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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Casalecchio di Reno

'Bella vita', case e auto di lusso con fondi destinati ai fallimenti: 70enne ai domiciliari

L'uomo rientrerebbe tra i più stretti collaboratori di una rete dedita alla bancarotta fraudolenta e al riciclaggio. Passivi per quasi 100 milioni, di cui gran parte imposte evase allo Stato

Auto di lusso, vacanze in luoghi esotici, cene nei locali più rinomati della movida milanese accompagnato da donne dello spettacolo e champagne a fiumi. Tutto dettagliatamente condiviso, con tanto di foto ricordo, sui social più in voga.

Fino a questa mattina, quando alle prime luci dell'alba i finanzieri modenesi hanno dato esecuzione a 12 ordinanze di misure cautelari nei confronti di diverse persone ritenute a vario titolo associate a una rete dedita alla bancarotta fraudolenta e al riciclaggio di denaro.

In manette è finita quella che dagli inquirenti è ritenuta essere il 'cerchio magico' della rete, tra i quali vi è anche un residente nel bolognese: si tratta di M.R., 70enne di Casalecchio di Reno. Assieme a lui, sono stati colpiti dalle ordinanze di custodia del Gip di Modena su richiesta dei procuratori modenesi Musti e Imperato, anche M.V.P., 50enne di Nonantola (MO), S.C., 75enne di Casina (RE), destinatari della misura degli arresti domiciliari e, unitamente ad altri 4 soggetti, anche di una misura interdittiva (divieto temporaneo ad assumere cariche societarie) – ed hanno effettuato 15 perquisizioni in diverse province del nord Italia, con l'utilizzo anche dei cosiddetti 'cash dog', i cani da fiuto per contanti. Manette scattate infine per L.P. 55enne di Reggio Emilia, ritenuto il capo della 'banda'. L'uomo è stato ristretto in carcere.

Auto di lusso, vacanze in luoghi esotici, cene nei locali più rinomati della movida milanese accompagnato da donne dello spettacolo e champagne a fiumi. Tutto dettagliatamente condiviso, con tanto di foto ricordo, sui social più in voga. Il bel vivere ostentato dal 55enne reggiano non è sfuggito ai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Modena che, avendo incrociato il suo nome nel corso di una precedente indagine, hanno iniziato a monitorare attentamente il suo profilo Facebook.

Il tenore di vita dell’uomo, ben al di sopra delle sue disponibilità dichiarate, ha portato le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Modena ad approfondire le sue relazioni con la realtà economica emiliana, fino a scoprire, abilmente occultata dietro una fitta rete di prestanome, l’esistenza di una articolata associazione a delinquere specializzata nell’acquisizione di realtà imprenditoriali operanti a livello locale e nazionale e nella successiva distrazione del patrimonio a danno dei creditori.

Immobili, autovetture e, soprattutto, denaro che, invece di essere utilizzati per corrispondere il dovuto ai fornitori ed alle banche, venivano impiegati dal promotore del sodalizio criminale per finanziare i suoi lussi ed altre iniziative economiche a lui riconducibili. Almeno fino a ieri, fino al suo 'ultimo drink'.

Nel corso delle indagini è stato tra l’altro accertato che L.P., nella convinzione di poter sfuggire, in tal modo, alle responsabilità penali delle sue condotte, aveva fissato formalmente la propria residenza in Portogallo, giurisdizione nella quale aveva anche provveduto a trasferire le aziende, ormai completamente decotte, utilizzate come bancomat per i suoi interessi personali.

Ne è emerso un quadro allarmante, per la capacità dimostrata dall’associazione di penetrare il sano tessuto economico nazionale tramite l’acquisizione di diversificate attività lecite operanti, principalmente, nel settore della telefonia e dell’hi-tech, impiegate per il riciclaggio del denaro derivante dalle bancarotte fraudolente di imprese attive nei più svariati settori.

Particolarmente remunerativo, infatti, si è dimostrato uno degli schemi illeciti maggiormente impiegato, ovvero il sistematico fallimento di società tramite le quali gli indagati hanno ottenuto crediti commerciali e finanziamenti bancari, utilizzati anche per l’acquisto di macchinari e know-how che venivano poi ceduti, a prezzi irrisori, ad imprese riconducibili a soggetti compiacenti e compartecipi dei reati.

La gestione spregiudicata di L.P. ha determinato il fallimento di entrambe le società modenesi oggetto di investigazione, con pesantissimi passivi per un ammontare complessivo vicino ai 100 milioni, di cui gran parte vantati dallo Stato a titolo di imposte evase.

Attraverso i medesimi schemi illeciti, l’articolata associazione a delinquere ramificata in diverse regioni italiane, era riuscita, nel tempo, ad accumulare ingenti disponibilità finanziarie e diversi beni di lusso, tra cui immobili di pregio e autovetture di grossa cilindrata, intestate a società di comodo o a prestanome per sfuggire ai controlli.

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