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Cronaca

Comitato inquilini di via Gandusio: 'Giù le mani dalle case popolari'

Ieri (16/02/2015), in Via Gandusio, una famiglia ha rischiato di essere sfrattata dalle case popolari

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di BolognaToday

Ieri (16/02/2015), in Via Gandusio (BO), una famiglia ha rischiato di essere sfrattata dalle case popolari. La famiglia in questione è una delle tante che ha ricevuto un alloggio temporaneo Acer per tre anni e a contratto scaduto dovrebbe "rilasciare" l'alloggio per finire in strada! Grazie alla presenza di altri inquilini dei palazzi di Via Gandusio, di altri inquilini non propriamente della zona, ma anche loro sono sotto-sfratto o stanno subendo soprusi da parte di Acer e Comune di Bologna, grazie alla presenza dei militanti di SocialLog e PCL Bologna, di singoli solidali, nonostante le prime intenzioni da parte di un delegato ACER di eseguire lo sfratto, accompagnato da un Ufficiale Giudiziario e una volante di polizia, si è riuscito ad avere il rinvio, per la quarta volta da quando è terminato il contratto di locazione dello sfratto di circa 3 mesi, fino all' 11/05/2015.

Dal 2001 Comune di Bologna e ACER hanno creato precarietà all'interno dell'edilizia residenziale pubblica, a discapito delle famiglie in difficoltà, singoli e proletari di ogni età (italiani e immigrati). Ovvero, assegnano provvisoriamente, con contratti a tempo determinato di diverse tipologie, gli alloggi popolari. I contratti di locazione temporanea di cui siamo venuti a conoscenza fino ad oggi sono: "Contratti a parcheggio temporanei", con una durata massima di 36 mesi, concepiti come "parcheggi" temporanei per le famiglie, in ipotetica attesa di trovare migliori sistemazioni; Contratti d'emergenza, concessi "a favore" di donne con figli con una durata massima di 18 mesi; Contratti transitori, concessi "a favore" di famiglie o singoli con durata annuale.

L'Acer e il Comune di Bologna contribuiscono, con tutti questi giochetti burocratico-contrattuali a tempo determinato, a scatenare la guerra tra poveri per accaparrarsi le poche assegnazioni definitive ancora esistenti. Allo scadere di questi contratti considerano gli inquilini "occupanti senza titolo" "abusivi", dunque passibili di sfratto. Questi sfratti non diventano subito esecutivi. Infatti, sulla legge regionale n.24 dell'8 Agosto 2001 (che disciplina l'intervento pubblico nel settore abitativo), leggiamo all'articolo 26 che "il contratto di locazione degli alloggi ERP (Edilizia Residenziale Pubblica) ha durata di tre anni e alla scadenza è prorogato TACITAMENTE per periodo di tre anni". Cosa significa TACITAMENTE? Scaduto il periodo stabilito dal contratto, gli inquilini precari, si sono visti triplicare la cifra "dovuta" per canone d'affitto e utenze. La stessa Acer, mentre intasca questi soldi dei "rinnovi" che sono avvenuti "tacitamente", considera, infatti, gli stessi inquilini "occupanti senza titolo" "abusivi".

La precarietà del tetto è dunque stata legalizzata fin dal 2001, ancor prima del 2003, l'anno in cui il mercato del lavoro ha visto i contratti precari diventare la forma strutturale di lavoro. ACER e Comune hanno ampliato ancora di più l'emergenza verso i nuclei famigliari che alloggiano presso le case popolari, che già stanno subendo una crisi lavorativa senza fine, disoccupazione, lavoro precario o a chiamata, sotto-occupazione. Le assegnazioni provvisorie, con contratti a termine, non sono consone a questa situazione di crisi.

