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Cronaca

Carcere minori Pratello, la tensione rimane: "Altro detenuto ha ingoiato pile"

Lo rivela il direttore della struttura in una commissione in Comune, che segnala come il problema si sia acuito anche per un meccanismo di trasferimento dei giovanissimi detenuti da altri comuni e regioni

"Se non fuori controllo la situazione è compromessa. E se a questo siamo arrivati, è per gravi responsabilità da parte del dipartimento di amministrazione penitenziaria, che ha scelto la quantità a scapito della qualità. Noi stiamo pagando la scelta".

Non usa mezzi termini Salvatore Bianco, sindacalista della Fp Cgil in merito ai disordini che da tempo si stanno registrando all'istituto di pena minorile del Pratello. La capienza da qualche mese è stato di fatto raddoppiata da una ventina a una quarantina, con l'apertura di un secondo piano, ora occupato da 25 giovani adulti fino a 25 anni, e con 13 minorenni sistemati al primo piano.

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"Un altro ragazzo ha ingoiato delle pile"

Sin dai primi momenti dopo il raddoppio di fatto degli ospiti, sono cominciati i problemi. "Ieri, con un pretesto, un altro ragazzo ha ingerito delle batterie, e ora è ricoverato al Sant'Orsola -ha spiegato in commissione comunale sul tema il direttore del carcere minorile Alfonso Paggiarino- Il giorno prima era toccato a un altro detenuto minorenne, mentre sabato il nostro personale ha dovuto sedare una rissa generatasi sempre al primo piano". 

Il problema infatti sembrano essere  i ragazzi minorenni del primo piano, 13 giovanissimi tra cui anche sei con problemi psichiatrici. "Sono tutti stranieri di seconda generazione, molto spesso senza fissa dimora e che provengono da fuori comune e in molti casi da fuori regione addirittura, e questo capita -analizza ancora il direttore del carcere per minori- perché dalle altre regioni questi ragazzi scappano dalle comunità, ottengono degli aggravamenti di pena, e finiscono qui".

Il problema sembrano essere diversi: in primo luogo il sovraffollamento indotto dal recente raddoppio della capienza, seguito dalla provenienza spesso esterna al territorio, che sradica i ragazzi ("non abbiamo più niente da perdere", cita uno dei ragazzi Paggiarino), e infine la convivenza forzata dei minorenni con problemi e fragilità psichiatriche.

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Mancano spazi, educatori e mediatori culturali

Ascoltando Anna Maria Santoli del centro giustizia minorile, mentre per quanto riguarda il personale di polizia penitenziaria l'organico è stato rinforzato "gli educatori rappresentano ancora la scopertura su cui si richiede maggiore impegno. Gli agenti sono aumentati fino a raggiungere la capienza, anche con qualche unità in più. Questo -continua Santoli- nell’interesse di mantenere una situazione di qualità". Oggettiva mancanza è anche quella dello spazio idoneo a permettere le attività collaterali ed educative (teatro, studio, cucina), attività che in sostanza fanno impegnare i giovani detenuti e li avviano a un percorso virtuoso, sfogando le energie in progetti che ripristinano il contatto con le regole, il rispetto e la convivenza.

Per il garante dei detenuti Antonio Ianniello "Le preoccupazioni con riferimento alla ricettività sono note. Innanzitutto per l'incrinatura dell'offerta educativa, formativa e sanitaria, che se in passato avevano prodotto risposte positive per quanto riguarda ragazzi, ora con la capienza fissata a 44 ragazzi ospitati comporterà e già comporta un abbassamento del livello di condizioni di vita".

Inoltra non c'è da sottovalutare neanche il prolungarsi di questi gesti autolesionistici o vandalici. "Queste situazioni di tensione prolungata stressogena rischiano di sottoporre il personale dell'istituto a pressioni non salutari". Particolare attenzione infine per i giovanissimi soggetti psichiatrici, sui quali va riflettuta la "possibilità di attivare percorsi specifici personalizzati" e separati dall'utenza tradizionale. Nel merito del rapporto con i ragazzi stranieri invece "forse un ragionamento di un mediatore culturale è opportuno".

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