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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Vergato

Covid-19, Unione dell'Appennino: "Stiamo aiutando 2mila persone e forniamo 500 pasti pronti al giorno"

Il presidente dell’Istituzione servizi sociali, culturali ed educativi Giuseppe Argentieri fa il punto della situazione: "Ci siamo attivati da subito per non lasciare nessuno solo. La macchina istituzionale funziona, ma una grande grazie va al mondo del volontariato"

A fare i conti con l’emergenza causata dalla diffusione del Covid-19 è anche l’Unione dei Comuni dell’Appennino bolognese, che comprende Castel di Casio, Castel d’Aiano, Castiglione dei Pepoli, Gaggio Montano, Grizzana Morandi, Lizzano in Belvedere, Marzabotto, Monzuno, San Benedetto Val di Sambro, Vergato e Camugnano. Un territorio vasto, che grazie a una struttura organizzata sta aiutano circa 2mila persone, fornendo circa 500 pasti pronti al giorno. Questo perché l’emergenza sanitaria e il conseguente blocco imposto dal Governo per arginare i contagi, ha causato una serie di problematiche a catena, come la perdita del lavoro e la riduzione di servizi per anziani, minori e persone portatitrici di handicap. A fare il punto della situazione a BolognaToday è Giuseppe Argentieri, sindaco di Vergato nonché presidente dell’Istituzione servizi sociali, culturali ed educativi dell’Unione.

Sindaco, l’Unione come sta affrontando sul piano sociale le conseguenze causate dalla difussione del Coronavirus?

“Parliamo di 11 comuni e come Unione abbiamo capito subito la potenziale esigenza sociale che la diffusione del virus poteva comportare, con nuove famiglie che avrebbero avuto bisogno di aiuto. Con lo smart working alcuni territori hanno avuto dei problemi ad organizzarsi immediatamente a causa della scarsa copertura di rete, ma per quanto riguarda l’assistenza alle persone dal 13 marzo abbiamo attivato un numero unico per gli sportelli sociali. Questo è stato un grande supporto ai Comuni, che ha permesso di organizzarsi senza che nessun cittadino perdesse punti di riferimento e senza che le amministrazioni lasciassero indietro nessuno”.

Dopo i 'blocchi' imposti dal Governo sono aumentate le persone che non riescono più a fare la spesa?

“Grazie all’attività che abbiamo messo in piedi dai primi di marzo sono stati distribuiti 390 pasti con una media di 18 pietanze giornaliere per 8 nuclei familiari grazie alla Croce Rossa di Casalecchio che ci ha dato una grossa mano. Con il secondo decreto che ha bloccato tutto sono stati integrati altri 222 pasti, in sette dei Comuni dell’Unione. Numeri in aumento..."

Quindi avete optato per pasti già pronti?

“La distribuzione dei fondi del Governo per i buoni acquisto, che permette eventualmente anche a noi istituzioni di acquistare alimentari  si sta concretizzando dalla settimana scorsa, e visto che prima nessuno aveva detto nulla o dato direttive in merito, noi avevamo già percepito questa potenziale situazione di disagio e abbiamo cercato di dare alla popolazione una struttura che potesse fornire aiuto. Ci sono persone che non hanno reddito o che lo hanno perso, e visto che abbiamo delle convenzioni, attivare la consegna dei pasti pronti era la soluzione più veloce ed efficace per ottimizzare le risorse in nostro possesso”.

Parliamo in numeri, quante persone supportate?

“Abbiamo 31 nuclei familiari che aiutiamo in toto, un numero aumentato negli ultimi 15 giorni e che in realtà aumenta di giorno in giorno. Se parliamo di numeri, per quanto riguarda il volume delle attività, i servizi dell’Unione seguivano 1586 persone, divise tra servizi agli anziani, disabili e minori. Da quando è iniziata l’emergenza, in un mese circa, abbiamo 500 persone in piu, quindi aiutiamo circa 2mila persone. Si tratta di cittadini venuti a contatto con i servizi sociali. Circa 130 di hanno chiesto aiuti per emergenze alimentarti, senza contare i 57 interventi educativi già attivati per disabili e minori, cioè persone che avevano dei percorsi o tramite scuola o progetti educativi che sono a casa , e non sono gestiti. Persone, adulti o bambini, che hanno necessità di avere un aiuto. Per questo sono stati attivati servizi di sostegno a domicilio,  o con connessione online, o un trasferimento in maniera protetta del disabile in strutture ottimizzate,  dove ovviamente c’è solo un utente e l’educatore”

Un’emergenza nell’emergenza?

“Si. A tutte queste situazioni si aggiungono coloro che non riescono più a pagare l’affitto,  cioè circa 21 nuclei familiari, e in questo caso, ad esempio, cerchiamo di farci carico noi del supporto alimentare in modo da alleggerire le spese. Ovviamente si fanno tutte le dovute analisi del caso, e ci sono vari strumenti per aiutare anche nel pagamento delle bollette, e gli anziani vengono costantemente monitorati a causa della chiusura dei servizi diurni e case di accoglienza. Possiamo dire di avere in moto una macchina che funziona, ma tutto questo è possibile anche grazie al mondo del volontariato senza il quale sarebbe stato difficile intervenire immediatamente. Stiamo cercando di mantenere collegata quanto più possibile questa rete per evitare che anche un solo cittadino resti solo o che qualcuno pensi di potersi approfittare la situazione”

Le maggiori difficoltà dove si riscontrano?

“Se facciamo riferimento alle distanze i territori sui crinali, che a causa delle distanze dai servizi hanno più difficoltà, ed è un elemento da non sottovalutare assolutamente, e alle quali cerchiamo di fare fronte anche se con scarse risorse. E’ per questo che mi preme ringraziare personalmente tutto il personale, gli assistenti sociali, domiciliari, volontari, Croce Rosse, Cra e quanti ogni giorno svolgono il loro lavoro in prima linea in silenzio, aiutando chi ne ha bisogno. Persone insostituibili”.

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