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Cronaca

Blocco super bonus, a rischio i lavori sulle case popolari: "Ma per le villette c'è proroga"

Esprimono "rammarico" Acer e Città metropolitana, mentre il decreto governativo è in corso di converisone in legge dentro la commissione finanze della Camera

Il superbonus 110% con ogni probabilità non sarà prorogato per le case popolari. Un boccone amaro per Acer Bologna, che in una nota firmata insieme alla Città metropolitana parla di "grande occasione persa". Come riferisce il presidente dell'azienda casa bolognese, Marco Bertuzzi, "le notizie che giungono dalla commissione Finanze della Camera ormai sono chiare. Nel testo di conversione del decreto non c'è niente per le case popolari, né la proroga né tanto meno l'eliminazione dell'assurdo vincolo del 60% dei lavori entro il 30 giugno". In poche parole, "il temuto stop è purtroppo diventato realtà".

Al contrario, sottolinea "con rammarico" Acer Bologna, "per le villette la proroga al 30 settembre ci sarà". Per l'azienda casa bolognese, tira dunque le somme il presidente, questo "significa limitarci a completare quello che abbiamo iniziato e dover interrompere il programma per tutto il resto che, con una proroga, si sarebbe potuto fare a Bologna e in provincia e che già eravamo stati costretti a interrompere con il primo decreto".

"Bloccato efficientamento patrimonio pubblico"

Quando si parla di case popolari, si sfoga dunque Bertuzzi, "questo Governo fino ad ora non sembra pensare alla riqualificazione energetica, ma solo e soltanto alla lotta alle occupazioni abusive. Ma a Bologna questo fenomeno non c'è, perché l'abbiamo sconfitto da tempo. Speravamo quindi di poter continuare a efficientare il patrimonio pubblico". L'amarezza è condivisa dalla delegata alle Politiche abitative della Città metropolitana di Bologna, Sara Accorsi.

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"Il tema delle condizioni delle case popolari è un tema comune a tutta l'area metropolitana- spiega- e inserendoci nel percorso indicato dalla Regione, abbiamo avviato una pista di lavoro anche sulla pratica, possibile ma non ottimale, dell'alienazione funzionale al ripristino, spesso unica strada percorribile per avere risorse utili a reimmettere alcuni immobili nella disponibilità di accogliere i nuclei in lista d'attesa". In questo senso, ragiona Accorsi, "chiudere la possibilità d'interventi migliorativi alle realtà virtuose che sul territorio metropolitano gestiscono il patrimonio pubblico significa chiudere il diritto alla casa a tante famiglie in difficoltà. Questa scelta purtroppo aggrava la situazione già denunciata determinata dal mancato finanziamento del Fondo affitto e del Fondo morosità per il 2023", conclude la delegata di Palazzo Malvezzi.

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