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Cronaca

Carabinieri tutela patrimonio: tra falsi Picasso e veri Klimt rubati, scattano denunce e arresti

Non solo opere e reperti italiani, trafugati o contraffatti, ma il TPC, la sezione dei Carabinieri a Tutela del Patrimonio Culturale, ha a che fare con ricettazione, falsi e furti anche in altri paesi

Non solo opere e reperti italiani, trafugati o contraffatti, ma il TPC, la sezione dei Carabinieri a Tutela del Patrimonio Culturale, ha a che fare con ricettazione, falsi e furti anche di artisti e truffatori provenienti da altri paesi. Ne è l’esempio l’operazione “Paloma”, che ha consentito di arrestare, in esecuzione di misura cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Bologna, su richiesta della locale Procura della Repubblica che ha disposto e coordinato le indagini, due bolognesi, già noti, a cui, sono stati contestati, a vario titolo singolarmente o in concorso tra loro i reati di  ricettazione del dipinto contraffatto olio su tela a firma Pablo Picasso, denominato “El Pintor”,  ricettazione continuata dei dipinti contraffatti olio su tela, uno a firma Pablo Picasso denominato “Buste de jeune garcon” e l’altro a firma Monet denominato “La roche –blond au soleil couchant”. Il valore economico di tutti i beni falsi sequestrati nel corso della sola operazione è stato stimato, qualora commercializzati come autentici, in circa 10milioni di euro.

A uno dei due indagati, tra l’altro, sono stati attribuiti anche quelli ancora più gravi di ricettazione continuata di ulteriori 23 opere contraffatte di Fontana, Degas, Crippa, Castellani, Pecora, Morandi, Balla, Miro’, Reggiani, Kandinsky e Schifano, già sequestrate nel corso dell’attività investigativa, riciclaggio continuato dei dipinti contraffatti a firma Pablo Picasso, su cui eseguiva operazioni mirate a camuffarne la provenienza illecita. 

Opere d'arte false o rubate: le operazioni dei Carabinieri TPC

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Tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020, il Nucleo TPC di Bologna, delegato dalla Procura della Repubblica piacentina, è stato impegnato, unitamente alla Squadra Mobile della Questura di Piacenza, nell'attività di indagine finalizzata ad acclarare le circostanze connesse al rinvenimento del dipinto “Ritratto di Signora” di Gustav Klimt, avvenuto a Piacenza il 10 dicembre 2019, e provento del furto commesso nel mese di febbraio 1997 ai danni della Galleria Ricci Oddi. L’esito della consulenza disposta dal P.M. sull’autenticità del bene recuperato è stato reso noto in occasione della conferenza stampa del 17 gennaio 2020. Sono poi proseguite ulteriori attività tecniche con l’ausilio di personale specializzato del Reparto Carabinieri Investigazione Scientifiche di Parma.

Gli importanti recuperi del TPC

Il TPC di Bologna ha incrementato le verifiche sulla sicurezza anticrimine di musei – biblioteche e archivi (+ 25%), i controlli e la vigilanza in particolare alle aree archeologiche (+84,6 %), a quelle tutelate da vincoli paesaggistici e monumentali (+101%), nonché a mercati e fiere antiquariali (+8,3%) dell’intera regione. Oltre 1478 sono stati i beni
controllati nella Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti, gestita dal Comando TPC di Roma: si tratta, principalmente, di opere d'arte poste in vendita da privati attraverso case d'asta o siti internet e collezioni di reperti di interesse archeologico.

"L’aggressione speculativa alle aree sottoposte a tutela paesaggistica o vincolo archeologico è un fenomeno di crescente attualità che viene contrastato in sinergia con l’Arma territoriale e il supporto del Raggruppamento Aeromobili Carabinieri" fanno sapere dal TPC.

Anche nel 2019 sono stati eseguiti monitoraggi aerei a bordo di elicottero del 13° Nucleo Elicotteri Carabinieri di Forlì nell’intero territorio regionale con l’imbarco a bordo del velivolo anche di funzionari specializzati delle tre Soprintendenze Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Bologna, Parma e Ravenna, per il necessario contributo tecnico.
Sul piano repressivo, i Carabinieri del Nucleo TPC di Bologna hanno incrementato l’attività rispetto all’anno precedente, arrestando  3 persone e denunciando all’Autorità Giudiziaria altre 51, poiché responsabili di aver violato le norme del Codice Penale e quelle che tutelano il patrimonio culturale nazionale (Codice dei beni culturali e del paesaggio D.Lgs 22 gennaio 2014, n. 42): nella maggior parte dei casi si tratta di reati di furto, ricettazione, contraffazione di opere d’arte ed in danno del paesaggio.

