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Economia rallenta anche in Emilia-Romagna. Bankitalia: "PNRR fondamentale" | VIDEO

Le stime di crescita per il 2023 sono state ridimensionate e saranno di poco superiori allo zero per cento

Dopo i primi sei mesi all'insegna della crescita, le prospettive dell'economia emiliano-romagnola si fanno incerte. Le aspettative delle imprese per l'ultima parte del 2022 e gli inizi del prossimo sono improntate alla cautela, condizionate da fattori di rischio come i rincari dei beni energetici, l'incertezza sugli sviluppi del conflitto in Ucraina e le difficoltà di approvvigionamento di materie prime.

Per questo, certifica la Banca d'Italia, le stime di crescita per il 2023 sono state ridimensionate e saranno di poco superiori allo zero per cento. In questo scenario, avverte la banca centrale, l'attuazione del Pnrr continua a rappresentare "un elemento cruciale di impulso sia alla domanda sia alla trasformazione digitale ed ecologica del sistema economico".

Anche per l'Emilia-Romagna, che ha ottenuto finanziamenti per 3,5 miliardi (788 euro pro capite) e che potrebbe generare migliaia di nuovi posti di lavoro (300.000 a livello nazionale, secondo alcune previsioni).

Nei primi sei mesi dell'anno l'economia locale, invece, ha continuato a crescere: l'indicatore trimestrale dell'economia regionale (Iter), elaborato dalla Banca d'Italia e il cui andamento è in linea con la dinamica del Pil, mostra un aumento tendenziale del 6% circa, un valore poco al di sopra della media nazionale.

La dinamica elevata riflette anche il confronto con la prima parte del 2021, quando i livelli di attività erano molto più bassi a causa della pandemia. Nella prima parte dell'anno, l'aumento della produzione industriale ha interessato tutti i comparti e le classi dimensionali (+8,1%).

Oltre il 70% delle imprese intervistate per il sondaggio congiunturale di Bankitalia ha rilevato un aumento del fatturato nei primi nove mesi dell'anno (legato spesso alla necessità di dover coprire maggiori costi di produzione per l'aumento dei prezzi delle materie prime e dell'energia).

La produzione manifatturiera ha beneficiato del rafforzamento della domanda estera: le esportazioni sono aumentate in termini nominali del 19,7% nel primo semestre (in termini reali l'aumento è stato del 9,5%). Anche l'espansione della spesa per investimenti è proseguita: oltre il 60% delle imprese intervistate ha confermato la crescita programmata all'inizio di quest'anno, mentre poco meno del 20% ha invece rivisto al rialzo i piani d'accumulazione del capitale.

L'espansione del comparto edile è rimasta robusta, spinta dal Superbonus, nonostante le incertezze sulla cessione dei crediti fiscali al sistema bancario e la carenza di manodopera specializzata: da agosto 2020 sono stati avviati in regione circa 20.000 interventi (poco più di 8.200 alla fine di dicembre del 2021), per un ammontare complessivo di 3,6 miliardi di euro (8,3% del totale nazionale).

Nei servizi le attività sono state favorite dalla ripresa dei consumi che avevano maggiormente risentito delle misure di contenimento della pandemia (turismo, ristorazione e attività ricreative). Le presenze turistiche nei primi otto mesi dell'anno sono aumentate di oltre il 26% rispetto allo stesso periodo del 2021, ma sono rimaste inferiori dell'8% nel confronto con i valori pre-pandemia.

Nello stesso periodo il movimento di passeggeri negli aeroporti è quasi triplicato, pur rimanendo del 12,5% inferiore ai livelli del 2019. Nel comparto dei trasporti stradali e marittimi di merci, invece, l'attività ha superato i livelli pre-emergenza. La prosecuzione della fase espansiva ha avuto riflessi positivi sul mercato del lavoro, con un aumento sia degli occupati (0,9% nel primo semestre) sia delle ore lavorate. Il ricorso alla cig e alle altre misure di integrazione salariale è ulteriormente diminuito: nel terzo trimestre le ore autorizzate sono state l'80% in meno rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Il tasso di disoccupazione è sceso al 5%.

L'aumento degli occupati ha riguardato solo i lavoratori dipendenti: i contratti stipulati sono stati 81.000, con una crescita delle assuzioni a tempo indeterminato, il 25% del totale. La situazione economica delle imprese è rimasta nel complesso favorevole.

I rincari delle materie prime energetiche e delle altre materie prime incidono, però, in misura più marcata nella manifattura, dove si è fatto un ricorso maggiore al credito: la quota di imprese del settore che prevede di chiudere l'esercizio in utile si è ridotta, a fronte di un aumento nei sevizi.

La liquidità del settore produttivo, ancora su valori storicamente elevati, è leggermente diminuita. Il maggiore fabbisogno finanziario delle imprese, derivante anche dai più elevati costi di produzione, ha determinato un aumento della domanda di prestiti bancari che sono tornati a crescere (4,1% su base annua a giugno).

La rischiosità è lievemente aumentata, ma rimane su livelli molto contenuti (1,6% il tasso di deterioramento nei 12 mesi terminanti a giugno). Le migliori condizioni sul mercato del lavoro hanno sostenuto, invece, i consumi. Gli indicatori disponibili suggeriscono una riduzione della propensione al risparmio delle famiglie, in linea con quanto accaduto a livello nazionale: il tasso di crescita dei depositi è passato dal 5% di dicembre al 3,6% di giugno 2022.

È proseguita la crescita delle compravendite di abitazioni: i mutui erogati nel semestre sono aumentati dell'11,1%. Il tasso medio sui nuovi finanziamenti per l'acquisto di abitazioni concessi nel secondo trimestre è salito al 2,2%, anche se la quota di mutui a tasso fisso del 58% fa prevedere che gran parte dei prestiti è al sicuro dai rischi collegtai all'aumento dei tassi di interesse. "Per il terzo trimestre dell'anno i dati a nostra disposizione ci confermano ancora una crescita, ma con indici un po' più contenuti. Le aspettative che, invece, manifestano le aziende per i prossimi mesi sono di particolare cautela", tira le somme Pietro Raffa, direttore della sede di Bologna della Banca d'Italia. (Dire)

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