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Cronaca

Bullismo a scuola, ragazzi e insegnanti: "Abbiamo gli strumenti per denunciarli"

Il caso del 16enne 'bullizzato' ha ri-sollevato il problema della violenza fra i ragazzi, mentre le scuole assicurano: "L'argomento non è sottovalutato, si lavora sulla prevenzione e se ne parla in classe"

Un giro per i licei e gli istituti superiori di Bologna, per chiedere ai ragazzi di commentare l'episodio di bullismo denunciato qualche giorno fa in un una scuola della provincia e per il quale è stato anche aperto un fascicolo dalla procura e sul quale si è espresso il garante per l'infanzia e l'adolescenza della Regione Emilia Romagna

"Non mi è mai capitato e che io sappia non è capitato nulla di simile neppure ai miei amici e compagni di scuola - spiega un liceale del Minghetti, G.F. - pensavo si trattasse di un ragazzino delle medie, alle superiori mi sembra strano accadano episodi del genere, forse nelle classi del ginnasio, non so...A scuola durante l'ultima occupazione abbiamo proposto una serie di incontri (poi approvati dal collegio docenti che ci ha concesso 12 ore all'anno) fra noi studenti con un ordine del giorno su cui discutere e fra quelli che abbiamo affrontato c'è anche il bullismo. Si tratta di emarginazione sociale e anche sessuale, visto sono le diversità ad essere prese di mira". 

Fabio Gambetti, il preside del liceo classico Minghetti conferma che il tema bullismo e cyberbullismo, vista anche l'emergenza nazionale degli ultimi anni (incluso l'episodio bolognese della maxi-rissa ai Giardini Margherita) è trattato da anni, sia dalla scuola che attraverso progetti condivisi con Ausl e istituzioni: "E' almeno da 7 anni che nel nostro istituto vengono organizzati corsi sulla mediazione dei conflitti ed esistono sportelli di ascolto per avvicinare studenti e insegnanti. Anzi, proprio in questi giorni abbiamo approvato tre corsi focalizzati sul cyberbullismo".

Non è un fenomeno sottovalutato insomma quello del bullismo nelle scuole e, come raccontano delle studentesse del primo anno del liceo Galvani "Un altro strumento a disposizione di noi ragazzi è lo psicologo, che è a scuola una volta a settimana e possiamo fissare il nostro appuntamento. Certo è che il fatto di tirare fuori o meno certe cose, ecco quello dipende dai singoli soggetti, che magari si vergognano di ammettere di essere presi di mira, emarginati e persino bullizzati. In ogni caso non sappiamo di casi nel nostro liceo. Non è mai successo nulla".  

Anche nel caso del Galvani a confermare l'attenzione sui rischi e l'assenza di episodi di violenza è uno dei dirigenti scolastici, il vicepreside Maurizio Santoro: "Nel nostro istituto non sono stati registrati episodi di bullismo. Fra l'altro lavoriamo in sinergia con la Città Metropolitana, con la Regione Emilia-Romagna e con il quartiere per approfondire tematiche che riguardano per esempio la parità di genere, la violenza, le diversità"

Ma se tu fossi preso di mira dai bulli, cosa faresti realmente? Ti vergogneresti e lo terresti per te? (Abbiamo chiesto a uno dei ragazzini all'uscita da scuola): "Lo direi sicuramente ai miei amici. E poi dipende a che livello. Magari per un solo episodio no, ma se la cosa diventasse un'abitudine allora non avrei certo paura di passare per 'spione' o 'cocco' dell'insegnante, lo direi direttamente alla scuola in modo che prenda provvedimenti disciplinari". 

IL RUOLO DEI SOCIAL. Le chat di whatsapp e i gruppi di Facebook sono i "luoghi" di incontro e di scambio fra i componenti delle classi e degli istituti: è spesso qui che i "prepotenti" postano le foto e i video nei quali vengono immortalate le vittime, registrate le aggressioni, gli insulti e gli accerchiamenti. Ma come racconta una ragazzina di seconda superiore: "I social hanno anche la funzione opposta, ovvero quella di smascherare i bulli, di far sapere a tutti quanto sono stati vigliacchi a prendersela in gruppo contro uno solo in modo che siamo loro a vergognarsi e non la vittima". Insomma accade che i ragazzi bullizzati scrivano su Facebook come, dove e da chi siano stati maltrattati e che questo porti poi alla solidarietà degli altri ragazzi

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