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Il duro colpo del covid sui fragili

Visite dei parenti vietate nelle rsa, familiari a dura prova: "Così abbiamo salvato tanti fragili"

La storia di Michela e del suo papà Gian Carlo, che da oggi si possono rivedere. C’era chi non accettava lo stop alle visite: "Un gruppo è entrato con la forza in struttura senza mascherina. Gesto che avrà delle conseguenze penali"

Gian Carlo è ricoverato in una residenza per anziani e Michela non li immaginava così gli 85 anni del papà. Sarebbe dovuto stare a casa con tutta la sua famiglia intorno, ma la malattia degenerativa gli ha sottratto questa possibilità e così la sua casa adesso è una grande dimora condivisa, con tante persone che si prendono cura di lui: "Sta bene ed è accudito in una maniera speciale, ma per me è molto doloroso non poterlo vedere (per colpa del covid). Vorrei che di questo problema se ne parlasse di più perché noi familiari soffriamo moltissimo non potendo visitare i nostri cari, anche se sappiamo che l'isolamento ha l'unico scopo di tutelarli e proteggerli dal virus".

Si accorgerà che non ci sono? Penserà che lo trascuriamo? Conterà tutti i giorni in cui non abbiamo varcato la soglia della sua stanza, neppure per fargli un saluto? Domande e sensi di colpa che attanagliano molti e che hanno risposte differenti a seconda dei casi: "I nostri pazienti si dividono in due: i ricoverati che hanno un deficit di tipo cognitivo e che probabilmente non si sono resi conto in maniera precisa della situazione e quindi della pandemia, e gli ospiti lucidi che hanno vissuto una situazione di bivio. Da un lato il dispiacere delle visite vietate o ridotte (seppure sostituite da video-chiamate) dall'altro la consapevolezza del pericolo di un contagio" spiega Averardo Orta, presidente AIOP Bologna e vicepresidente AIOP Emilia-Romagna, nonchè amministratore delegato del Consorzio Colibrì (Villa Ranuzzi).

Dal suo punto di vista le chiusure delle visite sono l'unico modo per salvare delle vite all'interno di luoghi che ospitano persone fragili. E fra l'altro le regole la fa lo Stato, le fa la Regione e poi l'Ausl di Bologna per cui le strutture non fanno che rispettarle senza possibilità di cambiarle: "Come struttura (Villa Ranuzzi ndr) agiamo sempre e abbiamo sempre agito sotto una direzione sanitaria sottostando a delle regole che vengono studiate in concerto e che sono normative nazionali, regionali e locali".  

Anziani nelle rsa e ripresa delle visite: "L'effetto dell'affetto"

"Qualche familiare reagisce in modo collaborativo e comprensivo, alcuni invece in modo scomposto e non collaborativo se non addirittura conflittuale e sciocco. - continua Orta - Non esiste un comportamento, a livello internazionale, che abbia dato i risultati dell'Emilia-Romagna in termini di protezione degli anziani e questo va detto perché è vero ed è il risultato di determinati comportamenti. Bisogna che nelle case le persone facciano ragionamenti semplici e razionali: lo sappiamo che gli anziani avrebbero preferito avere i propri figli al proprio fianco, ma se così il rischio di morire si centuplica allora che senso ha? Certo, qualcuno potrà dire che preferisce morire felice stringendo la mano di un familiare. Allora semplicemente ci si dimette dalla struttura e si percorre una strada diversa. Si tratta quindi di chiusure prudenziali che a noi gestori non portano alcun vantaggio, anzi. Siamo contrari al blocco delle visite anche perché tali visite sono fondamentali anche per l'occhio attentissimo dei parenti e dei loro cari. Noi per esempio non abbiamo neppure degli orari: normalmente figli, nipoti e amici possono venire a trovare i loro cari in qualsiasi momento". 

"Come canta Orietta Berti, che a mio papà piace moltissimo: 'Poi me ne restano mille'. Ed è questo il messaggio che da qui fuori voglio mandare a mio padre. Ce ne restano mille!". Michela 

Recentemente alcuni familiari hanno voluto ribellarsi all'astensione delle visite. Cosa è successo e quali conseguenze avrà questo gesto? 

"Sì. Un piccolo gruppo di parenti, dopo tante lamentele si è introdotto nella struttura con la forza, spintonando il personale e in qualche caso senza indossare la mascherina. - racconta Orta - Violare le restrizioni sanitarie è un reato penale e abbiamo dovuto sporgere querela. Un caso unico per le nostre strutture e una vicenda davvero molto spiecevole. Si tratta però di una minima parte di persone perché quasi tutti hanno ragionevolmente compreso e condivisio la bontà della nostra politica, che ha dato ottimi frutti in termini di protezione degli ospiti. Siamo riusciti a contenere l'effetto devastante del covid proteggendo i nostri 241 ricoverati quando sarebbe potuta essere una cerneficina. La verità è che in alcuni momenti particolarmente critici 241 persone che entrano in una rsa avrebbero alzato moltissimo il rischio di contagio". 

Oggi la bella notizia: si torna alle visite di persona 

"Proprio ieri abbiamo ricevuto la mail della dottoressa epidemiologa Patrizia Farruggia che ci dice che possiamo riaprire le visite ai parenti in virtù del fatto che i test dei positivi hanno chiarito che la situazione è ora sotto controllo" annuncia Orta. Michela e gli altri parenti degli ospiti già da oggi potranno incontrare di nuovo i propri cari. 

"Sono felicissima, per me una grande notizia - il commento di Michela - e non vedo l'ora di rivedere mio papà. Devo dire che nonostante il dispiacere dettato dall'assenza di un contatto fisico, abbiamo totale fiducia nella professionalità ma anche nell'umanità del personale medico. Quanche tempo fa sono passata in auto davanti alla rsa e ho visto un'operatrice al lavoro. Le ho chiesto se fosse possibile farmelo vedere attraverso una vetrata, una finestra e lei ha fatto il possibile e alla fine ha realizzato un desiderio. E anche se mio padre spesso non ha la cognizione del tempo e dello spazio non importa, che mi vedesse lì ad amarlo da lontano mi ha fatto sentire felice". 

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