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Cronaca

Ricerca Alma Mater: anti-doping, i campioni 'essiccati' si salvano in un chip

Il Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie è a lavoro per assicurare controlli sicuri e affidabili: non più campioni in provetta

Il nuovo protocollo è basato sul "dried microsampling" ed è parte del progett  finanziato dalla World Anti-Doping Agency. 

Il Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie dell'università di Bologna è a lavoro per assicurare controlli anti-doping veloci, sicuri e affidabili. A realizzarlo sarà il gruppo di ricerca del Pharmaco-Toxicological Analysis Laboratory (PTA Lab), guidato dalla ricercatrice Unibo Laura Mercolini.

Nata su impulso del Comitato Olimpico Internazionale, la World Anti-Doping Agency (WADA) si occupa di coordinare le attività di contrasto al doping nello sport e di tutela della salute degli atleti a livello mondiale. 

“Le tecniche utilizzate attualmente – spiega Laura Mercolini – possono presentare alcune problematiche legate a campionamento, trasporto e conservazione dei campioni biologici”. Oggi infatti, per realizzare i controlli, i campioni di urina da analizzare devono essere raccolti, trasportati in specifici laboratori accreditati dalla WADA, lavorati e conservati: una procedura che può richiedere diversi giorni e può essere a rischio di contaminazioni, alterazioni e degradazione.

Il gruppo di ricerca Unibo sta quindi mettendo a punto nuove tecniche di campionamento in grado di superare le criticità. “Con il nostro progetto – dice ancora Laura Mercolini – vogliamo mettere a punto strategie di microcampionamento di fluidi biologici in forma essiccata, da abbinare a nuovi metodi analitici strumentali”.

L’approccio è quello del dried microsampling: non più campioni in provetta, ma microvolumi essiccati che possono essere facilmente ottenuti e trasferiti su diversi supporti, ad esempio card, tip o addirittura su piccoli chip (lab-on-a-chip), così da essere trasportati e conservati a temperatura ambiente e da allungare il periodo entro cui è possibile rilevare l’uso di sostanze.

“Il dried microsampling – conferma infatti Michele Protti, assegnista di ricerca del PTA Lab e co-applicant del progetto – permette la stabilizzazione delle sostanze dopanti e dei loro derivati metabolici, ampliando così anche la finestra temporale per la loro rivelazione”.

Per arrivare a stabilire nuovi protocolli anti-doping altamente affidabili, i ricercatori dell’Alma Mater realizzeranno quindi simulazioni di analisi mediante microcampionamento da applicare a diversi scenari, dall’attività sportiva quotidiana degli atleti professionisti o amatori fino a contesti complessi e altamente agonistici come quelli delle competizioni internazionali.

Quello vinto dal team di Laura Mercolini presso il Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie è il primo progetto di ricerca Unibo finanziato dalla World Anti-Doping Agency. Una sfida attorno alla quale sta già nascendo un ricco network di partner: ad accompagnare i ricercatori del Pharmaco-Toxicological Analysis Laboratory ci saranno infatti anche il docente Unibo di Chimica Farmaceutica Roberto Mandrioli, il ricercatore della Delft University of Technology Paolo Sberna, oltre a partner provenienti dall’industria e dalle forze dell'ordine.

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