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Cronaca Zona Universitaria / Piazza di Porta Ravegnana

Cadaveri di animali sotto le Due Torri: l'azione shock di “essere Animali”

Bologna Today intervista il gruppo "essereAnimali", dopo la dimostrazione shock in Piazza di Porta Ravegnana. Cadaveri di animali serviti come al supermercato: "Non tolleriamo tutto questo"

Sabato pomeriggio è stata organizzata dal gruppo “essere Animali” un’azione dimostrativa shock proprio sotto le Due Torri, in Piazza di Porta Ravegnana, che ha messo in esposizione uno spettacolo impressionante: “I corpi senza vita che avete visto sono gli stessi che si possono trovare,  in ogni supermercato, macelleria, o negozio di generi alimentari – spiega Simone, componente del gruppo - A differenza degli altri animali che ancora si trovano negli allevamenti sono deceduti prima di divenire cibo per umani, dopo essere rimasti per giorni assieme ai loro fratelli e sorelle ancora vivi. Infine sono stati ammucchiati in una cella frigorifera adiacente l’allevamento”. Bologna Today ha approfondito con un’intervista.

Cadaveri di animali in piazza. Immagini forti per un messaggio chiaro...

In cosa è consistita l’azione in Piazza di Porta Ravegnana?
L’azione dimostrativa di sabato, che abbiamo chiamato “Dal produttore al consumatore: il volto dell’industria della carne” è stata organizzata per mettere in piazza prodotti che noi tutti vediamo nei supermercati, soltanto che non erano trasformati e quindi erano veri e propri cadaveri. Impacchettati e confezionati proprio come per un banco carne del supermercato polli non spennati, maialini e altri animali, sono quelli che non sono riusciti a sopravvivere agli allevamenti intensivi.

Qual è il significato di questa performance?
Il significato sta nel tentativo di stabilire un’empatia fra le persone e questi animali. Fino a quando li vediamo trattati e trasformati non ci pensiamo, vediamo solo della carne, ma quando ci si trova di fronte a veri e propri cadaveri ci si ferma a riflettere. Il nostro gruppo si impegna per portare alla luce molti aspetti del nostro mondo che troppo spesso vengono tenuti nascosti: dalle torture a cui sono costrette innumerevoli specie animali per soddisfare i consumi della nostra società, agli abusi sugli ambienti naturali perpetrati dallo stile di vita umano e civilizzato in ogni angolo del pianeta.

Come hanno reagito i Bolognesi?
Molti si sono dimostrati interessati, anche se la provocazione era un po’ scioccante e impressionante. La gente si è fermata anche per guardare i nostri video, che andavano in loop su un televisore che abbiamo portato con noi. Sicuramente c’è stata curiosità intorno alla manifestazione e sono stati molti i bolognesi che ci hanno posto delle domande e che hanno raccolto materiale informativo.  

Che cosa fa il vostro gruppo nello specifico?
Il gruppo essereAnimali si impegna per portare alla luce molti aspetti del nostro mondo che troppo spesso vengono tenuti nascosti: dalle torture a cui sono costrette innumerevoli specie animali per soddisfare i consumi della nostra società, agli abusi sugli ambienti naturali perpetrati dallo stile di vita umano e civilizzato in ogni angolo del pianeta. Nel concreto seguiamo e supportiamo uno stile di vita vegan, rifiutando di consumare e acquistare prodotti che implicano lo sfruttamento, la segregazione e la morte di altri animali e critichiamo l’industrializzazione e il consumismo contrapponendovi l’autoproduzione e l’auto-sostentamento. Inoltre diffondiamo materiali visivi e testi, organizziamo banchetti informativi, proteste ed azioni dimostrative in strade e piazze, come successo sabato a Bologna. Propagandiamo poi lo stile di vita vegan e la cultura anti-specista con cene, corsi di cucina e conferenze pubbliche e documentiamo ciò che accade quotidianamente nel nostro territorio a quegli animali considerati “da reddito”, imprigionati e uccisi a migliaia di nascosto, ma sotto gli occhi di tutti e visto che nel nostro mondo è proprio la normalità a mietere più vittime, cerchiamo di agire in modo radicalmente diverso da come la società umana ci insegna.

Non è un’azione di cattivo gusto?
Non vogliamo rappresentare una discutibile espressione artistica o uno scherzo di cattivo gusto, ma l’industria della carne e i suoi diretti protagonisti, anche se gli allevatori e i commercianti di animali ci hanno abituato ormai a mille stratagemmi per allontanarci fisicamente e idealmente da questa vista. Sostituendo i nomi con un corrispettivo delle loro carni, strappando il pelo e le piume, mutilando, sventrando e decapitando i corpi fino a renderli irriconoscibili, sterili pezzi di carne impersonale in un altrettanto asettico contenitore bianco.

Da dove provengono i  fotografici e i video che avete mostrato?
Sì è tutto materiale che abbiamo raccolto noi. Le foto che abbiamo mostrato testimoniano ciò che accade a questi animali prima di morire, ovvero la realtà quotidiana degli allevamenti dell’industria alimentare (carne, latte e uova). Sono immagini recenti e reali. Scattate a pochi passi dalle nostre città (Emilia Romagna e Lombardia) e tutte dell’anno in corso. Rappresentano la terrificante normalità, quello che è lecito fare per ogni allevatore e per ogni consumatore di carne, latte o uova. Nel migliore dei casi si tratta “solo” di trascorrere tutta la propria vita ammassati gli uni sugli altri senza altra attività che quelle di ricercare un minimo e inesistente spazio vitale o quella di mangiare a dismisura. Nei casi peggiori testimoniano mutilazioni o deliberate sevizie, fratture e problemi fisici e psicologici di ogni genere.

Chiedete condizioni migliori per questi animali?
No, non chiediamo condizioni migliori per questi animali e non vogliamo gabbie più grandi o capannoni meno affollati o la possibilità di calpestare saltuariamente un prato. Vogliamo che questi animali abbiano la possibilità di vivere liberi, di non essere costretti a sofferenze indegne e alla morte sistematica e programmata, di godere delle proprie esistenze individuali come è giusto che ogni essere vivente possa fare. Per loro possiamo fare molte cose. Una è di sicuro alla portata di tutti, smettere di mangiarli, di essere responsabili diretti della loro sofferenza.





 

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