quelle terre. L'annientamento di chi negli ultimi anni è stato in prima linea militarmente contro l'Isis, difendendo la libertà di tutte e tutti; di chi ha immaginato e creato una società diversa". Per questi motivi "in questo momento più che mai vogliamo utilizzarla per chiedere la fine di questa guerra, la fine di ogni accordo politico-economico con la Turchia", chiosano gli attivisti.

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