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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Camerino troppo stretto per la sedia a rotelle: "E' discriminazione, disabile risarcita con mille euro"

L'episodio è avvenuto in un negozio di abbigliamento ai danni di una ragazza che poi ha segnalato il problema: adesso il camerino dovrà essere adeguato. Il legale: "Si tratta di discriminazione indiretta"

Una ragazza entra in un negozio di abbigliamento, sceglie dei capi ma non riesce a provarli perchè la sua sedia a rotelle non entra nel camerino. È successo a Elisa (nome di fantasia) nel negozio di una grande catena di abbigliamento del bolognese: ha rinunciato all'acquisto, segnalando il problema personalmente, via mail, alla catena di negozi.

Il servizio clienti si e' subito scusato, promettendo un celere riscontro che, pero', dopo quattro mesi non era ancora arrivato. "Ho deciso di andare a fondo di questa piccola questione- spiega la ragazza- perche' era davvero semplice da risolvere: posso capire che a volte ci siano difficolta' oggettive per superare le barriere architettoniche, o alti costi da affrontare, ma in un caso del genere bastava togliere il divisorio di legno tra due camerini per crearne uno piu' grande, un lavoro da nulla, era assurdo non intervenissero".

Cosi' ha scritto un'altra mail all'azienda, avvisando stavolta che, in assenza di riscontri, si sarebbe rivolta a un avvocato. "Mi hanno risposto che avrebbero risolto il problema, ma con 'tempi tecnici' indefiniti. Francamente mi sono sentita presa in giro, sono stanca di sentire gente che da' ragione alle persone con disabilita' tanto per 'tenerle buone' e prendere tempo, senza fare nulla di concreto per cambiare le cose. Ormai so bene che questo genere di risposta non porta da nessuna parte, cosi' ho attivato il servizio legale di Sidima".

"Elisa ha chiesto aiuto al nostro servizio antidiscriminazione - racconta Dalla Mora -. Come da prassi, ha versato 30 euro ed e' diventata socia, poi il servizio legale e' stato gratuito". Il caso e' stato seguito da Fulvia Casagrande, avvocata di Sidima del foro di Bologna, specializzata in diritto antidiscriminatorio. Inizialmente, come da prassi, ha inviato alla controparte una raccomandata, chiedendo di risolvere il problema e di risarcire il danno subito.

Poiche' la catena di negozi, pero', non aveva dato risposte ritenute soddisfacenti, e' stato necessario depositare in Tribunale un ricorso per discriminazione, come previsto dalla legge 67/2006. "Come spesso capita, poco prima della data fissata per l'udienza la controparte ci ha contattati- spiega Casagrande- chiedendo di trovare un accordo che gli evitasse di andare davanti al giudice".

Infatti, secondo la legge 67/2006, ogni situazione che mette una persona con disabilita' in una posizione di svantaggio puo' costituire "discriminazione indiretta": quindi, anche un camerino con una porta troppo stretta. "La questione cosi' e' stata risolta tramite una transazione, che ha previsto un risarcimento economico di mille euro, il pagamento delle spese legali e, soprattutto, la modifica del camerino entro un termine preciso.

La scadenza e' effettivamente stata rispettata, e ora quel negozio e' piu' accessibile per tutti. "Al di la' del caso singolo- afferma Dalla Mora, architetto in sedia a ruote- il risultato e' importante per far capire alle persone che certi disagi 'quotidiani', a cui siamo quasi rassegnati, in realta' sono discriminazioni e possono essere risolti".

(Dire)

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