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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Casalecchio di Reno

Omicidio al veleno, Asoli confessa: "Mi assumo le mie responsabilità e chiedo scusa" |VIDEO

Una cena avvelenata servita dal giovane provocò la morte del patrigno e il ricovero della mamma, che si salvò per miracolo. Il legale delle vittime: "Confessione tardiva". La Corte di assise di appello conferma la condanna a 30 anni

La Corte d'assise d'appello oggi ha confermato la sentenza di primo grado a trent’anni per Alessandro Leon Asoli, 21 anni, per la morte del patrigno Loreno Grimandi, 56 anni, e per aver tentato di uccidere anche la madre, Monica Marchioni con un piatto di pasta avvelenato. La Procura generale aveva richiesto l'ergastolo, così come aveva fatto la Procura ordinaria durante il processo di primo grado. La sentenza è stata preceduta dalla confessione resa in aula da parte del ragazzo, che durante il processo di primo grado si era sempre proclamato innocente incolpando la madre dell'accaduto. "Oggi voglio dire la verità. Sono stato io a fare ciò di cui mi accusano. Mi spiace parlare solo ora, non l'ho fatto prima perché avevo paura. Voglio assumermi le mie responsabilità e chiedere scusa alle persone a cui ho fatto del male. Spero che mia madre possa perdonami e di poter avere una seconda possibilità", le parole di Asoli.

Il ragazzo dopo aver reso queste dichiarazioni spontanee al giudice, è ritornato in carcere tra le lacrime, visibilmente scosso. In aula erano assenti sia la madre che il padre del ragazzo.

La professione di innocenza e l'impugnazione della sentenza

La sentenza di primo grado era stata impugnata dallo stesso Asoli, che fino ad oggi si era sempre dichiarato innocente incolpando la madre per l'accaduto, e dalla pm Rossella Poggioli che aveva chiesto per lui l’ergastolo.

Asoli è stato condannato in primo grado per aver avvelenato, nella loro casa di Ceretolo a Casalecchio di Reno, il 15 aprile 2021, con un piatto di pasta a cui aveva aggiunto del nitrito di sodio, sia il patrigno che la madre. L’uomo morì dopo lunghe e atroci sofferenze, mentre la donna si salvò avendo mangiato solo un paio di forchettate di pasta.

Confessione inattesa

La confessione odierna di Asoli viene accolta con stupore dall'avvocato Marco Rossi, che rappresenta la madre dell'imputato, Monica Marchioni, e Bruna Ventura, l'anziana madre di Loreno Grimaldi. "Non ci aspettavamo questa confessione, perché l'imputato è sempre stato risoluto nel raccontare la sua versione dei fatti durante il processo di primo grado, drammaticamente diversa perché ha sempre accusato la madre. Secondo me questa confessione da un punto di vista processuale è assolutamente tardiva e ininfluente, non merita una scontistica di pena", il commento dell'avvocato.

La mamma di Asoli: "Lui 'era' mio figlio. Ora testimonio il mio inferno a chi non ce la fa"

Le reazioni alla sentenza di secondo grado

Dopo la lettura della sentenza di condanna, l'avvocato Rossi ha mostrato tutta la sua insoddisfazione: "Secondo me questi gravissimi fatti meritavano la condanna all'ergastolo, ma le sentenze si rispettano, attenderemo le motivazioni". Diversa la lettura dell'avvocato dell'imputato Davide Bicocchi, vista anche la richiesta dell'ergastolo da parte dell'accusa che non è stata accolta dalla Corte d'assise d'appello. Il legale è subentrato solo la scorsa settimana dopo la rinuncia dell'avvocato storico del ragazzo, che ha seguito tutto il processo di primo grado. "Non credo che la confessione abbia avuto un significato dal punto di vista giuridico - ha detto Bicocchi -. Certamente lo ha da un punto di vista morale, personale e naturalistico, in un'ottica di previsione di reintegrazione futura"". 

La sera dell'omicidio

I fatti avvengono attorno alle dieci di sera di un giovedì sera. Secondo la ricostruzione dell’accusa, dopo alcune insistenze, il ragazzo prepara la cena al patrigno e alla madre. Un piatto di penne al salmone a cui viene aggiunto il nitrito di sodio. L’uomo appena finito di cenare inizia a sentirsi male, si stende sul divano lacerato dal dolore. A quel punto, il ragazzo avrebbe inscenato una crisi di nervi, urlando: "Ecco, io non sono capace neppure di preparare la cena, hai ragione a dirmi che sono un fallito". Per poi chiedere alla mamma di raggiungerlo nella sua stanza per aiutarlo a calmarsi. "Aveva acceso lo stereo ad alto volume, in modo tale da impedire - ricostruisce la donna - che riuscissi a sentire i lamenti di dolore di Loreno". L’uomo intanto moriva in soggiorno per gli effetti del veleno. "Mi abbracciava, mi diceva resta qui – il racconto sempre della madre. –, mi sembrava strano da lui questo atteggiamento così tanto affettuoso. E quando gli ho detto che sarei andata a vedere come stava Loreno di là, allora è scattato. Mi è saltato al collo, tentando di soffocarmi, urlando 'neanche il veleno ti ammazza!'". A chiamare Carabinieri e 118, i vicini allarmati dalle urla che provenivano dall’appartamento. La donna fu trasportata in codice rosso all’ospedale Maggiore, mentre l’uomo morì poco dopo. 

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