Le attività di polizia giudiziaria hanno consentito di recuperare e sequestrare 2341 beni, di cui 821 di tipo antiquariale, archivistico e librario, 2 reperti paleontologici e 1.518 reperti archeologici, nonché 113 opere d’arte contraffatte, per un valore economico stimato in 3.241.000 euro per i primi e 13.891.000 euro per i secondi.

Nello scorso anno, il numero di furti di beni culturali a livello regionale ha visto una netta diminuzione rispetto a quelli dell’anno precedente (da 73 nel 2018 a 48 nel 2019): in particolare, i luoghi di culto continuano a risultare i più colpiti con 24 casi. Andando ad analizzare tale tipologia nell’ambito dell’intera regione, c’è da considerare che per la maggior parte dei casi del 2018 si tratta di azioni furtive commesse con lo stesso modus operandi (di giorno con impossessamento di oggetti ecclesiastici, corone e gioielli posti a decoro di statue ed immagini sacre, con l'effrazione di tabernacoli, cornici e/o contenitori di vario genere). Le indagini sviluppate dal Nucleo TPC di Bologna, in collaborazione con gli altri reparti territoriali, hanno consentito di identificare due giovani ritenuti responsabili, singolarmente o in concorso tra loro, di 12 delle azioni criminose denunciate.

Quindi il 23 gennaio 2019, è stata emessa una misura di custodia cautelare in carcere nei confronti di un 35enne pregiudicato, all’epoca domiciliato a Rimini, in relazione a due episodi criminosi compiuti a Imola, il primo  commesso nel marzo 2018, nel Santuario della Beata Vergine delle Grazie, per essersi impossessato di
svariati oggetti in oro e metallo donati dai fedeli come ex voto, il secondo consumato nel luglio 2018, nella Chiesa di San Giacomo del Carmine, per essersi impossessato, della corona di lamina dorata posta sull’icona della Madonna del Pratello. 

Tra le operazioni di servizio più significative concluse lo scorso anno, si segnalano il recupero e la restituzione al legittimo proprietario del dipinto olio su tela “Paesaggio Portuale” cm 88 x 68 dell’artista Berchem Nicolaes Pieters (1620-1683), risultato parziale provento di un furto in abitazione consumato in Bologna nel 2005; il bene, rimpatriato nel mese di novembre 2019 dalla Svizzera con la collaborazione di Interpol, era stato rintracciato poiché posto in vendita presso un esercizio commerciale con sede in San Gallo (Svizzera), sequestrato con la collaborazione della Polizia Elvetica, prima che si disperdesse, e poi confiscato per la consegna allo Stato Italiano dalla Procura Elvetica, a seguito di rogatoria internazionale emessa dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma. 

E ancora, il recupero di quattro statue in marmo, trafugate tra il 20 e il 21 dicembre 1996 dalla Chiesa di San Lazzaro e San Vincenzo De’ Paoli di Piacenza: quattro sculture in marmo, “Allegoria della Prudenza”, "Allegoria della Carità”, e due "Angeli con fiaccola”. 

A seguito degli accertamenti effettuati nella Banca Dati dei Beni culturali illecitamente sottratti gestita dal Comando Carabinieri TPC e le conseguenti indagini, è emerso che le quattro statue presentate all’Ufficio Esportazione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Firenze, per il rilascio dell’attestato di libera circolazione,
risultavano parziale provento del furto (facenti parte di un complesso di ben sei sculture) consumato da ignoti ai danni del suindicato luogo di culto ben 23 anni prima.

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Secondo quanto è stato possibile riscontrare, tali opere scultoree furono realizzate nel 1753 da Don Giovanni Antonio Cybei, scultore carrarese che a metà del ‘700 fu attivo anche per la corte borbonica di Parma. L’originale gruppo scultoreo, posto ad ornamento del Mausoleo del Cardinale Giulio Alberoni, comprendeva le statue allegoriche della Fortezza, della Prudenza, della Fede e della Carità, nonché due angeli reggi fiaccola, lo stemma ed il ritratto del defunto. Nei prossimi mesi i beni saranno restituiti alla pubblica fruizione con la loro ricollocazione all’interno della struttura ecclesiastica. 


 

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