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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Guerra e post Covid, salasso energia imprese Emilia-Romagna: "Da 700 milioni a cinque miliardi"

A tanto ammonta il combinato disposto di conflitto e ripresa della domanda globale. Oltre 1300 imprese esportano al 75 per cento verso Russia e Ucraina

Da 700 milioni a 5,5 miliardi, ovvero un aumento quasi dell'800 per cento, dal 2019 a oggi. E' il conto dell'energia per le imprese dell'Emilia-Romagna, secondo Confindustria regionale. Il presidente dell'organizzazione PIetro Ferrari ha illustrato -riportati dalla Dire- i dati aggregati del 2021 insieme a Unioncamere e Intesa-San Paolo. E lo scenario è pesante. "Sono dati non gestibili" taglia corto Ferrari "c'è la necessità di un grande impegno a livello europeo, con emissione di bond per supportare questi problemi che perdureranno nel tempo".

L'attuale stima del costo energetico per l'industria rappresenta "un dato pazzesco, che mette i bilanci della maggior parte delle aziende, non solo le più energivore, nelle condizioni di andare vicino allo zero", sottolinea Ferrari.

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Intanto, l'Italia è stata anche inserita dalla Russia nell'elenco dei Paesi ostili. "Vuol dire intanto di essere in buona compagnia -commenta Ferrari- perchè tutti gli appartenenti alla Comunità economica europea più Australia, Giappone e Stati Uniti, coloro che hanno dato sanzioni anche finanziarie alla Russia, sono stati inseriti. Questo certamente non agevola, le sanzioni mi preoccupano francamente di più a livello indiretto, nel senso che riguardano in modo particolare il nostro Paese e anche su questo faccio un appello perchè ci sia un equilibrio e una redistribuzione dei costi di queste sanzioni a livello europeo".

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Non solo guerra ma effetti post Covid dietro i rincari

Facendo per l'appunto un passo indietro, "i dati relativi al 2021 erano estremamente positivi perché parliamo di una crescita del Pil intorno ai sette punti quando l'Italia aveva fatto +6,5%" Poi "già durante i mesi finali del 2021 erano apparsi dei nuvoloni all'orizzonte, perché ci eravamo accorti che si stavano rarefacendo determinate materie prime e si stavano innalzando alle stelle i costi energetici" sottolinea il presidente di Unioncamere Emilia-Romagna, Alberto Zambianchi.

"I segnali di ripresa erano molto evidenti e forti, nel frattempo la situazione è cambiata profondamente- dichiara Cristina Balbo, direttrice di Intesa Sanpaolo per Emilia-Romagna e Marche- e di nuovo il sistema finanziario e bancario deve velocemente ripensare a misure di sostegno alle imprese, soprattutto quelle più colpite che saranno innanzitutto quelle più energivore" e quelle il "cui fatturato potrebbe risentire maggiormente di un calo delle esportazioni, specie verso Russia e Ucraina".

In particolare, segnala il direttore del Centro studi di Unioncamere, Guido Caselli, sono 5.658 le imprese che esportano verso Russia e Ucraina e per 1.312 (23%) questi due mercati superano il 75% del proprio portafoglio ordini: in particolare per queste aziende, quindi, il venir meno di questa quota di rapporti commerciali "è un colpo molto elevato", sottolinea Caselli. Sono 959, poi, le imprese che da Russia e Ucraina importano: 216 (23%) quelle per cui l'incidenza di questi mercati va oltre il 75%.
 

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