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Cronaca San Giovanni in Persiceto / Via Goffredo Mameli, 1

Il caseificio senza latte di Barbara: "Vorrei veganizzare il mondo e comincio dal 'formaggio'"

Da Torino a San Giovanni in Persiceto, il sogno di Barbara Ferrante: "Qui per amore, poi è nato il progetto vegan e da youtube sono passata a quelli che non possiamo chiamare formaggi"

Non chiamateli formaggi. Eppure quello di Barbara Ferrante è un caseificio, anche se invece del latte di vacca si usano bevande vegetali e soia: da Torino a San Giovanni in Persiceto per amore, poi il sogno che si realizza dopo anni trascorsi a sperimentare e pasticciare con ingredienti vegani, fino al gorgonzola perfetto. Ops, non possiamo neppure chiamarlo gorgonzola (e neanche zola) anche se di fatto è il sapore e l'aspetto che più si avvicinano a questa "preparazione vegetale dal sapore incredibilmente simile ai formaggi tradizionali". Ecco, li possiamo chiamare così. 

Barbara, come sei arrivata da Torino a San Giovanni in Persiceto? 

"Nel 2017 ho avuto la splendida idea di fare un appello sui social. In particolare l'ho scritto in un gruppo che riuniva delle persone vegane in Italia, nato per confrontarci e scambiarci informazioni utili. Ho scritto una cosa del tipo: 'Cercasi vegano intollerante fra i 45 e i 53 anni'. Mi ha risposto mio marito Roberto. E così, realizzando per altro che avevo già dei parenti nella vicina Crevalcore (oltre una mamma trasferitasi a Porto Garibaldi), mi sono trasferita da lui, qui a San Giovanni in Persiceto". 

Che lavoro facevi? 

"Ne ho fatti diversi, ma nell'ultimo periodo torinese e così come nel primo periodo qui, mi sono occupata di persone disabili". 

Da quanto tempo sei vegana? Perché lo sei? 

"Da 13 anni. All'epoca non c'era niente per noi e quel poco che c'era sul mercato era costosissimo: mi sentivo praticamente sola al mondo. Sono vegana per rispetto nei confronti degli animali: la spinta vera è quella di abbracciare lo stile di vita antispecista. Non è necessariamente amore per gli animali, l'essenziale è lasciarli stare e non utilizzarli in alcun modo anche perché la collaborazione fra umano e animale è un concetto dell'uomo e non dell'animale". 

(*L'antispecismo è il movimento filosofico, politico e culturale che si oppone allo specismo e quindi l'attribuzione di un diverso valore e status morale agli individui unicamente in base alla loro specie di appartenenza). 

Come è nata l'idea di aprire un caseificio vegano? 

"A dire il vero un po' per gioco. Volevo stupire le persone con prodotti che non contenessero latte pensando di mettere a tavola un tagliere che nessuno avrebbe riconosciuto come fatto di non-formaggi. Ho sperimentato e pasticciato a lungo, condiviso le mie migliori ricette in rete come youtuber e dopo aver sperimentato almeno un centinaio di volte ogni prodotto sono arrivata davvero a un punto soddisfacente. Qualche imprenditore mi si è avvicinato e con uno in particolare ho rischiato di legarmi a livello societario, ma non condividendo una linea etica (a me il business milionario non interessa perché sono anche anticapitalista) ho interrotto il progetto per avviarne uno più modesto ma solo mio. Ho rischiato di perdere le mie ricette, ma alla fine eccoci qua ed ecco il mio piccolissimo caseificio in casa". 

Qualche intoppo però c'è stato...

"Mi si è presentato subito un inatteso e scoraggiante ostacolo. In particolare, ha suonato il mio campanello. Quando ho aperto la porta mi sono ritrovata davanti i nas insieme al consorzio del Parmigiano Reggiano che hanno contestato il fatto che avessi chiamato i miei prodotti con nomi come Parmino, Vergonzola, Vegorino e multandomi per 4 mila euro oltre all’applicazione dell’istituto della diffida. I miei nomi non avevano lo scopo di ingannare il consumatore, tanto più che la mia produzione è molto limitata e non finisce certo nei negozi e nei supermercati, ma resta fra le mura di un dichiarato caseificio vegano. Mi chiedo per altro perché latte di cocco sì e latte di soia no e come mai burro di arachidi si anche se non è burro. Ma ve bene così". 

Peccato sì, ma non ti sei certo persa d'animo. Il tuo scopo nella vita? 

"Veganizzare il mondo! Intanto la voce sulla mia attività si è sparsa e ho cominciato ad avere richieste anche da parte di ristoratori locali. Sono l'unica qui a produrre per cui non si parla di grandi quantità ma gli ordini ci sono e c'è un negozio di Bologna che ha i miei prodotti. In totale sono 20 fra spalmabili e stagionati e vanno chiamati alternative vegetali al formaggio". 

Chi sono i tuoi clienti? 

"Tanti onnivori! In realtà i miei clienti sono molto trasversali, dai 20 agli over 70".

Secondo te su quali prodotti vegani c'è ancora molto da lavorare? 

"Sul gusto degli affettati. Ma ci vorrebbe più attenzione per i prodotti vegani e senza glutine". 

Senza inventarsi chissà cosa, qual è un semplicissimo piatto vegano da portare a tavola?

"Pasta con pomodoro, aglio e origano. La cecina. Se si è di corsa un bel barattolo di legumi". 

Come sono i tuoi esami del sangue? 

"Perfetti. Sto benissimo e faccio 2.700 metri al giorno in piscina". 

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