Comune di Bologna e ACER, considerano "occupanti abusivi" o "non aventi titolo" e quindi passibili di sfratto, sia i nuclei famigliari a cui sono scaduti i contratti di locazione di un anno, 18 mesi o tre anni e sia chi occupa auto-assegnandosi per necessità l'alloggio popolare sfitto da anni. Auto-denunciando all'ACER l'occupazione. E' il caso drammatico delle famiglie di via Abba e via Alberto Mario - quartiere Savena, che rischiano di essere sfrattate da un momento all'altro, anche perché, ancora oggi (17/02/2015) non hanno in mano il foglio con data dell'eventuale sgombero. Creando ancor più disagio per le famiglie in questione. L'Assessore alle politiche abitative Malagoli e l'ACER, nonostante la stagione invernale in corso, NON HANNO INFATTI GARANTITO NESSUNA INTERRUZIONE DELLE PROCEDURE DI SFRATTO. Le famiglie in questione, circa tre anni fa occuparono gli alloggi popolari sfitti da molti anni, di Via Abba e Via Alberto Mario, per necessità. Erano anni che attendevano in graduatoria l'assegnazione dell'alloggio popolare e ancora da più tempo stavano vivendo una situazione di disagio. Subito dopo l'occupazione, gli inquilini in causa ci hanno riferito che hanno anche denunciato presso ACER la propria situazione, rendendo nota l'occupazione e il problema. Tant'è che l'ACER, invece di sgomberare gli "usurpatori" occupanti come dichiara di fare, si è affrettato a chiedere il pagamento degli affitti con canoni da 500€, fino ad arrivare anche a 740€. Tutto questo, continuando ovviamente a ritenere gli inquilini occupanti senza titolo: abusivi.

L' Acer e il Comune di Bologna così come i loro amici palazzinari operano esattamente come gli strozzini, chiedendo cifre altissime, in cambio di nulla, a tutti quelli che per varie ragioni sono considerati abusivi. Le famiglie in questione, fra l'altro, hanno pagato regolarmente le utenze, per luce e acqua…ma il gas a una famiglia non arriva perché non è stato allacciato. Un nucleo ha deciso di auto tassarsi di 50 euro al mese, pagati, in corrispondenza delle proprie possibilità economiche. Il motivo per il quale vogliono sfrattare queste famiglie, quando ci sono migliaia di case sfitte popolari, lasciate a marcire per molti anni, è solo ed esclusivamente la speculazione. Una speculazione fatta su un bene che non gli appartiene e sulla pelle dei proletari da parte di Comune, Regione, Acer, Cooperativa Abitative, Palazzinari e Associazioni. Come succede nel mondo del lavoro, ove i padroni sfruttano, al limite della schiavitù, la classe lavoratrice per quel profitto che fa sempre gola.
Le case popolari non appartengono ad Acer, Comune di Bologna, Cooperativa Abitative o Associazioni/Fondazioni, bensì spettano ai proletari e ai lavoratori (immigrati e italiani) che ne hanno necessità. Nel 1963 fu istituita la GESCAL. Qui confluivano tramite tassazione diretta dalle buste paga della classe lavoratrice (italiani e immigrati), i contributi per la costruzione e l'assegnazione di alloggi popolari ai lavoratori. Dopodiché, nel 1973, la GESCAL fu soppressa come ente, ma il contributo continuerà ad essere prelevato dalle buste paga e versato nel fondo GESCAL fino al 1992.

Con l'art. 128 del DPR 390/90 200 miliardi di fondi ex Gescal furono riservati al finanziamento delle strutture di recupero per combattere l'emergenza droga, offrendo la possibilità di finanziamento a tre categorie pubbliche e una privata di soggetti beneficiari. Parte dei fondi ex Gescal, nel 1996, sono stati dirottati all'INPS.

