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Martedì, 28 Marzo 2023
Cronaca

Cani e responsabilità dei padroni, l'esperto avvisa: "L'omessa custodia è reato. Prevenire è possibile"

INTERVISTA Il dirigente veterinario del dell'Azienda USL di Bologna spiega: "Va considerato il rapporto taglia morsicatore/taglia morsicato, ma non parliamo di razze più pericolose"

Il caso di Ragù, cane di piccola taglia sbranato da un pitbull in via Andrea Costa, ha sollevato -oltre allo sdegno mediatico innescato da un post di Selvaggia Lucarelli -  una questione che periodicamente torna a far discutere : quali responsabilità il padrone di un cane? Cosa si rischia con l'omessa custodia e come si possono prevenire episodi come quello che ha visto la perdita per una famiglia del loro amato cucciolo? Silvano Natalini, che è dirigente veterinario del Dipartimento di Sanità Pubblica dell'Azienda USL di Bologna chierisce in primis che "I servizi che hanno a che fare con questo tipo di evento, sono soprattutto legati alle regole riguardanti le profilassi per la rabbia. Tutti gli episodi di morsicatura sia nei confronti dell'uomo che nei confronti di altri cani, sono assoggettati a una legge che risale al '54 e che sta per morire per evoluzione normativa. Detto questo, la veterinaria pubblica dunque prende le mosse dalla prevenzione della rabbia: quando un cane morde viene messo sotto osservazione per 10 giorni per verificare che sia affetto dalla malattia infettiva o contagioso. Tutti i casi vengono registrati".  

Quindi cosa accade se si viene morsi da un cane? 

"La comunicazione di quello che è successo deve arrivare ai servizi veterinari e spesso succede tramite il pronto soccorso dove ci si fa medicare o tramite veterinario se la vittima è un altro animale. Si passa ai centri antirabbica qualora sia necessario procedere alla vaccinazione. Per quanto concerne le questioni medico-legali: il danneggiato può avere diritto a rivalersi. Da punto di vista legale spesso è oggetto di richiesta agenzie investigative, un aspetto che si è creato e che mira a un risarcimento danni. Ci sono casi lievi ma ci sono anche casi gravissimi. Negli ultimi anni i servizi veterinari fanno anche un'altra cosa: attraverso un protocolo, esprimono una valutazione anche sul grado di aggressività basandosi sulle circostanze e sulle caratteristiche del morsicato e del morsicatore, prevedendo per alcuni dei percorsi di rieducazione con un comportamentalista". 

L'animale è aggressivo per fattori naturali o per come è stato addestrato? 

"Entrambe le cose, ma più la seconda che la prima. Il cane è un animale sociale con il proprio percorso di sviluppo e se è vero che l'aggressività può partire da un fattore naturale, è il come viene allevato che fa davvero la differenza: nel momento in cui l'animale viene male educato e acquisisce elementi patologici è evidente che diventa un problema da gestire e che solo in parte si può recuperare. Allevare un cuicciolo che sta bene è una cosa, intervenire su animali che sono stati volutamente indotti a sviluppare aggressività per fine di difesa o altro è ben differente. Non c'è dubbio poi che certe tipologie di razze vengano scelte per potenza fisica e una maggiore predisposizione".  

Per adottare un animale al canile o al gattile, così come se lo si prende in affiamento da un'associazione spesso si viene sottoposti a colloqui specifici per essere poi valutati ed eventualmente accettati come famiglia adatta ad accogliere. Spesso anche con molta rigidità. Come è possibile che acquistando un cane, magari di stazza o razza particolare, con ci sia alcun tipo di controllo o precauzione? 

"Quando gli animali si vendono e si comprano predominano le finalità commerciali. Se è vero che alcune associazioni animaliste sono spesso anche troppo rigide nello studiare compatibilità e attitudine, è vero anche che esiste già uno strumento che nasce dall'ordine dei medici veterinari (con cui siamo in ottimi rapporti di collaborazione) e che consiste in un percorso di formazione per chi vuole allevare un cane".  

Dunque una sorta di corso di formazione? Come funziona e quanto dura? Che costi ha? 

"Sono corsi di formazione da almeno 6 lezioni e almeno 12 ore che prevedono l'intervento di un responsabile scientifico comportamentalista e una sezione dedicata nello specifico agli adempimenti del proprietario e quindi gli obblighi di legge.  C'è poi anche una valutazione che si basa su un quiz. Il corso è a pagamento ma le quote sono decisamente sotto costo proprio per incentivare la partecipazione". 

Tornando al caso di via Andrea Cota: cosa rischia il proprietario del cane che ha azzannato il piccolo Ragù? 

"Sicuramente parliamo di omessa custodia (Articolo 672 del Codice Penale: omessa custodia e mal governo degli animali” ndr). Il proprietario del cane è legalmente responsabile ed è tenuto a rispondere alle azioni del suo cane. Si tratta poi di capire se c'è una assicurazione per le procedure del caso". 

Perchè un cane attacca un altro cane? 

"Si tratta di supremazia per imporre il proprio controllo sul territorio". 

Secondo lei quale potrebbe essere, se c'è. una soluzione possibile per arginare questi episodi ed evitare che ne avvengano altri? 

"Diciamo che se non è possibile parlare di obbligo, sarebbe fortemente suggerito che un animale possa avere una formazione di base. Per circolare con un mezzo ci vuole una patente: ecco, bisognerebbe prevenire a 360°e non solo per gli aspetti legati alla pericolosità. Non faccio distinzioni e non voglio parlare di razze pericolose e meno pericolose, anche se è ovvio che esistano stazze e fisicità differenti, oltre a una precisa volontà talvolta di creare ceppi con caratteristiche esasperate. Un altro pensiero da fare è legato al rapporto taglia morsicatore/taglia morsicato". 

Soppressione: esistono casi in cui si fa? 

"L'eutanasia legalmente è possibile nel momento in cui l'animale è affetto da malattia grave e incurabile, inclusa l'aggressività. La possibilità c'è ma viene applicata pochissimi e direi mai per ragioni collegate alla combattività dell'animale. E infatti ci sono dei cani ergastolani condannati, per il loro atteggiamento predatorio e pericoloso, alla gabbia per la vita in strutture e gabbie rinforzate che potrebbero essere paragonate ai manicomi criminali. In questi casi le esperienze di rieducazione non hanno portato alla guarigione e alla fine restano a carico della collettività". 

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