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Cronaca

Suicidio assistito in Svizzera, la Procura di Bologna chiede l'archiviazione

Le attiviste hanno accompagnato in Svizzera una cittadina bolognese di 89 anni

La Procura di Bologna chiede di archiviare l'autodenuncia presentata da Felicetta Maltese, Virginia Fiume e Marco Cappato che nei giorni scorsi hanno accompagnato al suicidio assistito in Svizzera una cittadina bolognese di 89 anni che, colpita dal morbo di Parkinson, non poteva quasi più muoversi e parlare.

"La Procura della Repubblica, dopo avere iscritto a modello 21 un fascicolo per il reato di cui agli articoli 110 e 580 del codice penale, si è indotta a richiedere l'archiviazione, alla luce di una interpretazione costituzionalmente orientata della normativa di riferimento, come ricostruita dopo la decisione adottata dalla Corte costituzionale con la sentenza numero 242 del 2019".

"Si è ritenuto di valorizzare nel rispetto, dei principi di cui agli articoli 2 e 3 della Costituzione, una interpretazione estensiva del parametro della sottoposizione della persona interessata a trattamenti di sostegno vitale, così da estendere tale nozione anche a situazioni ulteriori rispetto al collegamento della persona con un macchinario che ne assicuri la persistenza delle funzioni vitali. Si è poi valorizzato il dato rappresentato dal novum normativo introdotto con la riforma Cartabia laddove la richiesta di archiviazione è imposta quando gli elementi acquisiti nel corso delle indagini preliminari non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna. Al riguardo, proprio le considerazioni sopra esposte depongono per una prognosi sfavorevole rispetto alla ipotesi di condanna, anche a fronte di precedenti decisioni giurisprudenziali - idonee a fondare un ragionevole diritto vivente - che hanno esclusa la sussistenza del reato di cui all'articolo 580 c.p. in vicende dal contenuto sostanzialmente assimilabile a quella di interesse".

L'associazione Coscioni: "Precedente importante"

"Attendiamo quali saranno le decisioni del Giudice per le indagini preliminari. Se la linea delle Procura fosse accolta, si creerebbe un precedente importante per il diritto alla libertà di scelta di persone che non siano strettamente 'tenute in vita da trattamenti di sostegno vitale' (come previsto dalla Corte costituzionale per accedere all'aiuto medico alla morte volontaria) ma che sarebbe discriminatorio escludere dal diritto di essere aiutati alla morte volontaria in presenza di patologie irreversibili e sofferenze insopportabili", ha dichiarato Marco Cappato, rappresentante legale dell'associazione Soccorso Civile e tesoriere dell'associazione Luca Coscioni.

"Se dunque questa decisione fosse confermata, si tratterebbe di un risultato fondamentale ottenuto dalle azioni di disobbedienza civile di Felicetta Maltese, Virginia Fiume e Chiara Lalli e me, oltre che a quella dei 17 iscritti a Soccorso civile, nel quadro della lotta dell'associazione Luca Coscioni da Piero Welby a oggi. Attendiamo con fiducia e speranza la decisione definitiva".

"Il procuratore Giuseppe Amato ha effettuato una interpretazione costituzionalmente orientata alla luce del giudicato costituzionale con la sentenza Cappato e della giurisprudenza sul caso Davide Trentini, e giunge alla richiesta di archiviazione del fascicolo a carico di  Felicetta Maltese, Virginia Fiume e Marco Cappato",  ha dichiarato Filomena Gallo, avvocata di Marco Cappato e coordinatrice del collegio legale di studio e difesa sulle disobbedienze civili.

"Nel contempo scrive nella richiesta che 'diversamente, essendo la questione empiricamente rilevante, dovrebbe porsi una questione di costituzionalità dell’art. 580 c.p., per contrasto con gli articolo 2 e 3 della Costituzione, laddove si ritenesse ancora di rilievo penale la condotta di aiuto al suicidio intendendo la condizione dell’essere 'tenuto in vita a mezzo di trattamenti di sostegno vitale' come impeditiva dal ricomprendervi anche la somministrazione di farmaci non immediatamente salva vita". 

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