Di fatto la trattenuta a carico dei lavoratori è stata eseguita fino al 31/12/1995. Mentre per quanto riguarda la quota versata dall'azienda, sempre grazie alla prestazione lavorativa della classe operaia, la trattenuta è stata eseguita fino al 31/12/1998. Attualmente, i fondi GESCAL, dopo vari giri burocratici sono finiti nelle "mani" del Ministero dell'Economia e della Finanza e depositati nella Cassa Depositi e Prestiti e solo le delibere da parte delle singole Regioni possono sbloccarli (come è successo nel Lazio e nel Friuli) per risolvere, in parte, l'emergenza abitativa. Per la Regione Emilia-Romagna (dati del 2013), nel c/c dedicato, giacciono 31.800.330,53€. Ancora oggi, siamo convinti che, i contributi per il fondo ex Gescal, continuino ad essere prelevati sotto voci di imposta "contenitore", che accorpano parecchie voci "solitarie" del passato.

Quindi gli "abusivi" delle case popolari sono ACER e Comune di Bologna, che hanno mal gestito un patrimonio che non gli appartiene. Le famiglie che si appropriano di un alloggio popolare sfitto non fanno altro che prendersi quello che gli appartiene. Lo hanno fatto per bisogno, così come le famiglie a cui è scaduto il contratto provvisorio sono rimaste dentro, così come chi ha perso tutto: lavoro, salario e salute, diventa moroso per necessità.

Siamo di fronte ad una vera e propria emergenza abitativa che coinvolge, oltre agli inquilini di Via Gandusio, di Via Abba e Via Alberto Mario, migliaia di famiglie nella città di Bologna e nell'intera regione Emilia Romagna, nonostante l'assessore dica che questo problema riguarda "solo" poche famiglie. Oltre alle 7.000 famiglie in attesa di un alloggio popolare. Nello stesso territorio gli sfratti hanno avuto un vero proprio boom negli ultimi anni, superando il migliaio di sfratti esecutivi nel 2013 ed altrettanti nel 2014, se non addirittura più. Di conseguenza, molti appartamenti sono rimasti vuoti e a Bologna si contano centinaia se non migliaia di alloggi sfitti anche nell'edilizia residenziale pubblica, oltre che in quella privata o in quella curiale.

Con il decreto "Piano Casa 2014" del Governo di grandi intese cui fa capo Matteo Renzi non hanno fatto altro che peggiorare la situazione. Di fatto non si ha più la sicurezza neanche di un tetto e questo riguarda tutti i residenti delle case popolari: sia chi ha un'assegnazione provvisoria che chi ne ha una definitiva. E queste non sono parole buttate al vento. Difatti tra i vari articoli del decreto c'è la seria possibilità che coloro che hanno mal gestito il patrimonio edilizio pubblico (Comune di Bologna e ACER), mettano in vendita gli stabili popolari per coprire qualche buco di troppo nel bilancio. La conseguenza di tutto ciò è ritrovarsi da un giorno all'altro in mezzo alla strada.

La Conferenza Stato-Regioni infatti si appresta, alla prima data utile, ad approvare il decreto attuativo emanato il 27 agosto dal ministero delle Infrastrutture che disciplina la MESSA IN VENDITA di tutte le case popolari. IACP era l'ente nazionale che ha gestito le case popolari prima di essere spezzettato negli enti locali e regionali, come l'ACER: ora molti immobili andranno valutati "al valore di mercato" e messi all'asta a cominciare da quei complessi in cui la proprietà pubblica è inferiore al 50 %. L'unica facilitazione per gli inquilini, se così si può dire, è che potranno comprarsi il loro appartamento pareggiando l'offerta vincitrice dell'asta: se si muoveranno grandi gruppi immobiliari, la cosa potrebbe prendere una brutta piega per famiglie che evidentemente non hanno grandi mezzi economici (altrimenti non sarebbero inquilini di case popolari…). L'esito scontato sarebbe una massiccia privatizzazione e svendita dell'edilizia pubblica, col risultato di aggravare ancor più l'emergenza abitativa e la guerra tra poveri.

