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Cronaca

Oggi l'addio ad Alessandra Matteuzzi: ennesima vittima della violenza maschile

Un copione che ricalca centinaia di storie e che solo nel 2022 ha fatto decine di donne morte ammazzate. E anche in questo caso non si sono fatti attendere le opinioni e i giudizi superficiali

E' arrivato il giorno dell'ultimo saluto ad Alessandra Matteuzzi, la donna uccisa da Giovanni Padovani: dalle 15  allestita la camera ardente alla Certosa, a seguire la cerimonia funebre e la sepoltura nel cimitero di Borgo Panigale. 

La 56enne è stata uccisa sotto casa, all'Arcoveggio, dall'uomo con il quale aveva avuto una relazione e che la perseguitava, è stata aggredita al capo con un martello. L'autopsia ha rilevato anche lesioni sul torace. La causa della morte individuata dal medico legale sarebbe un'emorragia dovuta allo sfondamento del cranio.

Erano circa le 21 del 23 agosto quando Alessandra, al telefono con la sorella per via degli atti persecutori già subiti, stava rientrando a casa. Una volta parcheggiato sotto casa, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Padovani è uscito armato di martello e l'ha aggredita. 

Quando i soccorritori sono arrivati, era già agonizzante, mentre alcuni vicini accorsi richiamati dalle urla della donna avevano immobilizzato Padovani. 

Lacrime e fiori, l'utimo saluto in Certosa ad Alessandra Matteuzzi

Storie che si ripetono

La richiesta di foto e messaggi, il controllo delle persone che frequentava, l'atteggiamento ossessivo, sembrano un copione già visto e ricalca centinaia di storie alle quali non vorremmo fare l'abitudine, ma che nel 2022 ha fatto decine di morte ammazzate, soprattutto per mano di familiari, partner o ex. 

Alessandra a fine luglio aveva denunciato Padovani e aveva chiesto anche aiuto ai vicini di casa, quindi non sono mancate le polemiche: la tragedia poteva essere evitata? Difficile dirlo, ma sta di fatto che la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, attraverso il suo Gabinetto, ha chiesto agli uffici dell'Ispettorato di "svolgere con urgenza i necessari accertamenti preliminari, formulando, all'esito, valutazioni e proposte". 

Il Procuratore capo di Bologna Giuseppe Amato replica alle critiche: "In questa vicenda non si può affatto parlare di malagiustizia. La denuncia è stata raccolta a fine luglio, il primo agosto è stata iscritta e subito sono state attivate le indagini che non potevano concludersi prima del 29 agosto perché alcune persone da sentire erano in ferie. Quello che potevamo fare lo abbiamo fatto". Dalla denuncia, secondo Amato, "non emergevano situazioni di rischio concreto di violenza, era la tipica condotta di stalkeraggio molesto".

"Respect", la fiaccolata

Per ricordare Alessandra e tutte le altre vittime, mercoledì 31 agosto si terrà una fiaccolata organizzata dalle associazioni delle donne dal titolo "Respect": partirà alle 21 da Piazza Liber Paradisus. 

"La violenza maschile contro le donne è un ostacolo al raggiungimento degli obiettivi di uguaglianza, sviluppo e pace - si legge sul volantino - nonché una palese violazione dei diritti umani. La violenza contro le donne viola, indebolisce e vanifica il godimento da parte delle donne dei loro diritti e delle loro libertà fondamentali".  

Le donne e il comportamento "opportuno"

"Anche lei come andava conciata, ovvio che il ragazzo era geloso". Questa, per citarne una, l'opinione scritta sui social da Donatello Alberti, dirigente della Croce Bianca, sull'omicidio di Alessandra. Il post è stato rimosso inseme allo stesso Alberti, o meglio è stato avviato un procedimento disciplinare “con sospensione cautelativa dall’incarico di direttore, fino a quando non verranno chiarite le ragioni di tale suo comportamento”, fa sapere la Croce Bianca. 

A rispondere ad Alberti, come si dice "in punta di penna", ci hanno pensato le amiche e colleghe di Alessandra Matteuzzi: "Era una donna, ma soprattutto un essere umano degno di rispetto e di vita.Erigersi a giudice nell’ignoranza della conoscenza non spetta a nessuno di noi.... Abbiamo bisogno di "esempi sani e giusti, non di ferite gratuite nei confronti di chi non può più difendersi. Alessandra non è riuscita a difendersi, Alessandra non avrebbe nemmeno sentito il bisogno di difendersi dalle sue parole a dire poco offensive. Fermarsi davanti a un’apparenza diversa dalla nostra è solo uno squallido sintomo di mera superficialità". 

I social, sempre più presenti nelle nostre vite, fanno anche un buon "lavoro", ma spesso, e soprattutto nei casi che riguardano le violenze maschili, diventano luoghi di sfogo e richiamo a comportamenti più o meno "opportuni" ai quali le donne dovrebbero attenersi: "Se l'è cercata, guarda come era vestita, era ubriaca, era 'provocante', ovvio che il fidanzato fosse geloso, cosa ci faceva da sola in quella via, non trovo opportuno che una donna si esponga... ", ecc ecc ecc. Forse, da parte delle donne, sarebbe fin troppo semplice rispondere: "Vivo come ritengo 'opportuno' e non ritengo di dover dare spiegazioni". 

E' accaduto addirittura a Giulia ed Alessia, le sorelle investite da un treno a Riccione: "Cosa ci facevano in stazione due ragazzine a quell'ora?" è stato scritto più volte su Facebook, accade puntualmente nei casi di aggressione sessuale, ed è accaduto anche ad Alessandra.

E' quindi lecito affermare che se si rende necessario un comportamento "opportuno", è altrettanto vero che in caso contrario le donne rischiano l'aggressione... Va da sé. 

Ebbene sì, Alessandra era una 56enne piacente e anche appariscente, perchè no. Le statistiche dimostrano che gli assassini non badano a certi "dettagli". Anche Padovani è un bell'uomo, ma nessuno si sognerebbe di prenderlo a martellate per questo, quindi sarebbe un metro valido solo per le donne? Non è un metro, forse. 

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