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Cronaca

Manomettono la centralina e rispondono al telefono al posto della banca: incastrati abilissimi truffatori

Due le persone arrestate: erano trasfertisti in zona, ma la regia delle truffe è a Napoli. Una trentina di colpi andati a segno grazie al complesso sistema di intercettazioni e strumenti elettronici

Un annuncio di vendita online, il contatto del presunto acquirente, un assegno perfettamente riprodotto per cui la banca conferma la copertura (al telefono) e poi la scoperta di essere stati vittime di una truffa per cifre che vanno dagli 11 ai 30 mila euro, a seconda del valore degli orologi di lusso che via via riuscivano ad acquistare. Un gruppo ben strutturato (con all'attivo almeno una trentina di colpi) con cabina di regia a Napoli, smascherato dalla Squadra Mobile di Bologna, che ha arrestato due persone dopo un'attività investigativa svolta incrociando e analizzando denunce, dati e informazioni ottenute dalle vittime.

Strategico l'utilizzo di un complesso sistema di intercettazioni telefoniche che hanno permesso ai malviventi di interrompere le comunicazioni della banca di riferimento per l'assegno per poi rispondere loro alle chiamate di verifica attraverso la manomissione della centralina Telecom (composta da circa 300 cavi in uscita). Gli arrestati sono due soggetti napoletani dell'88 e del 90. A spiegare come agivano e come ha funzionato il sistema di intercettazione la vice questore aggiunto Jolanda Ceria e Carmelo Contissa, funzionario della Squadra Mobile. 

Il VIDEO con cui la Squadra Mobile spiega come riuscivano a ingannare le vittime

L’attività investigativa ha portato i suoi frutti permettendo di venire a conoscenza che due soggetti sospetti, di origine partenopea, si trovavano nel comune di Altedo (era lì la centralina di Telecom). Intercettati, sono stati colti nell’atto di manomettere l’armadio di derivazione delle linee telefoniche della banca di riferimento per gli assegni falsi emessi utilizzando una speciale apparecchiatura. Gli arrestati sono un 31enne e un 33enne napoletani (il secondo incensurato). L’operazione ha permesso di sequestrare gli strumenti elettronici utilizzati per il fraudolento accesso edaltro materiale utile alle indagini. La successiva attività investigativa prontamente attivata ha consentito di comprendere che era già in atto un’ulteriore truffa, sempre nel nord-Italia e con le medesime modalità; il gruppo criminale aveva non solo provveduto a prendere contatti con l’ignaro venditore di un orologio del valore di 30.000 euro, ma aveva già fissato l’appuntamento per la transazione. Contattato prontamente, la Squadra Mobile riusciva a scongiurare il piano criminale.

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Nelle ultime tre settimane si è potuto acclarare un incremento di una particolare tipologia di truffa, effettuata anche mediante l’utilizzo di un’elaborata tecnologia elettronica che ha colpito alcune città del centro nord Italia e che ha permesso ai malviventi di impossessarsi di numerosi orologi di elevato valore, per lo più Rolex.

Come agivano i truffatori dall'annuncio all'assegno falso 

"I truffatori, dopo aver contattato ignari venditori di orologi di elevato pregio, che avevano posto in vendita il prezioso su siti di vendita on-line, si proponevano come acquirenti, fornendo in pagamento un assegno circolare di una banca bolognese. Raggiunto l’accordo, prima di effettuare lo scambio orologio/assegno, l’ignaro venditore riteneva erroneamente di telefonare alla Banca emittente il titolo di credito ed il cui interlocutore telefonico, complice dell’organizzazione criminale, confermava la genuinità e la copertura dell’assegno. Solo al momento della riscossione il venditore scopriva che non solo l’assegno non era coperto, ma anche che il titolo era assolutamente falso. Ciò in quanto i complici del truffatore principale - acquirente riuscivano, attraverso la manomissione della centralina telefonica, a isolare la filiale della Banca interessata, sita nella stragrande maggioranza dei casi nella provincia di Bologna, e a deviare le chiamate destinate all’Istituto verso un numero di un ulteriore complice il quale rispondeva fingendosi impiegato della Banca. Il tutto attraverso l’utilizzo di un’applicazione in grado di individuare fra i numerosissimi cavi presenti nella centralina quello della Banca, e di sofisticate apparecchiature che permettevano di intercettare e deviare le chiamate in entrata; l’utenza telefonica della vittima era peraltro già individuata nelle prime fasi di aggancio con il falso potenziale acquirente".

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