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Animalisti contro il circo in città, domani la protesta: "Violenze fisiche e psicologiche sugli animali"

"Fuori dai tempi di addestramento e spettacolo, gli animali vivono in gabbie o recinti angusti, assolutamente inadatti a soddisfare le più elementari esigenze etologiche"

Le associazioni animaliste di Bologna uniscono le loro voci per protestare contro la presenza del circo 'Madagascar' di Maya Orfei al Parco Nord di Bologna. E lo faranno con un presidio "animato da dissenso e informazione" in programma dalle 14.30 alle 18.30 di domani in piazza Nettuno. Tre, in particolare, le ragioni del "nostro dissenso verso una forma di esibizione anacronistica, crudele e diseducativa". In primis, ricordano gli animalisti, "fuori dai tempi di addestramento e spettacolo, gli animali vivono in gabbie o recinti angusti, assolutamente inadatti a soddisfare le piu' elementari esigenze etologiche, a volte incatenati, soggetti a climi innaturali e a continui spostamenti in condizioni durissime ed estenuanti".

Un problema particolarmente grave in Italia, che e' "uno dei Paesi europei con la piu' alta concentrazione di spettacoli circensi", dato che conta "tra i 100 e i 130 circhi attivi", in cui "si stima che ci siano 2.000 animali prigionieri". In secondo luogo, le associazioni contestano l'addestramento degli animali, che "si basa sulla violenza, fisica e psicologica, sulla paura del dolore fisico e sulla privazione del cibo". E il resto, attaccano, "lo fanno percosse, pungoli elettrici e, come molte associazioni animaliste hanno documentato con filmati clandestini, a volte anche piastre roventi, bastoni uncinati e catene".

Infine, gli animalisti puntano il dito contro le norme di settore, ricordando che "ogni anno i circhi ricevono dallo Stato circa tre milioni di euro", sulla base di una legge del 1968 "antiquata e in contrasto con la crescente sensibilita' degli italiani nei confronti degli animali selvatici ed esotici in cattivita'". Tuttavia, sottolineano, "la normativa nazionale si sta indirizzando verso l'abbandono dell'uso degli animali nei circhi", visto che il Codice dello spettacolo del 2017 "prevede, tra l'altro, il 'graduale superamento' dell'uso degli animali nei circhi e nel settore dello spettacolo viaggiante".

Da parte loro, ovviamente, le associazioni chiedono che "sia posta la parola 'fine' al triste spettacolo degli animali nei circhi", in primis perche' "gli animali non scelgono di fare parte dello spettacolo, sono schiavi silenziosi, sfruttati per profitto e ridicolizzati per divertimento", e in secondo luogo perche' "sostenere e finanziare forme di spettacolo basate sulla mancanza di rispetto e sul maltrattamento di esseri viventi comunica un messaggio totalmente diseducativo, indebolisce il valore del rispetto per l'altro e legittima, di fatto, una forma di schiavitu'".

La direzione da seguire, "l'unica etica e civile", e' quindi, secondo gli animalisti, quella dei circhi che "hanno scelto di non utilizzare piu' gli animali, come gli australiani 'Flyng Fruit', i canadesi 'Cirque du soleil', i francesi 'Les Colporteurs', gli americani 'Minimus', 'Nuage' e 'Hiccup' e molti altri, valorizzando al meglio la bravura di giocolieri, trapezisti, clown, comici, mimi e contorsionisti".

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