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I suoni della natura in città

Insetto 'pop' ingannato dalle luci della città. Ecco quello che non sappiamo delle cicale, tormentone dell'estate

INTERVISTA Il biologo David Bianco: "Possiamo parlare di un vero e proprio ecosistema urbano, che risponde a leggi e meccanismi dell’ecologia "

"Senti quante cicale ci sono a Bologna. Non smettono mai di cantare". Quante volte lo abbiamo pensato, detto o sentito? Tante perché la presenza delle cicale in città è un dato di fatto e molti, se ne laentano anche. Prendiamo per una volta però le distanze da quello che si dice di loro (vedi la favola di Gianni Rodari), tenendo però volentieri come sottofondo la canzone di Heather Parisi "Cicale" (con la formica che non cicale mica). Dopo la bellissima spiegazione sul geco (Invasione di gechi a Bologna: perché sui nostri muri ce ne son così tanti), è ancora il biologo David Bianco a raccontare, anche con una bella dose di poesia, chi sono questi insetti che lui definisce "pop". 

Un ritmico suono ci accompagna dal mese di giugno per tutta l’estate: è il frinire delle cicale. Nelle zone alberate come i viali di circonvallazione o nei parchi pubblici della città (ma spesso anche nei dintorni) è quasi un concerto sinfonico. Un tormentone dell’estate? Per qualcuno certamente il canto delle migliaia di cicale è una seccatura; per altri un sottofondo gradevole, un segno distintivo del periodo tra giugno e agosto: che si colloca nella nostra memoria, come potrebbe fare un profumo o il suono di un certo campanile.

"Una premessa generale va fatta - dice Bianco prima di cominciare la sua lezione sulle cicale -  per molte piante e animali la città, in fondo, non è affatto male. Ci possono trovare, infatti, ambienti particolarmente adatti, con cibo e possibilità di rifugio; i predatori sono meno che altrove, il clima è tutto sommato più favorevole; a ben pensarci, lo stesso uomo è meno minaccioso: non c’è caccia, non c’è pesca e non ci sono trattamenti con pesticidi come in alcune zone di campagna. In pratica possiamo parlare di un vero e proprio ecosistema urbano, che risponde a leggi e meccanismi dell’ecologia".

I maschi "cantano" e le femmine scelgono chi è il migliore

Perché questo canto?

"Diciamo subito che il canto delle cicale, ossia il frinire, ha un significato molto preciso per la specie: a cantare sono solo i maschi che, così facendo, intendono richiamare la femmina per riprodursi: la femmina valuterà dal canto i maschi a cui avvicinarsi ed eventualmente concedersi. Certo è che questo comportamento, come altri dettagli della sua biologia, ha colpito da sempre l’uomo. Come accennato il richiamo di questo gruppo di insetti è tanto singolare da meritare un verbo, sia in italiano che in altre lingue; sono verbi onomatopeici, che ricordano più o meno il ritmico richiamo che ben conosciamo. Non a caso esiste anche il termine “cicalare”, un sinonimo di chiacchierare! Per emettere questo suono stridulo, utilizza potenti muscoli che mettono in vibrazione una particolare struttura dell’addome protetta da placche, con membrane vibranti connessa a speciali sacche che garantiscono la risonanza come in uno strumento musicale".

Ma chi sono le cicale?

"Sono insetti dell’ordine dei Rincoti, a cui appartengono diverse specie (in Italia ne esistono oltre una ventina, tutte con un canto specifico). A Bologna la più comune è, probabilmente, la Cicala del frassino o Cicada orni. (vedi foto). Quella che sentiamo cantare è la forma adulta, che compare in estate dopo un lungo periodo trascorso come larva che vive nel terreno. Le larve, dopo un paio di anni vissuti nel terreno, senza mai emergere e utilizzando la linfa delle piante, si trasformano in ninfa, l’ultima fase, in cui ha luogo la metamorfosi. Avrete notato forse quelle strane forme chiare, quasi trasparenti, appese ai tronchi che spesso attraggono i bambini: bene, è quanto resta della ninfa dopo che l’insetto alato è volato via! Tra luglio e agosto avverrà la deposizione delle uova, da cui nascono larve che si infiggono nel terreno dove, come accennato, resteranno un paio d’anni. Altre specie hanno forme larvali che impiegano più tempo, come la Cicala comune (Lyristes plebejus), che vive quattro anni come larva sotterranea".

La cicala: un insetto pop!

"Nel folklore la cicala canterina è stata trasformata in simbolo dell'imprevidenza. Esopo, nella sua notissima favola “La cicala e la formica”, narra, infatti, di un piccolo essere dedito a cantare per tutta l'estate, senza crearsi riserve alimentari per l’inverno, come invece fa la previdente formica. All’arrivo della cattiva stagione la cicala chiede aiuto alla formica che le domanda cosa avesse fatto tutta l’estate: 'Ho cantato', rispose la cicala; la formica replicò: 'Allora adesso balla!'.

