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Cronaca

Telefonini 'sotto sequestro' in classe: le mamme appoggiano, ma cosa dice la legge?

La decisione del Liceo Malpighi riscuote largo apprezzamento. Ma se la requisizione dei cellulari è pratica poco diffusa, la giurisprudenza in materia esiste ed è abbastanza netta

Fa ancora discutere la decisione del dirigente scolastico del Liceo Malpighi, Marco Ferrari, di requisire i cellulari agli studenti prima dell’inizio delle lezioni. La notizia, tra detrattori e favorevoli, ha avuto risalto anche a livello nazionale e, nella recente intervista di Bologna Today, lo stesso Ferrara ha fatto sapere di aver esteso l’obbligo anche al corpo docenti. 

“Sarebbe opportuno che gli studenti li mantenessero e sapessero quando usarli” aveva commentato il prefetto di Bologna Attilio Visconti, ma le sue parole sembrano essere cadute, almeno per ora, nel vuoto. La decisione del Liceo Malpighi ha riscontrato infatti un discreto successo nell’opinione pubblica, tanto che si parla già di adottare la stessa misura in altri istituti.

A scuola senza cellulare, l'assessore Ara: "Giusto disconnettersi un po'" | VIDEO 

Cellulari vietati a scuola, il punto di vista delle mamme

“Quelle del prefetto sono delle belle parole – dice Ombretta, una mamma di Granarolo dell’Emilia – ma onestamente utopistiche. Avrebbe forse senso per ragazzi del liceo, ma non più piccoli. Loro hanno bisogno di regole. Adesso il cellulare viene, nella maggior parte dei casi, dato in mano ad un ragazzo che va in prima media, che cosa avrà? 11 o 12 anni? A 11 o 12 anni si ritrovano con un cellulare fra le mani; per fare un paragone è come dare una Ferrari ad un diciottenne che ha appena preso la patente e poi dirgli: ‘però devi rispettare i limiti’. Non lo farà mai, non hanno l’età per poter essere così coscienziosi. Certo, noi adulti facciamo una riunione e diciamo che non si usa il cellulare e non lo usiamo perché abbiamo un’età per essere ligi alle regole. I cellulari di adesso per i bambini sono delle droghe perché fra i giochi, le applicazioni, Whatsapp e i social non sono in grado di staccarsi. Soprattutto, non hanno la maturità di non usarlo quando non devono usarlo, o per lo meno: non tutti. In classe di mio figlio non tutti usano il cellulare; lui personalmente non lo usa ma più che altro perché ha paura di essere ‘sgamato’. Quelli che sono un po’ più sfrontati e se ne fregano un po’ di più dell’ordine e dei professori lo usano tutti. Io penso che non si possa pretendere che ad undici anni un bambino sia ligio al dovere e educato all’uso del cellulare. Il problema è a monte gli dovresti dare dei cellulari che non permettono di fare tutte le cose. Sarebbe come portare un bambino in un negozio e dirgli di prendere quelle senza zucchero: non lo farà mai – secondo me”.

Più netta Federica, anche lei mamma di due figli in età scolare: “La società è fatta di regole e tutti dobbiamo rispettarle. Ombretta riportava l'esempio della Ferrari: andare a 300 km/h in autostrada è vietato e infatti non si fa. Uguale la scuola. C’è una regola che vieta i cellulari, i cellulari vengono ritirati e i ragazzini non soffriranno. Mi sembrano eccessive tutele o eccessiva fiducia nell’autogestione solo però della categoria degli studenti. Ripeto: ci sono regole per tutto, perché non regolamentare i cellulari?”

