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Cronaca

Ragazzini con lividi sul volto: l'ultimo trend autolesionista che allarma è la "cicatrice francese"

Tumefazioni esibite in rete, sul social TikTok. Questa l'ultima sfida che preoccupa genitori e insegnanti e che la psicologa specializzata spiega: "Senso di appartenenza a un gruppo attraverso un segno sul corpo"

Una nuova challenge, una sfida di quelle che si diffondono sui social e che fanno milioni di visualizzazioni fra i giovanissimi: la chiamano "cicatrice francese" ed è di fatto il risultato di un pizzicotto stretto talmente tanto da lasciare un livido ben visibile in pieno volto che viene poi mostrato sul social TikTok con un hashtag dedicato. Il fenomeno ha avuto diffusione anche nel bolognese, tanto che i dirigenti di alcune scuole medie hanno lanciato l'allarme e raccolto ragazzi e genitori per discuterne. Francesca Cavallini è psicologa coordinatrice del gruppo di lavoro “Psicologia Scolastica” dell’Ordine degli Psicologi dell’Emilia-Romagna ed è a lei che abbiamo chiesto aiuto per capire senso e proporzioni di questa moda. 

Ci spiega questo fenomeno di cui si parla tanto? Perché queste sfide attraggono tanto i nostri ragazzi? 

"Mi fa piacere affrontare ancora una volta questo tema. Dico 'ancora una volta' perché lo avevo già fatto quando il trend preoccupante sui social era la blue whale challenge, la sfida della balena blu. Tendenze e attività che ci mostrano ragazzini che sembrano non agire più come singoli, ma che si sentono parte di una comunità grazie ai social media. Il tema quindi è quel fare qualcosa per sentirsi parte del gruppo. E fino a qui, non è una novità perché in adolescenza si ha bisogno di questa cosa". 

Cosa devono fare gli adulti, genitori e insegnanti? 

"La cosa paradossale è che più noi adulti ne parliamo, più questi fenomeni fungono da identità di gruppo e il solo gesto di dire che una cosa non si può fare o non va fatta diventa uno stimolo a farlo ed è un po' quello che accade con le 'baby-gang', che già definendole si porta a un senso di appartenenza. In questo momento però è naturale che non si possa stare a guardare: bisogna che il mondo dei grandi rifletta e soprattutto che venga promosso un dialogo costruttivo. 

Ma c'è una peculiarità in questo fenomeno?

"Il vero tema è l'età. Il rischio vero di un social come TikTok è che abbassa l'età dei ragazzini (che sono poi bambini) attratti da questi trend. Se accade prima dei 13 anni diventa rilevante". 

Sottrarre il cellulare può avere un senso? 

"Non esiste un'età giusta, quello che importa è avere una guida e una gradualità. Il messaggio che i genitori devono dare ai figli è che se vedono qualcosa che li attrae, se vengono incuriositi da qualcosa a cui assistono sui social ne possono parlare spiegando cosa provano. Non occorre un divieto, ma una grande attenzione al processo mentale che scatta. E' un po' come quando prima di mandarli a scuola da soli vengono accompagnati tante volte fino a quando non sono pronti...".  

Che generazione è quella di questi ragazzini? 

"A livello generale è una generazione estremamente più capace di mentalizzare e di parlare di emozioni rispetto a quelle che l'hanno preceduta. Parla di sè stessa con tante sfumature che a volte non riusciamo a coglierle tutte. Una generazione più brillante dal punto di vista psicologico e a volte questo ci fa pensare che siano più fragili". 

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