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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Monteveglio

Maltrattamenti anziani, intercettazioni nella casa-famiglia: "Arriva la morte, i tuoi parenti non più"

E ancora: “A pugni in bocca ti prendo “, “mi fai schifo “, “ti ammazzo con le mie mani“. Nelle carte del Gip che ha disposto 4 arresti le intercettazioni sul clima dentro la casa famiglia finita nel mirino dei Nas

E l'ennesimo quadro di maltrattamenti, abusi e violenze quello che emerge dalle carte dell’indagine sulla casa famiglia "Nino Aurelia" di Monteveglio, inchiesta per la quale sono finite ai domiciliari la titolare e altre tre aiutanti nell’ambito dell’operazione ‘Inferno’ dei Nas di Bologna. 

Sul tavolo della giudice Francesca Zavaglia è arrivato il fascicolo della pm Manuela Cavallo, sotto la supervisione del Capo Amato. Le accuse formali alle quattro, a vario titolo, sono di omissione di soccorso, maltrattamenti contro familiari e conviventi ed esercizio abusivo della professione. 

Delle accuse dovranno rispondere la titolare della casa-famiglia e tre collaboratrici della struttura.

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Da “Arriva la morte, i tuoi parenti non più” a “a pugni in bocca ti prendo":  intercettazioni shock

Riportati in calce nelle carte della Gip che dispone le misure cautelari (tutte le indagate ai domiciliari), non si contano gli insulti e le minacce rivolte agli anziani non autosufficienti clienti della casa famiglia. 

Nel breve periodo nel quale sono state condotte intercettazioni ambientali, alla titolare sono stati attribuiti diversi episodi, dove gli ospiti venivano minacciati, insultati e talvolta derisi con frasi come “a pugni in bocca ti prendo “, “chi non mangia va al fiume” “mi fai schifo “, “handicappata“, “ti ammazzo con le mie mani“, “Arriva la morte, i tuoi parenti non arrivano più”. 

Non sarebbero mancate nemmeno le percosse: in un episodio la titolare avrebbe schiaffeggiato al volto una ospite, dicendo poi: “Ascolta [nome ospite], veramente di fronte a loro ti do le botte“, e “oh, ti do due schiaffoni ti faccio vedere chi fa la stupida”. 

Un’altra collaboratrice, secondo quanto riportato nell’ordinanza del Gip, avrebbe negato l’acqua a un’altra anziana ospite: “Ora basta con l’acqua, ma smettila [nome ospite] ti metto il rubinetto in bocca poi lo apro e mi dici basta quando sei piena”. E ancora: “O fai la brava o ti sparo “. 

In un altra occasione, alla richiesta di un’altra ospite anziano e non autosufficente di essere accompagnato in bagno, la stessa collaboratrice avrebbe risposto, captata dalle cimici dei Nas: “Striscia a gattoni e vai in bagno, vai come i gatti vai! […] perché sei troppo pesa, perché sei diventata una bomba! “.

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La morte dell’anziano e l’avvio delle indagini

Le indagini sono iniziate nel gennaio 2020, con la morte per cause naturali di un signore di 83 anni, Vincenzo Fornasini. A dare l’allerta ai soccorsi fu il figlio, recatosi alla struttura dopo aver saputo del gravoso stato di salute segnalato dalla stessa titolare della struttura: l’anziano morì in ospedale, ma subito i sanitari hanno notato le ecchimosi e le tumefazioni che il signore aveva un po’ su tutto il corpo e di conseguenza hanno allertato la procura.

I carabinieri hanno poi attivato le indagini, piazzando delle cimici e intercettando i telefoni. E' emerso da subito un quadro dove -scrive il Gip nell’ordinanza- è risultato “un clima di costante sopraffazione e umiliazione degli anziani ospiti della struttura”, dove si evince come “le condotte vessatorie costituiscano la ordinaria modalità di approccio” in un clima di tensione che “non conosce soluzione di continuità”. 

In mezzo alle decine di episodi riportati ai danni di sei ospiti, tutti semi o non autosufficienti, si cita il caso di una anziana ospite -scrive sempre la Gip- la quale è stata “più volte lasciata a terra dopo essere caduta, accusata di essersi gettata spontaneamente, oltre che derisa ed insultata”.

A fare da sfondo, il precario quadro dell’organizzazione della struttura, dove le operatrici indagate “operavano come addette all’assistenza, sebbene in assenza di regolare contratto di lavoro”. Non solo, la casa famiglia in questione, aperta nel 2017, nel 2018 aveva già ricevuto l’ordine da parte del comune di ridurre gli ospiti in ragione delle caratteristiche strutturali dell’immobile. Sempre nel 2018 però, una ulteriore ispezione dei Nas riscontrò “varie carenze strutturali e gestionali”.

Infine anche L’Ausl aveva finito per effettuare un sopralluogo, dopo che un’altra ospite, a metà febbraio -venti giorni dopo la morte di Fornasini- era morta, ma sempre per cause naturali. Nell’ispezione vennero riscontrate del pari varie irregolarità, ma nulla che riguardasse criticità cliniche dei pazienti. 

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Il trasferimento nell’albergo a Zocca

Nella seconda metà di Febbraio, la titolare ha fatto trasferire gli ospiti in un albergo a Zocca, in atttesa di entrare nella disponibilità di un altro stabile, sempre nello stesso comune, dove trasferire la casa famiglia. 

Anche qui però le pratiche vessatorie non si sarebbero fermate. E’ stata una donna a denunciare urla e vessazioni a danno degli anziani all'interno di uno dei piani dell'albergo, a metà giugno: gli inquirenti le hanno mostrato delle fotografie e la stessa ha riconosciuto una delle addette della casa-famiglia di Monteveglio. Le intercettazioni telefoniche hanno integrato il quadro probatorio degli inquirenti. 

Le indagini sono ancora in corso. I pm devono ancora fare altre verifiche, soprattutto sui diversi episodi di percosse (non sono menzionati video, ma solo audio e indizi) e sui “significativi elementi probatori circa la somministrazione di farmaci agli anziani senza previa prescrizione” e sui titoli di chi li ha somministrati. 

Nelle conclusioni con le quali il Gip dispone le misure cautelari si evidenzia infine come “dalla particolare gravità delle condotte emerse e dalla caparbietà mostrata dalle indagate” si evinca “una pericolosità sociale delle stesse, le quali risultano incapaci di autocontenersi, di reprimere i propri impulsi aggressivi e vessatori e, di conseguenza, di svolgere attività assistenziale nei confronti di una utenza fragile in maniera conforme ai principi, prima di tutto umani ed etici, che dovrebbero guidarla”.


 

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