rotate-mobile
Cronaca

Consulta Famiglia, ACLI: 'Il tema ora è la convivenza. Non accettiamo, usciamo'

Il comune apre ai GAY, la Diocesi boccia senza appello. Le Acli battono in ritirata: 'Loro hanno una visione di famiglia che non possiamo condividere perciò usciamo dalla consulta'

Tra polemiche e reticenze alla fine il Comune di Bologna ha accolto la richiesta delle associazioni legate al mondo gay che chiesero di poter far parte della Consulta della Famiglia. L'apertura agli omosessuali è stata bocciata senza riserva dal mondo cattolico che per tutta risposta ha deciso di abbandonare la consulta.

Francesco Murru, Presidente Provinciale delle ACLI - Associazioni cristiane lavoratori italiani- di Bologna ospite a Radiotau ha chiarito la  posizione senza mezzi termini: "Noi avevamo giù diffidato il Comune dal non aprire, così non è stato. Noi abbandoniamo il campo perchè qui non si parla più di famiglia. Ora i temi sono diventati altri. Si parla di conviventi, di persone che pretendono di procreare attraverso un utero in affitto. Una visione di famiglia che noi non possiamo accettare".

LA POSIZIONE DELLA DIOCESI. Le parole di Murru fanno da eco alla dura requisitoria pubblicata dalla diocesi cittadina sul supplemento domenicale di Avvenire, dove si legge che l'ok del Comune di Bologna rappresenta "una grave offesa in primo luogo alla ragione e al buon senso comune, alla comunità civica, perché in palese contrasto con l'articolo 29 della Costituzione, e inoltre alla comunità cattolica". Da qui il "dovere di uscirne" riferito appunto alla partecipazione alla Consulta. A sostegno della sua tesi, la Curia richiama l'insegnamento ricordato di recente dall'arcivescovo di Bologna, cardinale Carlo Caffarra, nella sua nota dottrinale 'Matrimonio e omosessualita'' e dalla Congregazione per la dottrina della fede che in una nota del 24 novembre 2002 sottolineava che "devono essere salvaguardate la tutela e la promozione della famiglia fondata sul matrimonio monogamico tra persone di sesso diverso" e una nota del 3 giugno 2003 per cui "nessuna ideologia può cancellare dallo spirito umano la certezza secondo la quale esiste matrimonio soltanto tra due persone di sesso diverso, che per mezzo della reciproca donazione personale, loro propria ed esclusiva, tendono alla comunione delle loro persone". Da qui la conclusione: "i singoli fedeli e le associazioni che fanno riferimento all'appartenenza ecclesiale hanno il grave dovere, in forza della coerenza con la fede che professano, di astenersi da qualsiasi forma di cooperazione volta a promuovere o applicare concezioni della famiglia in palese contrasto con il magistero cattolico". Di conseguenza "la presenza, in organismi che nella denominazione si riferiscono alla famiglia costituzionale ma poi accolgono chi propugna orientamenti diversi, è un messaggio carico di ambiguità e perciò contrario allo spirito di verità. Il dovere è perciò quello di uscirne".

LA REPLICA DI GRILLINI. Per Franco Grillini la posizione della Curia di Bologna contro l'ingresso di associazioni gay nella Consulta per la famiglia "ha tutta l'aria di essere un ordine di servizio alle associazioni di orientamento cattolico, ovvero uscire dalla Consulta perché non si deve convivere con gli omosessuali". Il consigliere regionale Idv, ex presidente Arcigay, critica così l'argomentazione della diocesi, definendola "agghiacciante". "Dire che la sola presenza o la sola convivenza con associazioni Lgbt sia di per sé un'offesa a chicchessia significa tornare indietro di 70 anni alle ideologie più terribili del XX secolo", commenta Grillini, che aggiunge: "In questo modo si mette in discussione la laicità delle istituzioni e si pretende che Comune, Provincia e Regione siano agli ordini di una confessione religiosa. E' bene quindi dire no, una volta per tutte".


 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Consulta Famiglia, ACLI: 'Il tema ora è la convivenza. Non accettiamo, usciamo'

BolognaToday è in caricamento