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Il processo

Tragedia di Carnevale, la testimonianza del carabiniere: “Il carro non era a norma”

Il piccolo Gianlorenzo perse la vita il 5 marzo 2019 a soli due anno e mezzo cadendo dal carro allegorico. La madre: "Ho sempre vigilato su mio figlio"

Entra nel vivo il nuovo processo per la morte del piccolo Gianlorenzo Manchisi, che perse la vita il 5 marzo 2019 a soli due anni e mezzo cadendo dal carro allegorico durante la tradizionale sfilata di Carnevale in via Indipendenza, nonostante i disperati interventi del 118. A inizio marzo il giudice del Tribunale ha deciso di riunire per reati connessi i due procedimenti paralleli che vedevano imputati, tutti per omicidio colposo, da una parte il responsabile del Comitato per le manifestazioni Petroniane Paolo Castaldini e il presidente del Comitato organizzatore del Carnevale della Curia don Marco Baroncini, dall’altra il collaudatore del carro Marco Pasquini e Siriana Natali, la madre del piccolo che era con lui sul carro il giorno della tragedia. A maggio scorso era stato condannato in abbreviato, a un anno e mezzo, l’allestitore del carro Paolo Canellini.

Le testimonianze

Oggi è stato risentito Salvatore D’Elia, ai tempi comandante della stazione dei carabinieri di via Indipendenza (e ora in congedo per sopraggiunti limiti d’età), che era già stato ascoltato lo scorso ottobre durante il primo filone processuale che vedeva coinvolti la madre e il collaudatore. D’Elia ha confermato quanto detto allora, ribadendo che “non c’era regolamentazione, tutto si basava sul buon senso, l’unica richiesta era quella di Castaldini per la viabilità, che comunicava al Comune che ci sarebbe stata una manifestazione”. D’Elia ha poi riferito “che non era stata predisposta un’ambulanza sul posto” e riguardo al carro “non era a norma, perché secondo le norme anti infortunistiche, le barriere non erano idonee a contenere soprattutto i bambini, lì ci passava un adulto, dovevano essere verticali e distanti tra loro massimo 10 cm”.

Il padre: "Non è vero che mia moglie non ha prestato attenzione, basta menzogne"

Dopo di lui, è stata ascoltata l’agente della pattuglia dei carabinieri giunta sul posto dopo la chiamata della centrale operativa. “C’era una situazione di frastuono. Il 118 stava rianimando il bambino. Noi abbiamo cercato di contenere l’ordine pubblico e a tenere a bada i curiosi. Dopo che abbiamo sentito le persone sul posto, siamo andati a Granarolo dove si trovava il carro per effettuare il sequestro”, il suo racconto.

Infine, è stato ascoltato il commesso di un esercizio commerciale su via Indipendenza situato proprio di fronte al luogo della tragedia che si è soffermato su quegli attimi drammatici. In aula erano presenti Castaldini, don Baroncini e i genitori del piccolo Gianlorenzo, visibilmente scossi nel ripercorrere gli attimi di quella giornata.

“Mio figlio mi è morto in braccio, ero presente, non è vero che mia moglie non ha prestato attenzione, non è vero nulla. Basta con queste menzogne. Dovevano esseri fatti carri di carnevale in sicurezza per i bambini. Non si può incolpare una mamma che nell’attimo dopo che è successo tutto prende il cellulare e chiama i soccorsi il prima possibile", le parole del padre Giuseppe. “Sono una vittima, ho sempre vigilato su mio figlio, la responsabilità non era mia”, ha ribadito la madre. 

Le indagini

L'incidente in cui perse la vita il bimbo avvenne il 5 marzo del 2019, si festeggiava il martedì grasso, l'ultimo giorno di carnevale. Il piccolo cadde dal carro che poi lo investì. Fu subito ricoverato nel reparto Rianimazione dell'Ospedale Maggiore, ma dopo 24 ore smise di vivere. A distanza di poche settimane dalla tragedia, la Procura indagò l'allestitore del mezzo, l'ingegnere collaudatore e la mamma. Dopo un esposto della famiglia, la Procura chiese per due volte l'archiviazione per gli organizzatori della manifestazione, richiesta che però fu rigettata dal gip che ordinò l'imputazione coatta nei confronti di Baroncini e Castaldini. Due procedimenti che sono stati oggi riuniti dal giudice. 

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