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Cronaca

Caso appalto annullato al Sant'Orsola, reazioni e polemiche

Dopo l'annullamento della gara da 123 milioni per la gestione dei servizi all'interno del Policlinico e l'apertura di un fascicolo in procura

Dopo una sentenza avversa con annullamento della gara da parte del Consiglio di stato, il caso dell'appalto servizi integrati del Sant'Orsola continua a scatenare reazioni politiche. La questione riguarda l'annullamento del bando per presunto conflitto di interessi tra chi ha scritto il bando in questione e l'azienda vincitrice.

La vicenda è relativa a un bando da 123 milioni di euro per l'assegnazione dei servizi integrati all'interno del Policlinico. La gara viene bandita nel 2017 e assegnata in prima battuta nel 2019 a una cooperativa di servizi, ma un'altra cordata di imprese -arrivata terza- fa ricorso, appellandosi anche al fatto che tra chi ha scritto il bando e chi lo ha vinto vige un legame di parentela, atto a suo tempo dichiarato ma -sembra- non protocollato nelle carte ufficiali.

Il Tar in prima istanza non ha accolto il ricorso, giudizio ribaltato invece in sede di Consiglio di stato, che poi ha annullato la gara in questione. Nel frattempo il dirigente responsabile del bando è stato trasferito dai vertici del Policlinico ad altra funzione.

Silvia Piccinini, capogruppo regionale del MoVimento 5 Stelle, ha presentato un’interrogazione in Regione a riguardo. "Quello che appare francamente incredibile è come le misure di controllo messe in campo dalla Regione non siano state in grado di prevenire un caso come quello del Sant’Orsola – aggiunge Silvia Piccinini – Evidentemente servono nuove regole per garantire totale trasparenza a questo tipo di percorsi che impegnano centinaia di milioni di risorse pubbliche destinate alla nostra sanità. Per questo chiediamo alla Regione di dare le dovute spiegazioni”.

"Una vicenda che, una volta di più, richiama le Istituzioni al dovere del controllo e della verifica puntuale" rimarca Anna Maria Bernini, eletta bolognese e presidente dei senatori di Forza Italia "soprattutto quando in ballo ci sono risorse pubbliche di tale rilevanza. Auspico che tale pronuncia possa servire da monito per il futuro e che favorisca quella doverosa trasparenza nell’assegnazione dei servizi pubblici che dovrebbe essere caratteristica di ogni buona amministrazione".

 Anche il sindacato Sgb attacca: "Siamo preoccupati" chiosa la rappresentanza di base "in un paese normale, vedrebbe la presentazione di dimissioni immediate del direttore generale che viene a sapere delle questioni gravi dai giornali locali e non dal controllo del suo operato". 

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