Bologna da giugno città 30. Sui viali? "Decideremo con i cittadini, in alcune strade limite 50km/h" | VIDEO
La giunta ha approvato le linee di indirizzo per la realizzazione del piano 'Bologna città 30'
Autovelox, segnaletica stradale, controlli, zone 30 e zone residenziali: Bologna si prepara a diventare città 30. La Giunta ha approvato la delibera che dà il via libera alla realizzazione del piano 'Bologna città 30', in campo, per la messa in sicurezza ci sono 14 milioni di euro.
A giugno 2023, infatti, come annunciato in conferenza stampa dal sindaco Matteo Lepore e dall'assessora alla Mobilità Sostenibile, Valentina Orioli, il Comune conta di raggiungere l'obiettivo. In questi mesi preparatori sarà prevista anche una fase di partecipazione con incontri aperti ai cittadini e alle categorie interessate.
"Anche sui viali ci sarà il limite dei 30?". Il sindaco e l'assessora non entrano nel merito e affermano che anche e proprio di questo si parlerà nei prossimi mesi negli incontri dei Laboratori di quartiere.
"Vogliamo che Bologna sulla sicurezza stradale faccia da apripista. Il nostro Paese merita una legge a livello nazionale, come esiste in Spagna ad esempio, spero che il governo ne inizi a discutere", afferma il sindaco.
Bologna Città 30, meno incidenti
Sono già molte le città europee che hanno adottato questo tipo di provvedimento: Bilbao, Bruxelles, Londra, Helsinki, Grenoble e Graz sono solo alcune delle città in cui è già attivo il limite a 30 km/h in città. Il risultato? Meno incidenti, meno morti e meno inquinamento, tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità prevede un ruolo fondamentale delle città 30 per il decennio 2021-2030.
Nel caso della Spagna, che ha adottato la norma su tutto il territorio nazionale dal maggio del 2021, gli incidenti stradali sono diminuiti del 25% mentre gli investimenti dei pedoni si sono addirittura dimezzati.
Il progetto e i numeri
Nel decennio compreso fra il 2010 e il 2019, nel solo territorio del Comune di Bologna, ci sono stati 194 morti e oltre 26.000 feriti, per una media che sfiora i 20 morti e 2600 feriti all’anno. Questi numeri fanno ancora più impressione se allarghiamo lo sguardo a tutto il territorio della Città Metropolitana, 737 e 54.000 feriti in 10 anni.
Quanto alla tipologia delle vittime, il segnale è chiaro: sono gli utenti deboli della strada a pagare il prezzo più alto, soprattutto in termini di mortalità. La loro intrinseca fragilità li porta ad essere i più esposti a conseguenze tragiche in caso di incidente. Nel decennio 2010-2019 i pedoni sono risultati feriti nell’11/12% degli incidenti complessivi, ma ben il 34% dei morti totali è pedone: 66 su 194. A seguire i ciclisti, con 30 morti.
Ed è proprio sull’utenza più debole che le città30 hanno da subito i migliori risultati: a Helsinki s’è passati dai 30 pedoni morti l’anno degli Anni Novanta ai 7 dopo l’introduzione di varie zone30, fino agli 0 (!) del 2019, quando tutta la città è diventata 30. A Grenoble dopo 3 anni di città30 hanno registrato un -22%, mentre a Bruxelles nei primi mesi di città30 s’è registrato un -50% di morti e feriti gravi. A Graz -24% sin dal primo anno e addirittura -90% di bambini vittime di incidenti davanti alle scuole. Questi sono risultati veri, concreti, ottenuti rapidamente. Possiamo permetterci di fare finta di nulla per solleticare la pancia di qualcuno?
30logna è un concetto di città che ha come primo obiettivo quello di ridurre drasticamente l’incidentalità urbana e la gravità delle conseguenze degli incidenti. Non è difficile capire che, evitando i picchi di velocità, sia più facile arrestare i veicoli in tempo per evitare collisioni. E, naturalmente, l’impatto con un veicolo che viaggia più lentamente è meno dannoso rispetto allo scontro con un’auto che viaggia più spedita.