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I Contadini di Campi Aperti in protesta: "Niente canone o delocalizziamo" | VIDEO

Nel corso dell'aperitivo contadino in piazza Nettuno l'incontro con gli assessori Guidone e Ara

"Se le cose non cambieranno, ci troveremo a dover chiudere i mercati contadini in città". E' l'avvertimento lanciato dall'associazione Campi Aperti, che a Bologna organizza attualmente sette mercati con il coinvolgimento di 150 aziende, nel corso di un "aperitivo contadino e social" promosso oggi sotto le finestre del Comune per protesta contro il nuovo Regolamento per lo svolgimento dei mercati di vendita diretta di prodotti agricoli.

"Vogliamo mandare un segnale all'amministrazione, che ha intrapreso con noi un percorso di riconoscimento delle nostre attività- afferma la presidente di Campi Aperti, Elisa Mattioli, intervistata dall'Agenzia Dire - il quale, però, in questo momento sta ostacolando il proseguimento dei mercati e anche la nascita di nuovi".

In questi mesi "ci siamo seduti al tavolo con l'amministrazione per discutere un nuovo Regolamento che riconoscesse il valore aggiunto dei mercati contadini come bene comune, come già riconosciuto a livello di intenti dalle amministrazioni precedenti- continua Mattioli- ma quando si è trattato di tradurre in azioni concrete i proclami politici, ci siamo trovati paradossalmente in una situazione peggiore rispetto a quella iniziale".

Eppure, i mercati rappresentano "un'economia di relazione e circolare che non può essere paragonata a qualsiasi altra attività commerciale", sottolinea la presidente: "All'interno di una transizione ecologica che voglia realmente tutelare l'ambiente e rendere accessibile un cibo sano ed equo alla cittadinanza, bisogna aiutare i mercati contadini". Invece, con le nuove regole "ci troviamo a fronteggiare una burocrazia che per chi gestisce un'azienda agricola e deve stare dieci ore nei campi- manda a dire Mattioli- non è possibile affrontare".

Ma sul tavolo, anzi sul banco dei mercati, c'è soprattutto il canone per l'occupazione di suolo pubblico: il Regolamento prevede uno sconto del 50% sulla tariffa base ma i produttori devono pagare per l'area di vendita, per i tavoli destinati ai clienti e per i mezzi di trasporto. E questo "non solo per gli orari di apertura dei mercati ma anche per quelli di montaggio e smontaggio- spiega Mattioli- con un enorme aggravio a livello economico per la gestione dei mercati".

Nel caso di Campi Aperti, è l'associazione a farsi carico del canone chiedendo un contributo volontario alle aziende sulla percentuale delle vendite. Un modo per "incentivare le piccole realtà", afferma la presidente. Secondo i calcoli di Mattioli, con le nuove norme il conto per Campi Aperti arriverà quasi a raddoppiare arrivando ad una cifra annuale, per i sette mercati, tra i 10.000 e i 12.000 euro. Da un lato, è una spesa "che non possiamo spalmare sui produttori, perché se una piccola azienda deve pagare un fisso- continua la presidente- allora non ci viene e chiude".

Ma dall'altro lato, la cifra in questione "sul bilancio del Comune di Bologna cosa incide? Niente", sbotta Mattioli, ribadendo la richiesta di concedere un'esenzione totale del canone. Altrimenti, i mercati di Campi Aperti "spariranno e andranno da amministrazioni dove queste cose già esistiono", avverte Mattioli: "Altri mercati dei Comuni qui attorno questi riconoscimenti già sono un fatto reale. E' una scelta politica".

Il Comune: "Consap percepito, valuteremo"

Durante la protesta di Campi Aperti sotto il Comune, oggi a Bologna, c'è spazio anche per un dialogo diretto tra i contadini dell'associazione e due assessori della Giunta, Luisa Guidone (Commercio) e Daniele Ara (Agricoltura), che hanno accettato l'invito a raggiungere il presidio per un confronto con i produttori e un bicchiere di vino.

Campi Aperti chiede di azzerare del tutto il canone di occupazione del suolo pubblico e su questo, insieme all'associazione, "abbiamo fatto delle riunioni anche con l'assessora al Bilancio, Roberta Li Calzi- riferisce Guidone dopo aver discusso con gli agricoltori- e per quest'anno noi siamo nelle condizioni di mantenere lo sconto del 50%", che rappresenta un'agevolazione già così "molto importante". Si potrà fare di più? "Li Calzi si è riservata di valutare l'andamento generale del bilancio, che sappiamo essere un bilancio molto difficile- continua Guidone- valutando quali saranno le risorse che arriveranno dallo Stato, quale sarà l'avanzo e che tipo di margine avremo".

Ma nella fase attuale "non riusciamo ad andare oltre", ribadisce l'assessora. Per Campi Aperti, però, così i mercati chiuderanno. "E' chiaro che negli scorsi anni c'era chi aveva agevolazioni maggiori perché c'erano delle progettualità diverse che però gli stessi mercati ci hanno chiesto di superare- sottolinea Guidone- assorbendo nel nuovo Regolamento tutto quello che era recepibile".

Ad esempio "la presenza dei tavoli per il consumo sul posto che prima non era consentita", spiega l'assessora, segnalando anche il raddoppio delle concessioni delle aree (portate a cinque anni più tre). In tutto questo, "negli scorsi anni ci sono state delle scontistiche dovute soprattutto al Covid- ricorda Guidone- che hanno portato forse a non rendersi neanche conto di quale fosse l'esatto calcolo delle tasse da pagare".

"E ora che le scontistiche Covid sono superate perché non siamo più in stato di emergenza, hanno la percezione di un aumento della tassa ma in realtà non è così".

Il nuovo Regolamento "è frutto di un percorso fatto di tanti incontri con tutti i soggetti che organizzano i mercati- aggiunge Ara- e fa dei passi avanti, perché non ci sono bandi alla cieca ma che nascono da un'idea di coprogettazione", fornendo "indirizzi precisi e condivisi con le diverse associazioni. Perché ricordo che sono almeno cinque o sei i soggetti che organizzano i mercati". Un settore che mostra "un ampio spazio di crescita e noi dobbiamo educare i consumatori a fruire di questi mercati", rimarca Ara, aggiungendo anche l'impegno ad incentivare "reti di imprese che favoriscano anche la diversità di produttori sul territorio".

Questioni al centro del "progetto di Food policy che stiamo costruendo e che deve contemperare tanti soggetti", ricorda l'assessore, dai mercati contadini alla grande distribuzione: significa "prevedere un diritto al cibo, favorire il cibo di qualità il più possibile locale e fare in modo ci siano prezzi sostenibili per tutti. Inoltre c'è un tema di valorizzazione dell'immagine gastronomica della città, che non sempre si rappresenta bene".

Sono tutti "temi complessi su cui ci cimentiamo e su cui nessuno ha la verità in tasca", chiosa Ara. Ma intanto, dopo il confronto in piazza, Campi Aperti non coglie segnali positivi dalla Giunta: "Si tratta di fare una scelta poltica e rivendicarsela. Non c'è questa volontà", afferma la presidente Elisa Mattioli. 

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