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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Mafie nel nostro territorio, Musti: “Non infiltrazioni, ma insediamenti”

Autorità giudiziarie e forze dell’ordine hanno discusso di contrasto alle mafie nell’evento organizzato dalla Guardia di Finanza

Oltre alle pratiche, è necessario tramandare la cultura dell’antimafia: questo il messaggio dell’evento “Il ruolo e l’impegno della Guardia di Finanza, da sempre, nel contrasto alla Mafia” che si è tenuto al Savoia Hotel Regency di Bologna. L’incontro, a cui hanno partecipato i più alti rappresentanti dell’Autorità giudiziaria e delle forze dell’ordine locali, era dedicato ai militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza e ad una rappresentanza di studenti liceali e universitari. Presente all’evento anche il giornalista Salvo Palazzolo, il quale si occupa di criminalità organizzata da più di trent’anni.

Mafie e Emilia-Romagna, le parole del PM Musti

“Il ruolo della Guardia di Finanza è di fondamentale importanza – ha dichiarato a margine dell’evento il Procuratore generale della Corte d'Appello di Bologna Lucia Musti –. Solo loro, per tantissimo tempo, hanno potuto portare avanti quel tipo di indagini patrimoniali ad altissimo livello necessario nel contrasto alle mafie. Poi anche altre forze dell’ordine si sono specializzate, ma certamente la GdF ha la peculiarità di occuparsi di reati finanziari e di infiltrazioni del malaffare nell’economia”. 
Musti ha parlato anche della presenza delle organizzazioni mafiose in Emilia-Romagna: “Purtroppo, le infiltrazioni risalgono a trent’anni fa. Oggi abbiamo gli insediamenti. C’è un pieno inserimento della mafia all’interno delle imprese. Inizialmente un’impresa è sana, ma per ragioni diverse – specialmente la difficoltà economica – finisce per cedere all’aiuto delle mafie che ad oggi sono sempre più professionali, dato che si avvalgono sempre più spesso dei colletti bianchi: geometri, avvocati, architetti, ingegneri. Sono loro che consentono la collaborazione con l’economia emiliano-romagnola. La confisca dei patrimoni, infine, è forse il momento più importante, in cui la magistratura capisce di aver colto nel segno. Aggredire il patrimonio è il modo più efficace per colpire le mafie” ha concluso la PM.

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Pellegrini: “Compito dell’Università è diffondere la cultura dell’antimafia”

Presente all’evento anche la professoressa Stefania Pellegrini, titolare del corso Mafie e Antimafia al Dipartimento di Scienze giuridiche dell’Università di Bologna: “Per quanto riguarda l’Università – ha dichiarato Pellegrini a margine dell’incontro – è fondamentale diffondere la cultura dell’antimafia. È necessario che i giovani sappiano la storia, la struttura e le dinamiche della criminalità organizzata. Bisogna saper conoscere il proprio nemico per poterlo combattere”. La professoressa, durante il suo intervento, ha poi parlato delle organizzazioni mafiose presenti sul territorio emiliano-romagnolo: “C’è una certa compiacenza da parte di una certa imprenditoria, attratta dai facili profitti. Questo tipo di criminalità non è immune da violenza, come ad esempio l’intimidazione: non è violenza questa? Lavoratori vessati, incendi: non è violenza questa? Ricordiamoci però che mafiosi non sono grandi imprenditori: sono mafiosi. E rimangono mafiosi anche quando entrano nelle grandi aziende. Questo avvelena l’economia, rendendola più fragile. In un contesto condizionato da mafia, gli imprenditori non investono e scappano via. L’imprenditoria sana in questo modo muore, perché non regge la competizione, mentre chi può se ne va. Questa è la triste storia della Calabria, una terra meravigliosa dove non investe più nessuno. Non pensiamo che questo non ci tocchi: in questo modo non ci sarà lavoro. La mafia non è cambiata, ma rimane sempre la stessa anche se camaleontica. Il camaleonte cambia pelle, ma rimane sempre un camaleonte. Bisogna conoscere le diverse pelli della mafia, ma se conosciamo le sue dinamiche saremo in grado di riconoscerla.

Il Procuratore Amato e i nuovi reati mafiosi

I reati delle mafie sono reati prettamente economici: frodi, bancarotte. È cambiato l’oggetto della criminalità organizzata: prima erano reati prevalentemente violenti – ha dichiarato il Procuratore della Repubblica Giuseppe Amato, anch’egli presente all’incontro – oggi invece è di tipo economico, specialmente in regioni ricche come l’Emilia-Romagna. I reati sono cambiati, ed è qui che bisogna concentrare le indagini. Ci sono alcuni reati spia che potrebbero determinare la presenza di infiltrazioni mafiose. Possono essere molti, il principale però è quello di tipo fiscale, come quelle relative alle società che finiscono in bancarotta. Non è automatico, ma sono spunti che potrebbero portare a indagini per riciclaggio di denaro. Ci sono state operazioni di questo tipo anche ultimamente, come il processo Aemilia. Non si tratta però di un punto di arrivo, bensì di partenza: questo ha infatti portato ad altre indagini che ci hanno condotto, per esempio, al processo Perseverance”.

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