Processo omicidio Chiara, bisognerà risentire il perito psichiatrico
Slitta così l'udienza del processo di appello al giovane imputato, condannato in primo grado a 16 anni e quattro mesi per l'assassinio della 16enne di Monteveglio
Niente sentenza circa l'omicidio di Chiara Gualzetti, la 16enne uccisa nel parco dell’abbazia di Monteveglio nel giugno dello scorso anno. Per arrivare al verdetto infatti dovrà essere risentito il perito psichiatrico. E' questa la decisione arrivata dalla Corte di Appello di Bologna, sezione minorenni, nel processo in secondo grado al giovane imputato, condannato a 16 anni e quattro mesi. Il Pm - riferisce l'Ansa - ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado, ma i giudici hanno disposto un rinvio per risentire il perito nominato dal tribunale per i minorenni, che aveva concluso per la capacità di intendere e volere.
Cosa diceva la perizia psichiatrica
Freddo e distaccato, privo di sensi di colpa ed empatia. Era questo il quadro che emergeva dalla perizia psichiatrica presentata la scorsa estate prima del verdetto del tribunale sul giovane condannato per l'omicidio di Chiara Gualzetti in primo grado a 16 anni e 4 mesi.
Sottoposto a varie perizie, l'ultimo verdetto infine tracciava il profilo di una persona in grado di intendere e di volere, nessun agire psicotico. A questo si era giunti ed anche per tale motivazione alla condanna era arrivata a sommare 16 anni e 4 mesi di reclusione. Vale a dire pressochè il massimo della pena, trattandosi di un rito abbreviato su minore.
Opinione pubblica scossa
Sentenza che tuttavia aveva scosso e indignato l'opinione pubblica, che si chiedeva se davvero fosse stata fatta giustizia .
"Questa è la legge. Ma è anche giustizia?". "Lui a una trentina di anni uscirà di galera, lei 4 metri sotto terra". "E' una vergogna, la vita di una ragazza vale così poco?". Erano alcuni dei commenti alla sentenza, che si sommavano ai discorsi sulla funzione riabilitativa del carcere, all'ergastolo, fino ad arrivare alle esternazioni di chi addirittura invoca la legge del taglione o la pena di morte. Dando sfogo a un odio che si somma all'odio.
Atteggiamento distante da quello dei genitori di Chiara, Giusy e Vincenzo Gualzetti, che si sono battuti per una sentenza esemplare, che potesse però fungere "da monito e da esempio per tutti quei ragazzini che commettono reati e credono che in quanto minorenni non sono punibili". Un segnale insomma che potesse anche assumere un messaggio in un certo senso paideutico.