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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Sfollato l'Arcobaleno, monta la protesta: "Il cinema torna alla polvere"

Così il Laboratorio Sindacale Metropolitano condanna la decisione dell'Amministrazione e chiede di aprire il dialogo. Concorde SEL: "Si doveva aspettare, così è stata un'occasione persa per la città"

Nella giornata di mobilitazione contro la crisi dell'11/11/2011 una manifestazione, nata da un percorso di assemblee e incontri pubblici in Sala Borsa, "ha riaperto e restituito alla città le sale chiuse dell'ex cinema Arcobaleno", questa mattina con lo sgombero coatto l'amministrazione comunale riporta alla polvere l'area in disuso.

Così monta la protesta e si alzano voci di dissenso sullo sfratto e in appoggio all'azione dei manifestanti.

Laboratorio Sindacale Metropolitano si schiera contro l'azione di sfollamento e la decisone del Sindaco di allontanare il collettivo "Time Out", ch nel nome di "Santa Insolvenza" si erano appropriati dell'edificio in disuso.
"Chi, come alcuni di noi, - scrive in una nota il Laboratorio -  è passato in questi giorni dall'Arcobaleno, vi ha visto transitare centinaia di giovani e cittadini bolognesi. Ha visto tanti e diversi costruire iniziative, laboratori e assemblee sui temi dei saperi e della cultura, della crisi, dei beni comini, della precarietà lavorativa e di vita, e di una generazione a cui stanno rubando il futuro e che non si sente più rappresentata dalla politica, così come dalle forme classiche di organizzazione della rappresentanza sociale."
Il Laboratorio, che raccoglie i giovani della Cgil, tiene a sottolineare come "l'apertura di spazi pubblici e plurali di discussione, confronto ed iniziativa su questi temi sia oggi più che mai fondamentale, anche per ricostruire quelle connessioni tra la politica e la società, tra la politica e le nuove generazioni, che negli ultimi anni sono andate progressivamente indebolendosi.". Per loro resta compito dell'amministrazone locale "provare ad intercettare e comprendere i bisogni e le domande di una “generazione precaria”, di cui oggi tutti parlano ma che quasi nessuno ascolta. Non può essere derubricata a semplice questione di ordine pubblico la progettualità politica espressa da un'assemblea cittadina ampia e plurale."
Queste le motivazioni da cui nasce il monito indirizzato al Comune di aprire un confronto e un dialogo proficui con l'assemblea cittadina dell'ex cinema Arcobaleno. Perchè - conclude la nota - "chiudere le porte a chi oggi reclama partecipazione, diritti e futuro significa non solo, non risolvere i problemi in campo, ma anzi aggravarli. Ci auguriamo infine che i locali dell'Arcobaleno, un cinema storico di Bologna, non siano stati richiusi per essere nuovamente regalati a muffa e polvere per anni e anni, ma possano tornare ad ospitare proiezioni ed iniziative artistiche e culturali, in un luogo così strategico nel cuore della città."

SEL NON CI STA. Non è piaciuto per niente a Sel lo sgombero dell'ex cinema Arcobaleno: "Si doveva aspettare, così è stata un'occasione persa per la città", hanno protestato in coro i consiglieri comunali vendoliani. All'alba, di fronte al cinema, c'era la capogruppo Cathy La Torre che su Facebook ha sfogato in diretta la propria amarezza: "I ragazzi e le ragazze sono stati trascinati dalle forze dell'ordine facendo resistenza passiva e per volontà politica, nessun incidente. Però che occasione persa per la città: oggi se ne va un po' di quell'arcobaleno!".
Delusi anche gli altri consiglieri di Sel. Mirco Pieralisi che in questi giorni ha visitato più volte l'ex cinema ha sottolineato come "l'occupazione dell'Arcobaleno aveva bisogno di tempo perché maturassero i frutti di un confronto, tempo per ascoltare le voci colorate che da lì arrivavano e i contenuti di nuove possibili frontiere. Il tempo non è stato dato". Lorenzo Cipriani, invece, l'ha definita anche lui un'occasione persa: "Per la città che vede richiudersi le porte di un luogo storico del centro di Bologna, per un dibattito pubblico fatto non solo della sterile polemica tra i partiti ma di iniziative, laboratori e assemblee sui temi dei saperi e della cultura, della crisi, dei beni comuni e della precarietà lavorativa, per l'amministrazione, che poteva prendersi qualche giorno in più per avanzare una proposta di mediazione che potesse evitare l'intervento delle forze dell'ordine".




 

 

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