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Cronaca

Bimbi morti caduti dal balcone, chiesta archiviazione per il padre

Nessun elemento nuovo a carico dell'uomo, l'accusa è di istigazione al suicidio. Ora la parola spetta al Gip. Rimane l'ipotesi che i due giovanissimi abbiano cercato di scavalcare il balcone per sfuggire alla consegna di rimanere in casa

La Procura di Bologna chiede di archiviare il padre dei due ragazzini di 10 e 14 anni che lo scorso 23 marzo morirono dopo essere caduti dall'ottavo piano del palazzo in cui abitavano in zona Barca. L'uomo, un 43enne nato in Kenya, è indagato per istigazione al suicidio, ma per il pm Tommaso Pierini "gli elementi acquisiti non consentono di sostenere l'ipotesi accusatoria", dato che "è emersa l'assenza di qualsivoglia responsabilità (anche solo a titolo di colpa)" a suo carico.

Dunque, scrive Pierini, la richiesta di archiviazione è "doverosa, essendo emerso che il decesso dei bambini è stato solo l'esito di una tragica fatalità". Agli investigatori il padre, che in quel momento era l'unica altra persona presente in casa, aveva dichiarato che, secondo lui, i figli erano caduti dalla terrazza "perché volevano scappare in quanto temevano la punizione che avrei potuto infliggergli" per aver "trattenuto del denaro dai soldi che gli avevo dato per fare la spesa".

L'uomo ha affermato che si trovava in bagno al momento dell'incidente, e di aver visto solo in un secondo momento, dalla terrazza, i corpi dei bambini nel parcheggio "con parecchia gente attorno". Da qui l'ipotesi di istigazione al suicidio, in quanto per il pm poteva essere plausibile che "il figlio maggiore, 'sfidato' dal padre a far uscire fuori i soldi mancanti, potesse decidersi ad un gesto estremo di ribellione-rivalsa, in cui poi, in qualche modo, era rimasto coinvolto anche il fratello minore".

Peraltro, sottolinea Pierini, la contestazione era stata mossa "in una prospettiva garantista per il padre", visto che, con "un addebito esplicito a suo carico, le successive attività tecniche irripetibili, in primis l'autopsia, avrebbero consentito la partecipazione del suo difensore", garantendo quindi al meglio i suoi diritti di difesa.

Gli elementi successivamente acquisiti nel corso delle indagini, a cominciare dai rilievi della Scientifica e dall'esito dell'autopsia, hanno però portato, dettaglia il pm, a ritenere "altamente probabile, o perlomeno quantomai convincente, la ricostruzione stando alla quale" i ragazzini "sono precipitati nel tentativo di passare dal proprio balcone a quello dell'appartamento dei vicini".

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Balcone che, "plausibilmente, intendevano raggiungere per sfuggire all'imminente 'confronto' con il padre". In particolare, stando a quanto emerso dai rilievi "è lecito affermare, ragionevolmente, che almeno la caduta del primo dei due bambini sia stato il tragico esito del tentativo di passare da un balcone all'altro", mentre la caduta del fratello "può essere stata, a sua volta, l'esito di un analogo salto o, piuttosto, la tragica conseguenza di un disperato tentativo di salvataggio (se non, persino, la scelta 'volontaria' di raggiungere il fratello, compiuta in un attimo di obnubilamento)".

Anche l'autopsia ha escluso che la morte dei bambini possa essere stata causata da qualcosa di diverso dalla caduta (il pm ricorda che inizialmente si era valutata anche l'ipotesi "residuale, pressoche scolastica", che i due bambini fossero stati uccisi prima o resi inermi, ipotesi scartata dopo le indagini chimico-tossicologiche).

Oltre a questo, nemmeno le intercettazioni svolte durante le indagini hanno fatto emergere elementi a carico del padre, ma anzi hanno fatto emergere "un quadro di dialoghi, comunicazioni e reazioni del tutto coerente con la sua innocenza".

Infine, per Pierini "non può dirsi propriamente 'anormale' l'atteggiamento apparentemente 'disumano' tenuto dal padre non appena percepita la tragedia, quando, a fronte della visione dei corpi dei figli, lungi dal precipitarsi per le scale inspiegabilmente temporeggiava perché intento a rivestirsi".

Questo atteggiamento, che "a un occhio 'inesperto' parrebbe evocare una lucida follia, in ipotesi compatibile addirittura con l'omicidio di un figlio, in realtà non è che una delle diverse possibili reazioni fisiologiche che una persona può avere dinanzi a un evento così emotivamente deflagrante", quindi è una reazione "propriamente annoverabile come normale".

Ecco perché, vagliati tutti gli elementi raccolti durante le indagini, il pm conclude "per la doverosità della richiesta di archiviazione, essendo emerso che il decesso dei due bambini è stato solo l'esito di una tragica fatalità, sul cui verificarsi il padre non ha avuto alcuna responsabilità". Ora la palla passa al Gip, che dovrà decidere se accogliere o meno la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura. (Dire) 

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