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Cronaca

A Bologna nasce il primo database che mappa i femminicidi in Italia: sono centosei solamente nel 2021

Il progetto del Comune di Bologna è stato realizzato in collaborazione con lo studio Atlantis e con la Casa delle Donne

Un nome, un volto, un luogo. Un puntino sulla mappa per ogni donna uccisa, centosei solamente nel 2021. La loro storia, però, è descritta diversamente rispetto alla letteratura infiocchettata che troppo spesso affolla le pagine dei giornali quando si parla di femminicidio. In questi giorni è in corso a Bologna il Festival della violenza illustrata, la rassegna organizzata dalla Casa delle Donne – Per non subire violenza di Bologna che riflette sul tema della discriminazione di genere e, in particolare, su quella nei confronti delle donne. È in questa cornice che si inserisce l’Atlante dei femminicidi, prima piattaforma interattiva in Italia che rappresenta visivamente i femminicidi occorsi nell’anno 2021. Progettato dal Comune di Bologna in collaborazione con Casa delle Donne e Studio Atlantis e finanziato dalla Regione Emilia-Romagna, l’Atlante si pone l’obiettivo di creare un database analitico e facilmente consultabile sul tema dei femminicidi, e cioè sulle donne uccise proprio perché donne. 

Come nasce l’Atlante

Federico Labanti dello studio Atlantis spiega come nasce l’idea di mappare i femminicidi in Italia: “L’idea viene a Nieves, la mia compagna e socia dello studio. Guardando alla Spagna, dove ci sono esempi simili, le è venuta questa idea. Noi stavamo sviluppando questa piattaforma e andavamo un po’ in giro cercando di applicarla agli argomenti che più ci interessano. Ne abbiamo quindi parlato con la Casa delle Donne e loro ci hanno seguito, forse perché c’era anche bisogno di rinnovare un po’ lo stile della loro comunicazione sul tema, almeno dal nostro punto di vista”.

Un’attenzione particolare è stata data alla scelta del linguaggio e delle immagini: “Volevamo dare un’immagine diversa da quello che si vede online sui giornali. Alcune testate hanno prodotto negli ultimi anni tentativi di mappatura sull’argomento femminicidi, ma dal nostro punto di vista hanno sempre avuto un taglio giornalistico, troppo legato alla fredda cronaca. Noi invece volevamo qualcosa di diverso”.
L’intenzione dello studio Atlantis e della Casa delle Donne era quella di “ripulire un po’” la narrazione che accompagna solitamente le storie sui femminicidi: niente più toni paternalistici, niente più retorica e niente più letteratura. “Abbiamo cercato di eliminare tutto ciò che fosse aneddotico – continua Federico Labanti – o che suggerisse quel qualcosa in più oltre ai fatti. Lo scopo ultimo della piattaforma è infatti quello di creare un database il più analitico possibile. Volevamo restituire un quadro freddo ma approfondito”.
L’ultimo accenno, prima di attaccare il telefono, è per le illustrazioni scelte. Il progetto ha infatti visto coinvolti decine e decine di illustratori e illustratrici, tanti quanto i femminicidi occorsi nel 2021. Ognuno di loro ha regalato al progetto un ritratto della donna uccisa: “Anche qui l’intento era quello di discostarci dalla narrazione giornalistica. Volevamo evitare eccessivi riferimenti che dà la fotografia e che, in certi casi, scatena una certa morbosità. Volevamo dare un afflato artistico e personale. Era una sfida che non sapevamo come sarebbe risultata ma tutto sommato direi che è venuta bene”.

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Una ricerca quasi ventennale

Chi insieme allo studio Atlantis ha curato il progetto è Margherita Apone della Casa delle Donne: “Abbiamo pensato di che fosse un’ottima occasione per mettere a frutto una ricerca quasi ventennale di raccolta dati. Abbiamo quindi raccolto tutti i dati e li abbiamo inseriti nella piattaforma creata dallo studio Atlantis. C’è stata poi una lunga fase di confronto sui criteri di analisi da inserire o non inserire nella mappa. Mi spiego: abbiamo valutato, alla fine, di rappresentare la relazione esistente tra vittima e perpetratore. Questa relazione determina i colori con cui i puntini sulla mappa vengono rappresentati”. Oltre che alle diverse colorazioni dei puntini, la mappa permette al lettore di restringere, allargare o isolare alcuni dei criteri di analisi, in modo da poter affinare la ricerca.

Come detto da Federico Labanti, grande importanza è stata data al linguaggio: “Ad ogni donna è collegata una scheda: qui sono descritte sinteticamente le circostanze del suo femminicidio. Abbiamo dedicato molta attenzione al linguaggio da utilizzare: volevamo essere il più precisi possibile, senza tralasciare dettagli importanti, ma senza essere irrispettosi. In ogni storia abbiamo poi scritto, quando comprovato, le iniziali dell’assassino: è stato fatto per non dimenticare che l’Atlante dei femminicidi racconta le donne uccise in Italia in quanto tali - conclude Margherita Apone -, ma anche la violenza che le ha spente e chi questa violenza l’ha agita”. 

L'Atlante dei femminicidi è consultabile a questo link.

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