Inoltre, vorremo capire quando l'Assessore alle Politiche Abitative Riccardo Malagoli ci chiamerà e verrà per incontrare gli inquilini di Via Gandusio, Via Abba, Via Alberto Mario, e tante altre realtà. Oltre alle famiglie cui grava la questione sfratto/sgombero, ci sono famiglie con assegnazione provvisoria o definitiva che segnalano l'aumento spropositato di canone e utenze, o che stanno subendo soprusi da parte del Comune di Bologna, Acer & Co... Nella trasmissione dell' 11/02/2015 di "Aria Pulita" canale 7 Gold l'assessore ha dato la disponibilità "a incontrarci anche domani", ma il 12/02/2015 non si è fatto vivo. Così come non si è visto oggi 16/02/2015. Se verrà gli faremo vedere in che condizioni sono gli esterni e gli interni degli alloggi popolari, visto che non viene speso un singolo euro, dai vari tesoretti racimolati, per la manutenzione e riqualificazione degli stabili. ACER, Comune di Bologna e amici palazzinari, si ritengano fortunati che gli inquilini pagano gli affitti, visto la fatiscenza e il degrado dei palazzi.

Noi come Comitato Inquilini Via Gandusio chiediamo:

1) L'abolizione dei contratti temporanei e di conseguenza la stabilizzazione di tutte le famiglie e i singoli (italiani e immigrati) su cui grava l'assegnazione provvisoria, dando loro una sistemazione definitiva. O per lo meno fino a quando la famiglia ne ha necessità, senza un termine predefinito da ACER, Comune, Cooperative Abitative e Associazioni varie;
2) Blocco immediato degli sfratti/sgomberi in programma;
3) Alla famiglia (italiana o immigrata) che occupa un alloggio popolare sfitto, per bisogno, auto-assegnandoselo e riqualificandolo, deve essere riconosciuto e assegnato (definitivamente o fino a quando la famiglia ne ha necessità). Di conseguenza si deve dare la possibilità alla famiglia occupante di usufruire di acqua, luce e gas;
4) Auto-riduzione del canone d'affitto e spese per utenze, secondo le disponibilità reali di un nucleo famigliare, indipendentemente dalla tipologia contrattuale, che alloggia nella casa popolare.
5) Lo sblocco dei fondi GESCAL e dei vari tesoretti (di cui l'assessore Malagoli a settembre 2014 ha dichiarato l'esistenza) con una delibera della Regione Emilia-Romagna (come hanno fatto le Regioni: Lazio e Friuli Venezia Giulia) Per risolvere, in parte, l'emergenza abitativa. Per la manutenzione e la riqualificazione dell'edilizia residenziale pubblica che va a pezzi
6) Assegnare gli alloggi popolari sfitti alle famiglie e i lavoratori in difficoltà (italiani e immigrati) che sono in graduatoria ERP (compreso chi ha reddito 0). E se davvero non c'è n'è abbastanza, ripiegare sugli sfitti privati, statali e curiali;
7) Sanatoria verso le famiglie che hanno perso la possibilità di accedere in graduatoria a causa di "occupazioni abusive" e conseguente sgombero, reintegrandola con il punteggio pre-occupazione;
8) Blocco immediato (del decreto Piano Casa) e della vendita dell'edilizia residenziale pubblica.

Tutto questo è il minimo indispensabile da pretendere e da concretizzare, per la soddisfazione di un bisogno primario come quello dell'alloggio.

BISOGNA LOTTARE UNITI CONTRO CHI STA ATTACCANDO I NOSTRI BISOGNI ESSENZIALI, COME QUELLO DELLA CASA. Dobbiamo combattere contro chi sta rubando il sudore, il sangue e i polmoni di chi ha tirato su le case popolari per sanare i conti di un SISTEMA marcio alla radice.
Questo SISTEMA, non solo non potrà garantirci un vero benessere, ma la sua sopravvivenza significa immiserimento e rapina di massa.

LA LOTTA CONTINUA…
BASTA SFRATTI, AUMENTI E CONTRATTI A TEMPO
GIU' LE MANI DALLE CASE POPOLARI
POTERE AGLI OPERAI

Profilo Facebook: Comitato Inquilini Via Gandusio

@Comitato Inquilini Via Gandusio

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