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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

L’esercito delle baby-sitter bolognesi, tra tata-sharing e lavoro sommerso

Sono migliaia le baby-sitter che assistono i bambini e le bambine sotto le due torri. Molte lo fanno per arrotondare, ma non manca chi ne ha fatto un mestiere vero e proprio. E spunta il tata-sharing...

A Bologna i genitori guardano con sempre più interesse al "baby-sitter sharing", un modo per gestire più bambini con una sola persona. In città, oltre l’80% dei genitori iscritti al portale nazionale sitter-italia.it si dichiara infatti interessato all’opportunità di condividere la baby-sitter tra più nuclei familiari.

Dati questi, che si vanno ad affiancare a una più ampia fotografia delle tate in città: un vero e proprio esercito, un vasto mondo per lo più femminile, che fa dell’assistenza ai piccoli un vero e proprio mestiere, qualora non sia possibile accedere a nidi e scuole d’infanzia pubblici o privati. Sotto le due torri vi è abbondanza di baby-sitter: per ogni genitore iscritto al portale, a Bologna sono registrate più di 8 “tate”. In città ben più grandi, come Roma e Milano, la proporzione si ferma a quota 1 a 5.
Sempre secondo sitter-italia.it, sotto le due torri, al portale sono iscritti 3387 profili baby-sitter (quasi tutte donne) e 389 profili genitori. Oltre il 75 per cento di chi si offre per badare ai piccoli ha un età compresa tra i 18 e 32 anni, ma non mancano anche professioniste in età.

Disponibilità di orari ed esperienza influiscono di molto sulla remunerazione oraria, concordata vis-a-vis con i genitori interessati. Per l’assistenza serale sitter-italia registra a Bologna una preferenza per le ragazze più giovani, tra i 18 e i 22 anni, mentre per il doposcuola e gli accompagnamenti i genitori bolognesi preferiscono affidarsi alle ragazze più grandi. Per quanto riguarda la remunerazione, si va dai cinque euro all’ora per le ragazze di prima esperienza, agli oltre nove per quelle più professionalizzate. «Lo considero un “hobby retribuito”» risponde Elisabetta, 28 anni, mentre sta preparandosi per sostenere il concorso per entrare in magistratura. La ragazza riferisce di non avere un contratto vero e proprio, e considera soddisfacente una tariffa di sette euro per ora. «Non lo considero un lavoro a tempo pieno, voglio fare altro nella vita».

Sebbene esista un riferimento ai contratti nazionali, la maggior parte dei rapporti di lavoro viene regolata tramite voucher, o peggio, in modo sommerso. Il Comune di Bologna, per mezzo dell’associazione Il nido sull’Albero, mette a disposizione diversi strumenti per gestire un rapporto di lavoro nell’ambito della regolarità. In particolare, a chi decide di regolarizzare una baby-sitter il Comune si offre di pagare i contributi previdenziali, tramite rimborso. Tra i requisiti, il certificato Isee, l’assunzione della tata per minimo 24 ore settimanali e minimo tre mesi, la residenza in città.


 
 

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