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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Condizioni di vita e morti in carcere: il sindaco Lepore in visita alla Dozza

Il sindaco, che ha definito il carcere "un quartiere della città", andrà a verificare di persona le condizioni di vita dei detenuti, dopo l'ennesima morte in cella, avvenuta la settimana scorsa

Il sindaco, Matteo Lepore, visiterà il carcere "Rocco D'amato" la prossima settimana. Il primo cittadino risponde così anche alle richieste della Camera Penale bolognese, dopo l'ultimo decesso in cella di un detenuto 40enne: "Nel mese di novembre del 2021 era avvenuto un altro decesso. Non sono allo stato note le cause di quest’ultima, ennesima, morte, anche se la sua giovane età e la collocazione nel tristemente noto secondo piano giudiziario lasciano pensare a
cause non dissimili da quelle che avevano portato alle precedenti morti, ovvero abuso di farmaci o di sostanze stupefacenti" scrivono gli avvocati, Roberto d’Errico e Chiara Rodio, rispettivamente presidente e segretaria della Camera Penale di Bologna. 

"Psicofarmaci unica forma di assistenza a questi 'scarti' della società"

Considerazioni dure nella nota dell'associazione: "Nelle visite periodiche che il nostro Osservatorio ha svolto all’interno del carcere abbiamo potuto constatare con i nostri occhi le drammatiche condizioni delle sezioni collocate nel secondo piano giudiziario, che, senza esagerazione alcuna, lo stesso sindacato Sinappe nel suo comunicato definisce 'discarica sociale', dove tossicodipendenti e persone affette da patologie mentali sono di fatto abbandonate al loro destino, in queste condizioni gli psicofarmaci sono l’unica forma di assistenza che si offre a questi 'scarti' della società, per lo più stranieri senza alcun collegamento familiare o sociale, fantasmi che non hanno nessuno che li pianga e che pretenda giustizia del loro destino". 

"Perché davvero appare incredibile che vi siano intere sezioni di un carcere che evidentemente sfuggono a qualsiasi tipo di controllo, in cui è troppo facile reperire psicofarmaci e altre sostanze psicotrope in quantità tali da portare alla morte di giovani vite". 

La Camera Penale di Bologna intende quindi di far conoscere alla città quanto accade dentro il carcere "perché piangere le morti non serve a nulla se nulla si fa per evitarne altre" e chiede "alla Procura della Repubblica ed al Provveditorato quali accertamenti siano stati svolti in relazione alle morti di novembre e febbraio, quali siano state le conclusioni di quelle indagini, quali siano state le cause di quelle morti, e se vi siano responsabilità per questo".

La visita del sindaco 

Il sindaco Lepore che ha più volte ha definito il carcere della Dozza come un “quartiere” di Bologna raccoglie dunque l'invito per toccare con mano come si vive in un istituto penitenziario sovraffollato che, come più volte dichiarato dagli addetti ai lavori, non può che portare a recidiva, che come calcola il sindacato dei penitenziari, Sinappe, si aggira intorno al 60%, ovvero più della metà delle persone con precedenti torna in carcere contro il 38% per chi è alla prima carcerazione. 

"Se lo riterrà, lo accompagneremo noi - scrive la Camera Pena - Lo porteremo a conoscere come si vive, e come si muore, in quel quartiere. Chiediamo che la magistratura entri in carcere, quella di sorveglianza ma anche quella di cognizione, perché nel momento in cui si infligge la pena detentiva si abbia piena consapevolezza della condizione in cui verrà eseguita, in luoghi dove non si scorge neppure un’apparenza di quei principi costituzionali a cui abbiamo giurato obbedienza. Chiediamo a tutti coloro che possono fare qualcosa di farla, ora! Questa morte non sarà l’ultima, ma almeno che serva a dare un volto ai fantasmi" conclude l'associazione. 

(Foto FB Matteo Lepore) 

Cosa accade dietro le sbarre? Il carcere della Dozza raccontato da dentro

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