“Secondo me la questione non è sequestrare i cellulari – dice Carmen, una mamma che vive in zona Murri – è semplicemente mettere una regola in cui si stabilisce che durante le ore di lezione non si possono utilizzare i cellulari. Più che un sequestro dei cellulari, vedrei [sensato] porre i cellulari in un armadietto, un posto perché durante le lezioni non è permesso utilizzarli. Esattamente come succede anche nelle scuole dei più piccoli dove non si possono portare giochi propri e nel caso in cui per sbaglio se ne porti uno si pone nella cassettiera del bimbo. Poi che parallelamente si possa partire con un programma di educazione all’utilizzo dei cellulari, mi sembra un’ottima idea. Probabilmente, però, questa educazione va fatta in primis ai genitori con i quali ci sarebbe da costruire un percorso in dialogo con i ragazzi sull’utilizzo della tecnologia visto che il tema è sempre più impellente. Quindi, assolutamente d’accordo sulla formazione e sulla regola di non utilizzare i cellulari durante l’orario scolastico e quindi avere dei posti dove poterli riporre, visto che, finito l’orario scolastico possono essere utili per i ragazzi”.

Cellulari vietati a scuola, l’opinione dei social

“Basterebbe introdurre la regola di farli spegnere durante la lezione, tenendoli bene in vista sul banco. Ogni polemica si sarebbe evitata” commenta Milena su Facebook. Ma, in generale, il tenore dei commenti accoglie con entusiasmo la notizia del ritiro dei cellulari agli studenti prima dell’inizio delle lezioni: “Decisione intelligente” scrive Giorgia, “Dovrebbero farlo tutte le scuole” dice invece Patrizia.

C’è poi chi riporta le proprie esperienze, come fa Annamaria: “Nella mia scuola si fa da tanto tempo”, o come chi racconta le difficoltà nell’applicazione di questa regola: “Io anni fa lo pretesi – scrive Paola – ma era difficile controllare che i ragazzi non riprendessero il proprio cellulare al cambio dell’ora. In più, la cosa più allucinante, erano i genitori che si lamentavano perché non potevano comunicare con i figli”. A chiudere la lunga serie di commenti ci pensa Stefania: “Ah, perché si potevano tenere?”. In effetti l'uso durante le lezioni del cellulare è  off-limits.  E non manca una normativa in materia.

Cellulari a scuola: cosa dice la legge

La giurisprudenza in merito è abbastanza chiara. In nessun istituto scolastico italiano è permesso utilizzare lo smartphone in classe: si tratta di una delle regole presenti in qualsiasi patto di corresponsabilità che viene sottoscritto da genitori e docenti a inizio anno o qualsiasi circolare della dirigenza scolastica. I cellulari vanno spenti prima di entrare a scuola e non possono essere accesi, a maggior ragione per futili motivi come filmare i compagni, riprodurre video o altre attività che potrebbero disturbare la lezione.

La norma di riferimento in questione è la Direttiva Ministeriale 104 del 30 novembre 2007: "Dall'elenco dei doveri generali enunciati dall'articolo 3 del D.P.R. n. 249/1998 si evince la sussistenza di un dovere specifico, per ciascuno studente, di non utilizzare il telefono cellulare, o altri dispositivi elettronici, durante lo svolgimento delle attività didattiche, considerato che il discente ha il dovere: – di assolvere assiduamente agli impegni di studio anche durante gli orari di lezione (comma 1); – di tenere comportamenti rispettosi degli altri (comma 2), nonché corretti e coerenti con i principi di cui all'art. 1 (comma 3); – di osservare le disposizioni organizzative dettate dai regolamenti di istituto (comma 4). La violazione di tale dovere comporta, quindi, l'irrogazione delle sanzioni disciplinari appositamente individuate da ciascuna istituzione scolastica, nell'ambito della sua autonomia, in sede di regolamentazione di istituto".

Tradotto nella pratica, la direttiva non vieta di portare il cellulare a scuola, a patto che venga tenuto spento durante le lezioni e che non venga utilizzato a scuola per scattare foto, dare filmati o violare la privacy dei presenti. Ogni istituto ha poi un proprio regolamento, con misure più o meno stringenti, che quindi possono variare arrivando anche al ritiro degli smartphone. Come stabilito appunto dal Malpighi.

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