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Cronaca

"Il cancro è democratico, uniche certezze la ricerca e la cura": la toccante testimonianza di una madre

La storia di una mamma e di suo figlio entrambi colpiti da linfoma. I trapianti e "la salita": il racconto del dramma comune a tante famiglie, ma anche di fiducia e gratitudine

"La cosa più democratica che conosco è il cancro in qualsiasi forma: colpisce dove gli pare senza guardare in faccia a nessuno, dal bambino al ragazzo, dal genitore al nonno, da chi vive nell'agiatezza a chi arriva a fatica a fine mese". E' dura Silvia, una mamma Ageop, l'associazione bolognese che raggruppa i genitori di bimbi curati in ematologia e oncologia pedriatrica al policlinico Sant'Orsola e che dal 1982 accoglie e assiste i bambini malati di tumore e le loro famiglie e finanzia la Ricerca Scientifica nella lotta al cancro infantile.

Il cancro colpisce e tanto, ma "le uniche certezze sono la ricerca e la cura", e questo invece è un messaggio di grande speranza che questa mamma ha voluto affidare al profilo Facebook dell'associazione. 

Nel 1999 suo figlio Roberto aveva 13 anni e gli venne diagnosticato un linfoma: "Venne ricoverato in Oncoematologia al Sant’Orsola e noi ci trasferimmo per diversi mesi a Bologna per stargli vicino. Fu sottoposto al trapianto di midollo osseo, esperienza terribile, lunga e dolorosa per tutti - Silvia racconta così il dramma comune a ogni famiglia che viene 'tramortita' da una patologia che terrorizza - Ma, grazie allo staff sanitario del Sant'Orsola e soprattutto grazie all’altra mia figlia che ha donato il midollo, tutto andò bene", Il figlio di Silvia è guarito "ora è un grande uomo e ha una figlia". 

Ma "la storia si ripeteva"

Silvia non aveva ancora chiuso quel tragico capitolo: "Nel 2012 ho cominciato io a non stare bene. Giravo per i reparti dell’Infermi con una cartella con la scritta 'sospetto LNH', una sigla che ben conoscevo: Linfoma Non Hodgkin. Ero veramente avvilita. Da poco ero nonna e rischiavo di perdere tutto!". Ed è così che ha incontrato la d.ssa Molinari: "Mi ha preso sotto la sua ala protettiva e mi ha seguito in un lungo percorso. All’Ematologia di Rimini un gruppo di bravi professionisti mi ha coccolata, curata, sempre seguita e mai abbandonata, sotto il controllo della d.ssa Patrizia Tosi. A Rimini fui sottoposta all'autotrapianto. Seguita per alcuni anni nel Day Hospital, reparto rinato anche grazie al contributo di Ail, sono stata bene fino all'inizio del 2017, quando ho avuto dei problemi - e ancora una diagnosi critica - il midollo si era guastato e non lavorava più. Serviva un trapianto di midollo da donatore, che si poteva fare solo al Sant’Orsola. E così la storia si ripeteva".

La d.ssa Molinari la presentò quidni alla d.ssa Bonifazzi e al dr. Arpinati e il 18 ottobre 2017 fu effettuato il trapianto: "La notte prima era nata la mia seconda nipotina figlia di Roberto. Il trapianto del midollo è un percorso lungo, devastante, che ti tiene lontano dai tuoi affetti. Con me c’era mio marito Franco, che per due mesi è rimasto su una sedia accanto al mio letto e la notte andava a dormire alla Casa Ail di Bologna".

Dopo le dimissioni, ogni settimana Silvia veniva a Bologna in Day Hospital per i controlli. Lo stesso faceva a Rimini, sempre in Day Hospital: "Un percorso fatto di tanti problemi e un paio di ricoveri. Intanto a Rimini è arrivata la d.ssa Giulia Tolomelli. Sembra una ragazzina, ma è molto professionale e preparata. Per me ha rappresentato il legame con Bologna, dove lei ha studiato e lavorato. Da quel momento c’è stata una marcia in più in quella che io chiamo 'la salita'". Si è creato "un collegamento diretto tra Rimini e Bologna, che ha permesso meno spostamenti. Non solo per me, ma per tutti gli altri trapiantati a Bologna o Pesaro, che hanno avuto il mio stesso percorso.
Vent’anni fa, come oggi, le malattie del sangue sono tante e difficili da curare. Ai pazienti e alle famiglie chiedono tempo, tanti ricoveri e sacrifici". 

"Il cancro è democratico"

"La cosa più democratica che conosco è il cancro in qualsiasi forma: colpisce dove gli pare senza guardare in faccia a nessuno, dal bambino al ragazzo, dal genitore al nonno, da chi vive nell'agiatezza a chi arriva a fatica a fine mese. Le uniche certezze sono la ricerca e la cura - scrive ancora Silvia - Per fortuna la nostra sanità garantisce la miglior cura a disposizione. Molto viene fatto dalle associazioni: a Bologna con mio figlio c'era l'Ageop, creata da genitori di bimbi malati. Con me c'era Ail Bologna. In ambedue i casi i familiari, grazie a queste associazioni, possono essere ospitati in una casa che mette a disposizione una camera, una cucina, una doccia. Questo per poter restare vicini al proprio caro e prendersi cura di lui.Anche a Rimini c'è Ail, che sta lavorando tanto, tra l'altro, per aiutare chi, come me, si deve curare lontano da casa e ha bisogno di tutto - e conclude - 
Non credo che Dio abbia colpe per la malattia di mio figlio, di tanti bambini o della mia, ma sono certa che Dio ci ha dato intelligenza e cuore e che con il sostegno di tutti prima o poi il cancro sarà vinto definitivamente". 

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