Bimbo morto in casa Acer, la Procura ricorre in Cassazione
Continuano i risvolti giudiziari in seguito alla morte di Alessandro Do Rosario. La procura aveva chiesto l'archiviazione per i tecnici Acer ma il Gip ha ordinato di fatto l'imputazione coatta. Ora l'appello al massimo organo
Si appresta a diventare un conflitto giudiziario il caso di Alessandro Do Rosario, il bimbo morto a soli 9 anni nell'agosto scorso, nella sua casa di via Benini. La procura infatti ha trasmesso il fascicolo alla Corte di Cassazione, in opposizione al decreto del Gip Grazia Nart che ordina approfondimenti sull'eventuale responsabilità di Acer e Comune nella causa di morte del piccolo, ovvero un vetro della porta-finestra considerato troppo sottile.
Fu proprio quel vetro, rotto dal bimbo nel tentativo di liberare il suo nipotino rimasto chiuso fuori a recidere l'arteria femorale di Do Rosario, una tragedia avvenuta mentre madre e sorella si erano assentate per breve tempo a fare delle spese.
Il fascicolo aperto dalla Procura aveva portato ad approfondire come mai quel vetro fosse in quello stato, una volta escluse responsabilità dirette dei parenti. Sotto accusa erano infatti le presunte mancate manutenzioni ai vetri dell'appartamento, che diverse interpretazioni burocratiche vedono come in carico o meno al gestore degli appartamenti, appunto Acer. Tutto terminato con la richiesta di archiviazione per l'ente gestore, avanzata dal pm Gustapane.
Il gip ha accolto invece le richieste della famiglia del bambino, e ha di fatto ordinato alla Procura di indagare il responsabile della manutenzione Acer, Mario Bertoli. Una imputazione coatta contro la quale ora la procura si appella al massimo organo della Cassazione.