A partire dalla conoscenza empirica della sua vita naturale, la cultura popolare ha saputo utilizzare metaforicamente la cicala in una nutrita serie di detti popolari e figure simboliche, solitamente da associare ai tempi agricoli, come la mietitura e alla buona stagione. Un detto antico (molto maschilista) sostiene che le cicale avrebbero una vita matrimoniale felice in quanto le mogli sarebbero mute! Come sempre agli animali si attribuiscono vizi e virtù del tutto umane…

Per la cultura classica, questo insetto si associa a diversi concetti anche seri, come il passaggio dagli inferi (la terra da cui proviene) verso il sole e la luce, oppure come l’amore per le Muse, in particolare per il canto e la musica. Insomma, la cicala ha uno spazio di rispetto nella mitologia e tradizione di molte culture".

Cicale  (2)-2

Come vive la cicala? Cosa mangia e che pericoli possono portare? E quale animale mangia la cicala?

"Questi animali sono vegetariani: sono dotati di un rostro grazie al quale attingono alla linfa delle piante, solitamente alberi e arbusti, sia da larve - nella fase sotterranea - che da adulti. Non sono pericolosi e non sono nemmeno problematici per l’agricoltura. Molti altri animali li insidiano, specie nel momento in cui sono abbondanti. La cicala viene predata da uccelli, rettili, ragni e altri insetti. Vivendo in città finisce anche per essere investita dalle auto e uccisa dall’ attrazione verso la luce artificiale. Diciamo che, come strategia difensiva, la cicala conta sull’attenzione (se notate i suoi grandi occhi, capirete che ha un’ottima vista) e sul mimetismo: se vi avvicinate, smette di frinire e cerca, discretamente, di spostarsi o, addirittura, vola via, nascondendosi tra le fronde di altre piante. In città è molto facile l’osservazione, soprattutto per l’abbondanza che la specie raggiunge in alcuni luoghi, ma in campagna avvicinarla è un’impresa".

Il canto notturno: "La cicala è ingannata dalle luci della città"

Ma la cicala è diventata nottambula? Non dovrebbe cantare solo di giorno?

"Nelle zone dei parchi illuminate fortemente, il richiamo delle cicale insiste anche per le prime ore della notte: la cicala di città viene, infatti, ingannata dall’inquinamento luminoso, che la confonde facendola cantare quando non dovrebbe. Purtroppo, è in buona compagnia: ci sono merli che cantano in piena notte, pipistrelli che evitano le zone e altri animali confusi, come le farfalle notturne… L’evoluzione non ha previsto i lampioni led".

Cosa pensa della cicala?

"Personalmente, trovo piacevole questo canto sincronizzato: lo associo a momenti belli e mi riallaccia alla Natura anche nel pieno di una grande città. C’è poi un’altra lezione che ci dà la piccola cicala; ce la racconta il grandissimo Gianni Rodari con la sua rivisitazione della favola sopraccitata. Se avete tempo leggetela: capirete che forse la cicala non perde il tempo come sembrerebbe e, anzi, ci propone un nuovo modello di vita

Chiedo scusa alla favola antica
se non mi piace l’avara formica
io sto dalla parte della cicala
che il più bel canto non vende…
regala!"

Perché a Bologna ce ne sono così tante?

Provo a risponderr formulando solo un paio di possibili spiegazioni, confermando cha anche a mio avviso certe zone di Bologna hanno moltissime cicale. Più che le diverse piante (che sono abbastanza simili tra città e città), credo che la numerosità dipenda dalla effettiva possibilità delle larve di svilupparsi: vivono sottoterra per un paio di anni. Bologna ha molte zone adatte a tale scopo (mi riferisco a zone verdi, compresi gli stessi viali), in cui le piccole cicale possono crescere. Ai Giardini Margherita si trovano moltissime ninfe appese ai tronchi (alcuni bimbi le chiamano “fantasmini”). Se gli alberi sono stretti dal cemento, questo non può avvenire…Credo poi che la città abbia meno predatori rispetto alle zone naturali".

David Bianco, biologo e appassionato di “storie naturali”, lavora per l’Ente di gestione dei Parchi del Bolognese. Pensa che un naturalista o un amante della natura possa divertirsi anche al laghetto dei Giardini Margherita, osservando la meravigliosa danza estiva dei Rondoni attorno alla Torre degli Asinelli o su Piazza Maggiore o guardando il Picchio muratore nel Parco della Montagnola.

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