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Le condizioni del carcere a Bologna: 759 detenuti, pochi medici

Sono i dati forniti da Monica Mischiatti e Gemma Gasponi del Partito radicale, che ieri hanno effettuato una visita all'interno della Dozza soffermandosi in particolare sulla sezione femminile

Nel carcere di Bologna sono presenti 759 detenuti, di cui 682 uomini e 77 donne. Le persone tossicodipendenti sono 301: 280 uomini e 21 donne. Non ci sono, al momento, minori.

Sono i dati forniti da Monica Mischiatti e Gemma Gasponi del Partito radicale, che ieri hanno effettuato una visita all'interno della Dozza soffermandosi in particolare sulla sezione femminile. Il dato delle presenze "è definito di leggero sovraffollamento- afferma Mischiatti in conferenza stampa- perché il numero ordinario sarebbe di 502 unità. Naturalmente ci sono due persone per ogni cella e sono rispettati i tre metri quadrati per detenuto escluso il bagno, quindi tutte le normative sono state rispettate da questo punto di vista".

Però, aggiunge Mischiatti, "ci sono delle criticità che ci portiamo dietro da sempre, perché questo è un carcere che dovrebbe essere completamente ristrutturato, sicuramente per quello che riguarda la parte maschile che abbiamo visitato in agosto". Mentre la sezione femminile presenta una "situazione assolutamente ideale: il carcere dovrebbe essere tutto così", afferma Mischiatti.

In particolare, spiegano le due rappresentanti del Partito radicale, la visita ha dato l'opportunità di un lungo colloquio con il responsabile medico e il responsabile dei servizi psichiatrici. Il reparto psichiatrico della sezione femminile è "assolutamente ben organizzato", riferisce Gasponi, mentre in generale l'aspetto sanitario all'interno del carcere presenta "un problema di inidoneità degli spazi e di insufficienza del personale dedicato alla cura e all'assistenza. Non è una colpa delle persone che fisicamente lavorano dentro", il punto è che l'organizzazione anche normativa di questo campo "limita fortemente" la presenza di personale specializzato.

"E' un problema di budget? Di filosofia politica? Non lo so", continua Gasponi, ma di certo alla Dozza "l'Ausl è sottodimensionata, anche se tenta con le unghie e con i denti di approntare qualcosa di efficiente, così come possiamo dire essere in atto per quanto riguarda la sezione psichiatrica femminile".

Una condizione "che però si auspica possa essere estesa come regime di garanzia del presidio medico-sanitario e dell'assistenza ai tossicodipendenti, ai malati in generale a quelli psichiatrici- sottolinea Gasponi- a tutta la popolazione penitenziaria. Che rimane popolazione, cioè rimangono persone: una cosa che forse dovremmo tutti ricordare quando si parla di carcere duro, reati ostativi e di una punizione che invece deve tendere alla rieducazione, quindi non può prescindere da una corretta organizzazione delle risorse anche in campo sanitario e assistenziale".

Infine, "una nota positiva e negativa insieme è quella relativa alla presenza dell'asilo", continua Gasponi. "Le condizioni sono buone e le sale anche ben pensate, addirittura alcune non hanno le sbarre alle finestre", riferisce Gasponi, dando "un po' quell'illusione di non essere in carcere".

Ma detto ciò, la presenza di minori nei penitenziari è "un elemento di penalizzazione eccessivo sul quale tutti, a partire dal legislatore- continua la rappresentante del Partito radicale- dovrebbero iniziare a un momento di riflessione".

Si dice che le colpe dei padri non ricadono sui figli ma in questi casi "invece ci ricadono", aggiunge Gasponi, nonostante "l'estrema cura delle aree dedicate all'eventuale presenza di minori". Per i prossimi mesi, il Partito radicale si impegna a visitare l'istituto minorile del Pratello: lì "la situazione è veramente critica", afferma intanto Mischiatti. (Dire)

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