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Cronaca

C'è il Covid, ma anche i malati di tumore: "Ce l'abbiamo fatta nonostante la pandemia. Salvezza nell'assistenza domiciliare"

Il racconto di due figlie che si sono trovate alle prese con la malattia del padre durante l'anno della pandemia: "Abbiamo imparato da medici e infermieri come fare molte cose"

Daniela e Patrizia sono due sorelle che nell'ultimo anno ne hanno passate davvero tante e non solo per colpa del Covid. Il loro papà si è ammalato di cancro e nell'incertezza della prima fase della pandemia tutto sembrava ancora più pesante, fortissima la preoccupazione per un contagio che si potesse sommare alla malattia già grave: "Ci siamo rivolte all'assistenza domiciliare e abbiamo usato gli effetti del Covid (medici a casa, terapie ed esami) come alibi per tenere papà un po' più protetto dalle notizie che riguardavano la sua salute e che sembravano non dargli troppe possibilità". Eppure oggi, si festeggia un anno dalla sua rinascita. 

Mentre stiamo affrontando quella terza ondata che sta mettendo tutti a dura prova, anche dal punto di vista emotivo, è giusto anche raccontare le storie a lieto fine. I risultati di uno studio condotto da ANT hanno confermato l’urgenza di restare accanto a chi deve affrontare la pandemia con il peso di una malattia oncologica e in questi lunghi mesi, nonostante le difficoltà, i medici, gli infermieri e gli psicologi dell'associazione non hanno mai smesso di prendersi cura a domicilio delle persone malate di tumore, sollevandole dalla paura e dalla solitudine, le più grandi alleate della sofferenza: il papà di Daniela e Patrizia è una di queste. 

Lo studio condotto da ANT: l'impatto della pandemia su oncologici e caregiver

"Intanto è sbagliato pensare che l'assistenza a domicilio riguardi solo i malati terminali - spiega Daniela, che vuole condividere l'esperianza della sua famiglia per alimentare di asperanza anche gli altri - ma per alleggerire la situazione abbiamo detto a nostro padre che le visite a casa erano dovute all'impossibilità di recarsi in ospedale a causa della pandemia e che anche tanti accertamenti erano legati al virus. All'inizio era dura per tutti, stavamo iniziando a conoscere questo terribile virus e avevamo tutti paura: gli operatori arrivavano bardati dalla testa ai piedi, ma nonostante ciò il rapporto con il malato è diventato subito confidenziale e basato su una forte fiducia. A un anno dalle prime cure qui a casa si attende con ansia l'arrivo dell'infermiera Michela o del dottor Neri come fossero ospiti speciali". 

"Le brutte notizie e una diagnosi molto pesante per noi sono arrivate proprio all'inizio della pandemia. Il che non è stato certo facile. Oggi però, a un anno da quel giorno possiamo dire che ce l'abbiamo fatta. Mio padre ha passato una guerra e ora anche l'era del Covid. Riusciamo a scherzare su questa cosa adesso che siamo più consapevoli e consci. Non ringrazieremo mai abbastanza le persone che ci stanno assistendo, che sono presenti in ogni maniera e con ogni mezzo, ma che ci aiutano anche a distanza insegnandoci a fare tantissime cose in autonomia". 

La terza ondata di pandemia picchia forte: urgenza di assistere chi era già malato

"Ecco cosa significa affrontare la pandemia con il peso di una malattia oncologica"

La ricerca di ANT ha visto coinvolti nel periodo del lockdown 114 pazienti e 69 caregiver da tutti i territori in cui l'associazione è presente (Nord, Centro e Sud Italia) e descrive bisogni, preoccupazioni, pensieri ed emozioni durante il picco dell'emergenza Covid-19 nella primavera scorsa. Senso di solitudine legato all’isolamento sociale, paura di contrarre il virus, tensione economica e incertezza rispetto al futuro sono le fonti di stress che più incidono sul disagio psicologico della popolazione generale, e queste paure si amplificano nelle persone più fragili e più a rischio come i pazienti oncologici. La preoccupazione di un eventuale contagio, associata alla difficoltà nell’erogazione dei trattamenti medici può provocare oppure esacerbare in loro vissuti di paura, ansia e depressione. 

La ricerca di ANT sull'impatto psicologico del Covid

Il senso di mancanza è stato uno degli stati d’animo che più hanno colpito pazienti e caregiver. Per i malati assistiti da ANT, durante il lockdown del marzo-aprile 2020 ha pesato di più la mancanza di contatto e vicinanza dei propri cari (39,5%), l’impossibilità di uscire (27%) e la mancanza degli amici (25,4%). Per il caregiver a mancare è stata soprattutto la normalità e quotidianità (50%), il contatto fisico (36,8), la libertà (20,6), le persone intorno (20,6%). Relativamente alle conseguenze sulla società, sia i pazienti (29,8%) sia i caregiver (33,8%) hanno risposto esprimendo preoccupazione per la situazione economica. Sul fronte dei cambiamenti personali, mentre i pazienti non hanno rilevato particolari variazioni per se stessi, i caregiver tendono a dare maggior valore alle piccole cose (29,4%) e hanno sperimentato una rinascita interiore (22,1%).

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