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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Ritrovamento riapre il caso Carabellò. Il legale: "Un anonimo aveva già indicato quel canale"

Vicino allo scheletro trovato ieri in zona Parco Nord la patente dell'uomo scomparso nel 2015. Sarà l'esame del DNA a chiarire il mistero. Il legale della famiglia: "Una svolta. Aspettiamo i risultati dell'esame"

La patente di Biagio Carabellò, il protagonista di uno dei casi di scomparsa più misteriosi degli ultimi anni, era proprio lì, poco distante dai resti umani rinvenuti nella mattinata di ieri nei pressi del Parco Nord, in via Romita, da alcuni operai che stavano effettuando alcuni lavori di ripulitura di un canale di scolo. Il 46enne Biagio Carabellò era sparito nel nulla dal quartiere Bolognina nel 2015 e da allora, fra testamenti falsificati e lettere anonime ("Biagio è stato ucciso e gettato in un tombino”) di lui non si era saputo più nulla. L'avvocato della famiglia, Barbara Iannuccelli, che ha sempre seguito il caso con passione e determinazione pensa che questo ritrovamento possa essere la vera (e drammatica) svolta: "L'esame del DNA scioglierà ogni dubbio". I documenti dell'uomo sarebbero stati trovati all'interno di un giubbotto e le indagini sono condotte dal pm Elena Caruso

La storia di Biagio Carabellò ha avuto in tutti questi anni diversi colpi di scena, un "giallo" vero. La famiglia dello scomparso, e in particolare la sorella Susanna, non si è mai arresa. Neppure dopo la richiesta di archiviazione del caso nel 2018. E tornando indietro nel tempo impossibile oggi non ricordare quando, nel 2017: "Una mano anonima condusse le ricerche al parco di Villa Angeletti, zona setacciata dal Soccorso Alpino. Aveva ragione e resta da stabilire il percorso sotterraneo nell'acqua che Biagio ha fatto per essere 'sversato' attraverso la tubatura nel luogo dove sono stati ritrovati quei resti". Il legale dei Carabellò si chiede anche se questo 'anonimo' non possa dire qualcosa adesso. Da quello che si apprende, il DNA della mamma di Biagio Carabellò, sarebbe da tempo in mano agli inquirenti che potrebbero così confrontarlo nei tempi richiesti. 

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Quella giacca di Biagio sporca di sangue trovata nel suo appartamento 

Fra i vari elementi emersi durante le indagini, anche il ritrovamento di un indumento macchiato di sangue rinvenuto dai Ris nell'appartamento dello scomparso e oggetto di studio da parte dell'avvocato Iannuccelli, della criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone e dei carabinieri insieme al Pm Stefano Orsi.  Le conclusioni alle quali era arrivata Bruzzone erano quelle di un delitto d'impeto. L'indumento del 46enne scomparso nel nulla era macchiato di sangue, macchie che qualcuno avrebbe poi cercato di lavare via. Il sangue appartiene proprio a Carabellò, stando all'esito dell'esame del Dna basato sulla madre dello scomparso. "La giacca non era indossata da Biagio al momento del delitto - aveva osservato la criminologa - ma probabilmente era limitrofa al punto in cui è stato aggredito". L'ipotesi è che il delitto sia stato commesso al chiuso, vicino a quella giacca: alcune testimonianze riconducono Carabellò riconosciuto fuori di casa il giorno della scomparsa, una giornata molto fredda. La deduzione è che il giaccone sia stato macchiato quando non era indossato, ma vicino a Carabellò. Era il marzo del 2018. 

La scomparsa di Biagio Carabellò

Biagio Carabellò scomparve la mattina del 23 novembre del 2015 dal quartiere Bolognina, dove ha sempre abitato e dove erano in molti a conoscerlo. Sarebbe stato visto l'ultima volta presso il poliambulatorio di via Tiarini. Da allora le indagini hanno preso strade diverse, fino al ritrovamento del testamento della sua fidanzata deceduta per malattia, Elisabetta Filippini, falsificato da una mano che poi è stata condannata. Ma i colpi di scena continuano fra lettere anonime e tracce di sangue sugli indumenti dell'uomo. 

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